lunedì 28 dicembre 2009

Giani, l'ex 007 che con il suo corpo ha attutito la caduta di Benedetto XVI (Vecchi)


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Il comandante

Giani, l'ex 007 che con il suo corpo ha attutito la caduta di Benedetto XVI

Gian Guido Vecchi

CITTÀ DEL VATICANO

Tutto è accaduto in modo così rapido, decimi di secondo, che Benedetto XVI si è reso davvero conto di ciò che era accaduto soltanto il giorno dopo, guardando le immagini nei tg della sera: dalla Santa Sede si fa sapere che si è mostrato «molto gentile e affettuoso» con i suoi angeli custodi, «il Papa ha apprezzato il loro operato». È stato il comandante Domenico Giani, direttore dei servizi di sicurezza e ispettore generale del Corpo della Gendarmeria, a «placcare» Susanna Maiolo appena la donna ha scavalcato la transenna. Questione di addestramento, spiegano Oltretevere: «Non si tratta di "vedere" qualcuno, si guarda continuamente tutt' intorno, le mani, i movimenti, uno spostamento strano e si agisce». Poi ha riconosciuto la stessa donna che aveva fermato la notte di Natale del 2008. Giani, 47 anni, ex ufficiale della Guardia di Finanza e del Sisde, l' aveva già bloccata prima che raggiungesse il Pontefice; Benedetto XV è caduto perché la Maiolo s' è aggrappata al «pallio», la stola del Papa. Le riprese non mostrano il seguito: Benedetto XVI, proiettato in avanti, non si è fatto male perché «è caduto addosso al comandante mentre accanto a lui monsignor Guido Marini, il cerimoniere, è stato lesto a sostenerlo». L' impatto è stato attutito, il Papa non ha urtato a terra. «Era un po' scosso, ma appena si è rialzato ha parlato col comandante, il medico e monsignor Marini: "Sto bene, voglio continuare"». La sicurezza, dicono in Vaticano, è andata come doveva. «Un muro divisorio è impensabile», è una messa, il Papa per primo desidera avvicinare i fedeli. Al suo fianco aveva quattro persone: Giani alla sua sinistra, il comandante della Guardie svizzere Daniel Anrig a destra, e dietro di loro i rispettivi vice. Alle spalle della processione, vigilavano sei agenti del «reparto intervento rapido», l' antiterrorismo della Gendarmeria. Nella Basilica c' erano cinquanta gendarmi e una trentina di Guardie svizzere. «La reazione è stata immediata, e la prevenzione ha funzionato: la donna non era armata, questo è l' essenziale. I controlli sono doppi perché all' esterno ci sono i metal detector e le perquisizioni serie e capillari della polizia italiana, e all' interno la Gendarmeria procede con un secondo filtro».

© Copyright Corriere della sera, 27 dicembre 2009 consultabile online anche qui.

3 commenti:

laura ha detto...

In ogni caso, ringraziamo Dio per come sono andate le cose. Poteva succedere di tutto.
Vi assicuro che chi vuole abbracciare il Papa lo fa in ben altro modo. L'affetto di manifesta con il rispetto e la devozione. Ricordate la donna che, in Terra Santa, Gli ha baciato le mani e i piedi e si è alzata in lacrime?
Nel Vangelo, non leggiamo la stessa cosa a proposito della peccatrice e dell'emorroissa che Gli tocca il mantello? La vicinanza con il Sacro incute timore e il Papa è il Vicario di Cristo, non dimentichiamolo

Cindy ha detto...

A mio avviso non c'è niente da ridire sulla sicurezza intorno al Papa, che è ottima!
Bavissimo Giani!
Forse sulle prime il Papa ha creduto di essersi inciapato da solo come qeulla volta a Pentecoste qualche anno fa!

euge ha detto...

Cara laura certo che dobbiamo ringraziare Dio di come è andata e come te penso che quello non è stato per nulla un gesto d'affetto. Poteva andare molto peggio e se Giani ha protetto il Papa imedendogli di finire in terra, bisogna riconoscere la sua prontezza. Purtroppo, laura molta gente anche se credente scambia spesso il Papa per un idolo e quindi vuole toccarlo, avvicinarlo magari chiedergli un autografo ( si fa per dire ), senza,rendersi conto delle eventuali conseguenze.
Solo che Giani non può fare tutto da solo!