mercoledì 7 aprile 2010

Card. Etchegaray: al fianco del Papa, come sempre (Scelzo)


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ATTENZIONE! IL CONTENUTO DELL'INTERVISTA AL CARD. SODANO NON CORRISPONDE AI TITOLI DI AGENZIA. LA SANTA SEDE INTERVENGA!

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Etchegaray: al suo fianco, come sempre

la storia


DI ANGELO SCELZO

E' stato forse il suo viaggio più lungo, lui che ha girato il mondo senza soste, dietro alle grandi crisi, a ogni angolo dove la speranza andasse in cerca di piccoli spiragli da allargare. Dalla sua abitazione in Trastevere, fino a San Pietro, tanti pochi chilometri quanti neppure la somma dei mesi – appena tre – trascorsi da quella notte di Natale, durante la processione in Basilica, a questa fredda e piovosa Pasqua con la Messa nella piazza e il colpo d’occhio dei fiori sul sagrato, a ravvivare i toni innaturali di una primavera che si è fatta viva, proprio nel giorno più atteso, soltanto sul calendario.
Ma quando all’ottantottenÈ ne cardinale, cercando di trovare i toni giusti, hanno messo avanti, per tenerlo in casa – tra i molti altri – il pretesto della pioggia e del freddo, la partita si è conclusa come sempre. Alle obiezioni sull’età avanzata, su una frattura al femore appena rimarginata e, più in generale, su una salute che paga dazio a una serie di acciacchi naturali, Roger Etchegaray, basco di Espelette, ha opposto appena un sorriso, lasciando intendere ciò che aveva già in mente fin da quella sera e dal momento della caduta, a due passi dal Papa , trascinato a terra dal gesto sconsiderato di una ragazza: riprendere quel suo posto, lasciato nel parapiglia, e proseguire il cammino interrotto nella navata della Basilica, accanto ai confratelli cardinali e soprattutto a fianco di Benedetto XVI e della sua Chiesa. Era diventato questo il suo modo di avvicinarsi e vivere la Pasqua; e dare il segno, attraverso la sua personalissima vicenda, che la sofferenza, come il calvario, non è mai una via senza ritorno.
Per raggiungere il sagrato, aiutato da braccia forti – e da un bastone – che lo reggevano, il cardinale ha ripercorso in senso opposto tutta la navata vuota della Basilica.
A un tratto si è fermato, e ha osservato in silenzio, come a cercare il punto esatto dal quale ripartire, dopo quella sera. Qualcuno, anche tra i confratelli , ha sbarrato gli occhi a vederlo, certo malfermo, ma più che mai determinato a non tirarsi indietro. La pioggia sferzava la piazza insieme a folate di vento gelido. Etchegaragy, sistemato su una sedia fuori ordinanza – più robusta e confortevole, anche se meno solenne – ha atteso fino all’ultimo di sistemarsi sul sagrato nel posto assegnato di «sotto-decano», accanto al cardinale Angelo Sodano. Ma solo a quest’ultimo passaggio ha dovuto però arrendersi: è rimasto nell’atrio, appena un po’ più al riparo dalla pioggia, e molto più esposto al vento che prendeva d’infilata il grande portico.
«Non potevo restare a casa. Volevo far sentire al Papa , oggi, in questo momento così difficile, tutto il mio affetto ». Non hanno smesso, ancor più da quella sera della caduta in San Pietro, di sentirsi vicini e solidali papa Benedetto e l’anziano cardinale, felice come un bambino per quella visita del Pontefice al «Gemelli» e per i ripetuti messaggi di apprezzamento e di stima. «La mia sofferenza conta poco – aveva detto dopo l’infortunio –: è stata come una preghiera speciale per il Papa ». Accadeva a Natale. E nella domenica di Pasqua, rientrando dalla Messa sul sagrato, papa Benedetto, in piedi, nell’atrio, a poca distanza dalla porta del Filarete, si è trovato nuovamente di fronte, il cardinale che riprendeva il suo posto. Un abbraccio, poche intense parole. «Non era possibile, oggi, non essere qui. Accanto al Papa per fargli sentire non solo l’affetto ma la vicinanza e il sostegno al suo illuminato magistero». Dalla notte di Natale, alla domenica di Pasqua, per il cardinale Etchegaray è stata quasi una sola, grande celebrazione. Un modo per rivivere, in una dimensione tutta personale, l’evento della risurrezione a partire da quell’attimo che interruppe il suo cammino verso l’altare; e che, tra lo stupore di tutti, lo ha ricondotto al sagrato di una Pasqua, forse mai così intensamente vissuta. Ed è stato così, anche per la forza di una presenza inattesa – un anziano cardinale dal passo incerto e malfermo – che la Chiesa di papa Benedetto, nella Pasqua gelida che ha chiuso il primo decennio del millennio, è apparsa più che mai in grado di guardare lontano e «prendere il largo».
Gli acciacchi dell’età e il femore rotto in San Pietro a Natale per lo sconsiderato gesto di una ragazza non hanno fermato l’88enne porporato. Che ha partecipato alla celebrazione pasquale del Papa , dopo aver offerto in questi mesi la sua sofferenza come una «preghiera speciale» per Ratzinger.

© Copyright Avvenire, 6 aprile 2010

1 commento:

laura ha detto...

COMMOVENTE. Grazie Eminenza