lunedì 18 ottobre 2010

Sinodo. Presentata la Relazione dopo la discussione: i cristiani del Medio Oriente non sono soli

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Chiedo scusa per la latitanza :-))

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Sinodo. Presentata la Relazione dopo la discussione: i cristiani del Medio Oriente non sono soli

Mattinata densa, oggi, al Sinodo per il Medio Oriente, in corso in Vaticano sul tema della “comunione e testimonianza”. Alla presenza di Benedetto XVI, infatti, il relatore generale, Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei copti in Egitto, ed il segretario speciale, Joseph Soueif, arcivescovo di Cipro dei Maroniti, hanno presentato la “Relazione dopo la discussione” in cui sono stati riassunti gli argomenti principali trattati finora dal Sinodo, in base ai quali si elaboreranno le Proposizioni finali. In tarda mattinata, inoltre, una delegazione di Padri Sinodali ha incontrato il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, alla presenza dell’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi. Nel pomeriggio, i lavori del Sinodo proseguiranno a porte chiuse, con i Circoli minori. Il servizio di Isabella Piro:

"Nous ne sommes pas seuls..."

Sono tanti i temi trattati dalla relazione del Patriarca Naguib, ma unica è la certezza: i cristiani del Medio Oriente non sono soli. Si parte dall’importanza della Parola di Dio, dal fatto che essere cristiani significa essere missionari e che l’annuncio religioso pacifico non è proselitismo, poiché Gesù chiede ai cristiani non di convincere, ma di testimoniare con gioia il Vangelo. Ribadite quindi la libertà religiosa e di coscienza, l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, l’importanza dei mass media, strumento potente e prezioso nel diffondere il messaggio evangelico. Largo alle scuole e alle università cattoliche, luogo privilegiato della coesistenza pacifica, che vanno sostenute.

Per la pagina politica, si condanna la violenza da qualunque parte provenga, si esprime solidarietà ai palestinesi, la cui situazione attuale – si legge nella Relazione - favorisce il fondamentalismo, e si chiede alla comunità internazionale di tener conto della drammatica situazione dei cristiani in Iraq.

Centrale anche il tema dell’emigrazione: è un diritto naturale, dice il Sinodo, ma non va incoraggiata come scelta preferibile, bisogna piuttosto favorire la pace e lo sviluppo perché i cristiani restino in Medio Oriente. Lo sguardo dell’Aula si allarga anche alla diaspora perché le Chiese d’Oriente mantengano i contatti con i fedeli anche al di fuori del Paese d’origine. E la questione della migrazione riguarda anche coloro che immigrano nella regione, come gli africani e gli asiatici, che spesso vengono sfruttati in ambito lavorativo, mentre vanno accolti e sostenuti. Attenzione anche ai giovani e alle donne, forza del presente e speranza del futuro, così come ai laici e alle nuove realtà ecclesiali, al valore della vita monastica e contemplativa che vanno riscoperta. Suggerita quindi una sorta di “banca dei sacerdoti” ed una sua omologa per i laici, in modo da avere sempre "persone pronte a raggiungere i fedeli nelle zone in difficoltà".

Quanto al dialogo ecumenico, i Padri sinodali ribadiscono, sulla scia di Benedetto XVI, che senza comunione non c’è testimonianza e che la divisione è uno scandalo. Bisogna fare uno sforzo sincero per superare i pregiudizi, dice l’Aula. Proposto poi l’ingresso dei Patriarchi in Conclave ed il pensare ad una forma nuova dell’esercizio del primato che non danneggi la missione del Vescovo di Roma e che si ispiri alle forme ecclesiali del Primo millennio. Un tema delicato, dice il Sinodo, che potrebbe essere studiato da una commissione pluridisciplinare apposita, incaricata dal Papa. Ulteriori auspici riguardano la creazione di mass media ecumenici e l’istituzioni di commissioni locali che approfondiscano l’ecumenismo.

E ancora: spazio alla famiglia, minata dalla visione relativista dell’Occidente, e alla catechesi, che promuove valori morali e sociali e aiuta a contrastare le sètte, e sì ad un accordo su un testo arabo unico per la preghiera domenicale, così come all’idea di unificare le feste di Natale e Pasqua.

Nei rapporti con gli ebrei, si auspica la soluzione “due popoli-due Stati” per il conflitto israelo-palestinese, si invoca il dialogo a tutti i livelli, si rifiuta l’antisemitismo e l’antiebraismo, così come l’interpretazione tendenziosa di alcuni versetti della Bibbia che giustifica la violenza. Con i musulmani, dice il Sinodo, si guardi a ciò che unisce, come la santità di vita, e si eviti ogni azione provocatoria “Auspicheremmo – si legge nella Relazione - che il principio coranico 'Nessuna costrizione nella religione' fosse realmente messo in pratica”, poiché la libertà religiosa è alla base di rapporti sani tra cristiani e musulmani. Tutti, quindi, devono trasformare la propria mentalità per superare lo spirito del confessionalismo, affrontando le problematiche socio-politiche non come diritti da reclamare per i cristiani, ma come diritti universali.
"Nous devons travailler tous ensemble..."
Infine, si lavori tutti uniti per il bene comune della società, per una città di comunione, e per un’alba nuova del Medio Oriente. La relazione si conclude con 23 quesiti: toccherà ai Circoli minori rispondere, per preparare le Proposizioni finali del Sinodo.

Alla fine della mattinata a colloquio con i giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, ha risposto così ad una domanda sui risultati concreti del Sinodo, in particolare sul ruolo dei laici:

"Il Sinodo non può portare immediati risultati concreti operativi. Il Sinodo potrà dare un documento ispiratore che poi nelle diverse realtà specifiche concrete dovrà essere attuatato e implementato. Questo dipenderà dalla capacità delle singole Chiese di saper accogliere e assorbire quelle che saranno poi le linee finali del documento. Questo anche per quanto riguarda il ruolo dei laici di cui si è discusso molto in questa settimana, di cui si ha coscienza sempre di più. Da un lato a causa della crisi delle vocazioni, da un altro anche perchè c'è sempre maggiore coscienza che il laico sta assumendo un ruolo sempre più importante e determinante nella vita delle Chiese e questo avrà il suo effetto. Il tempo della Chiesa non è il tempo dei giornalisti".

Ricordato infine che il documento "Kairos" sulla questione palestinese che verrà presentato domani non è un testo ufficiale delle Chiese ma è stato elaborato dai laici.

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