martedì 14 settembre 2010

Peschereccio mazarese mitragliato da una motovedetta libica: intervista a Mons. Mogavero (Radio Vaticana)


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Intervista della Radio Vaticana a S.E. mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del Consiglio della Conferenza episcopale italiana per gli affari giuridici sulla vicenda del peschereccio mazarese mitragliato da una motovedetta libica.

R. Con regolarità questi episodi si verificano e il punto di contrarietà è sempre lo stesso: il limite delle acque territoriali libiche. Il governo di Gheddafi, con atto unilaterale ha allargato il limite delle acque territoriali fino a 72 miglia marine, contro le 12 previste dal diritto internazionale. Quindi tutte le volte che un peschereccio della nostra flotta, secondo la loro impostazione delle cose, sconfina, per loro è una atto di aggressione. Per noi invece è operare in mare aperto secondo le convenzioni internazionali.

Episodi simili erano già accaduti in passato?

Sono accaduti anche di recente con sequestri di pescherecci. Questa volta l’Ariete ha avuto la meglio sulla motovedetta ed è riuscito ad attraccare a Lampedusa. Però sono episodi che si ripetono e la preoccupazione qui è grande, perché si vede soprattutto l’assenza di un’azione politica a livello nazionale ed internazionale che affronti finalmente nelle sedi dovute questa questione ormai spinosa.

Quanto è importante l’attività della pesca per la popolazione di Mazara del Vallo?

E’ una delle attività primarie, pur essendo un settore in forte crisi come molti altri in questo momento. E’ un comparto che occupa parecchie migliaia di persone, compresi molti immigrati.

Dopo quello che è accaduto domenica notte aumenterà la paura tra i pescatori di Mazara del Vallo?

Soprattutto la preoccupazione, perché non c’è sicurezza. C’è la buona ragione sostenuta dal diritto internazionale, ma non c’è la tutela di questo buon diritto perché la questione delle acque internazionali resta una questione incandescente.

Il ministro Frattini ha affermato che si tratta di un episodio grave, mentre il ministro Maroni ha dichiarato che la Libia si è scusata per quanto accaduto…

Le scuse son buone, ma se ci fosse stato il morto, le scuse non l’avrebbero resuscitato. Purtroppo poi c’è un altro elemento che va ancora chiarito, per lo meno a livello dell’opinione pubblica, la presenza sulla motovedetta di militari italiani della Guardia di Finanza. Bisogna comprendere se questo non avrebbe potuto favorire meglio la comunicazione fra i due mezzi.

Il ministro Maroni ha anche detto che forse la marina militare libica ha sparato perché credeva che sul peschereccio ci fossero degli immigrati, dei cosiddetti clandestini. Dichiarazione che ha provocato le proteste di un’associazione cattolica come le ACLI secondo le quali non è una giustificazione plausibile…

Indubbiamente il clima che si respira, questa esasperata caccia all’immigrato, per cui ogni imbarcazione è un potenziale mezzo nemico che tenta di portare in Occidente persone ‘pericolosissime’ da rinviare subito al mittente, certamente non giova a rasserenare i rapporti, e a risolvere la questione nella maniera più umana possibile, cioè attraverso il dialogo e l’intesa. Bisognerebbe attendere a compiere atti di ostilità gravi fino a che non si constatino effettivamente delle intenzioni ostili da parte dell’altra imbarcazione. Quello dell’Ariete era solo un equipaggio che andava a pesca, non c’era alcuna condizione per cui l’imbarcazione italiana potesse essere inseguita e ripetutamente attaccata col fuoco.

Dunque lei lancia un appello alle istituzioni italiane europee per risolvere questa vicenda di confini?

Noi siamo per la linea costrittiva del dialogo e della trattativa. Prima di dover raccogliere di nuovo amaramente il cadavere di qualche pescatore o marittimo, siciliano o immigrato, imbarcato su mezzi mazaresi, ci si affretti a trovare il modo la via giusta del dialogo per risolvere questa querelle internazionale che sembra un nodo inestricabile per tutti. Ma non esistono nodi inestricabili, ci vuole la pazienza di una trattativa diplomatica che per quanto lunga può di certo approdare a risultati soddisfacenti.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mogavero come Carneade...chi è costui?L
Lasci il diritto internazionale a chi ne ha la competenza.
Questi vescovi disertano le chiese poi son come il prezzemolo...dappertutto!

raffaele ha detto...

Mons. Mogavero è certamente più competente di Maroni. Non si capisce il motivo di tanta remissività nei confronti di un farabutto come Gheddafi che ci sta prendendo in giro da anni.
Meglio avere gli immigrati in casa che inginocchiarsi di fronte a Gheddafi; meglio spendere 5 miliardi di euro per i primi che per consolidare il potere di un dittatore!