venerdì 23 aprile 2010

La Santa Sede autorizza l'avvio del processo di beatificazione di don Tonino Bello, vescovo degli umili (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

S. SEDE AUTORIZZA AVVIO PROCESSO BEATIFICAZIONE DON TONINO BELLO, VESCOVO DEGLI UMILI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 23 apr.

La Santa Sede ha autorizzato l'avvio del processo di beatificazione di don Tonino Bello, che e' stato un padre per i poveri e per i deboli nei diversi ministeri che ha ricoperto, fino a essere nominato vescovo di Molfetta da Giovanni Paolo II nel 1982. E' stato anche presidente nazionale di Pax Christi, impegnandosi in prima persona contro la guerra del Golfo. La Congregazione delle Cause dei Santi aveva ricevuto nel 2007 la richiesta di avviare il processo. "Si svolgera' il 30 aprile - annuncia oggi il Servizio Informazione Religiosa - nella cattedrale di Molfetta, la prima sessione pubblica del processo di canonizzazione del Servo di Dio mons. Antonio Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi".
"La celebrazione - continua la nota - sara' presieduta da mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi" e nel corso del rito "si insedieranno i membri del Tribunale, giurando di adempiere fedelmente il loro incarico e di mantenere il segreto d'ufficio".
Postulatore e'stato nominato mons. Agostino Superbo, arcivescovo di Potenza e vicepresidente della Cei.
Mons. Antonio Bello era nato ad Alessano (in provincia di Lecce) il 18 marzo 1935. Entrato da ragazzo nel Seminario Vescovile di Ugento, ha poi frequentato il Pontificio Seminario Regionale di Molfetta e il Seminario Onarmo di Bologna, dove venivano formatii sacerdoti destinati alla pastorale del lavoro.
Ordinato sacerdote l'8 dicembre 1957, dopo la licenza in teologia presso la Pontificia Facolta' Teologica dell'Italia Settentrionale di Milano e il dottorato alla Lateranense, torno' a Ugento come vice rettore e poi rettore del Seminario Vescovile.
E' stato quindi direttore dell'Ufficio per la pastorale del lavoro della diocesi e parroco a Ugento e Tricase. Il 10 agosto 1982 Giovanni Paolo II lo nomino' vescovo di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, e un mese dopo anche di Ruvo. Il suo ideale di vescovo era descritto dal versetto del Salmo 32 scelto come motto episcopale: "Ascoltino gli umili e si rallegrino".
E davvero don Tonino Bello e' stato sempre dalla parte dei poveri, dei senza-casa, degli immigrati, degli ultimi. Campione del dialogo e costruttore infaticabile di pace, nel 1985 e' stato dalla Cei come presidente nazionale di Pax Christi.
In tale veste ha girato il mondo, proclamando la Parola di Dio e compiendo gesti di riconciliazione, come l'ingresso in Sarajevo ancora in guerra, dove ha profetizzato la nascita di un'Onu dei popoli capace di affiancare quella degli Stati nel promuovere esiti di pace. Nel 1992 gli era stata conferita la cittadinanza onoraria delle citta' di Molfetta e di Reggio Emilia, e nel 1993 quella di Tricase. Numerosissime le sue opere raccolte in volume ma piu' ancora ne ha compiute, testimoniamdo la carita' di Cristo. E' morto a Molfetta, il 20 aprile 1993, "in odoredi santita'".
"Coraggio! Vogliate bene a Gesu' Cristo, amatelo con tutto il cuore, prendete il Vangelo tra le mani, cercate di tradurre in pratica quello che Gesu' vi dice con semplicita' di spirito. Poi, amate i poveri. Amate i poveri perche' e' da loro che viene la salvezza, ma amate anche la poverta'. Non arricchitevi", sono state le sue ultime, parole dette nella cattedrale di Molfetta il giovedi' santo del 1993, come estremo saluto. Morira' 12 giorni piu' tardi. Nel testamento, che detto' due giorni prima di morire, cioe' la domenica in albis, ci sono queste altre frasi: "Ho voluto bene a tutti e sempre". "E' il giorno del Signore. Ed e' bellissimo".
Il vaticanista Luigi Accattoli, che fu tra i suoi amici piu' cari, ha pubblicato sul suo blog una lettera di don Tonino a un suo sacerdote in missione: "un tempo - scriveva il presule che sara' presto beato - quando un vescovo voleva esprimere comunione e solidarieta' con un altro vescovo, spezzava durante la messa un frammento del Pane consacrato, lo metteva in un piccolo calice dove c'era il sangue del Signore, e glielo inviava per mezzo di un diacono.
Era il dono del cosi' detto 'fermentum'. Oggi questo gesto lo voglio ripetere io. Ti invio il Corpo eucaristico del Signore che, consacrato nella messa di stamattina, festa della Madonna di Loreto (la Santa Casa che ha 'trasvolato'), ti viene consegnato da don Ignazio, presbitero della mia Chiesa di Molfetta. Trattieni con te il dono. Ma trattieni anche il portatore". "Naturalmente - commenta Accattoli - il Viatico non compi' il suo viaggio in una busta con sopra un francobollo come ancora vanno affermando i denigratori del vescovo".
Ecco infatti un altro passo della lettera del vescovo Tonino al vescovo Miguel: "Don Ignazio e' il 'fermentum' che la nostra Chiesa ti invia con gioia.
Con gioia, perche' non perde nulla. Come, infatti, la nostra mensa eucaristica non si e' impoverita stamattina per l'invio a te dell'Ostia consacrata, cosi' la nostra Chiesa di Molfetta non si impoverisce per l'invio in Argentina di uno dei suoi sacerdoti migliori". Sono proverbiali anche gli "auguri scomodi" che don Tonino inviava nelle ricorrenze.
"Carissimi - spiego'in una lettera - non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi 'Buon Natale' senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire.
Non sopporto infatti l'idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli: Gesu' che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali, e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finche' non avrete dato ospitalita' a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita; il sorpasso, il progetto dei vostri giorni; la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate". Ai funerali nel 1993 hanno partecipato decine di migliaia di persone accorse dall'Italia e dall'estero. Il cimitero di Alessano, dove oggi riposano le sue spoglie, e' costante meta di pellegrinaggio. Non si contano le persone, i gruppi, le comunita' che si ispirano al suo messaggio; cosi' come le scuole, le strade, le piazze, le realta' aggregative che si intitolano al suo nome. Tutto questo si chiama "fama di santita'" e il successore del vescovo, l'attual eordinario di Molfetta Luigi Martella ha introdotto nel 2007 la causa di canonizzazione e oggi puo' giorire del primo "si'" arrivato dal Vaticano.

© Copyright (AGI)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

una notizia bellissima, non solo per tutti noi che abbiamo conosciuto Don Tonino, ma per la Chiesa intera, che se in questi giorni soffre ed è ripiegata su se stessa a causa del marciume che covava, contemporaneamente risplende per i tanti esempi di santità, come Don Tonino, che non potranno mai essere offuscati e ci invitano costantemente a non perdere la speranza perchè le porte degli inferi che adesso sembrano spalancarsi sulla Chiesa NON PRAEVALEBUNT. Maria Pia

luigic ha detto...

A me don Tonino bello non mi è mai sembrato un santo: spero di sbagliare, ma mi sembrava solo un chiacchierone. Amico dei modernisti e non citava quasi mai il Magistero del Papa. I suoi discepoli, spesso, appartengono alla peggior genia progressista.
Luigi C