martedì 19 gennaio 2010

Cattolici-Ebrei: viva la sincerità. La visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma non ha mai sfiorato il rischio dell'ipocrisia (Silini)


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Cattolici-Ebrei: viva la sincerità

La visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma

di CARLO SILINI

La visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma non è stata, come qualche apologeta pretende, un passo «storico» verso la riconciliazione tra la Chiesa cattolica e gli ebrei, ma ha permesso di registrare senza abbellimenti retorici il reale stato di pace, o di guerra, tra le due religioni.
Irrita gli ebrei, tra le altre cose, il fatto che Papa Ratzinger neppure in questa circostanza abbia voluto percorrere la via dei «mea culpa» sui «silenzi» di Pio XII mentre si consumavano i peggiori crimini del nazismo.
E infastidisce i cattolici la lezioncina impartita alla loro massima autorità dal rabbino capo Riccardo Di Segni sui valori traditi del Concilio Vaticano II (dialogo con gli ebrei in primis).
Bene così. Per una volta, al di là degli abbracci commossi sotto l’occhio globale delle telecamere, da una parte e dall’altra prevalgono le argomentazioni critiche. E poco importa, poi, se sono emersi anche numerosi punti di contatto tra ebrei e cattolici, per esempio sulla condanna senza sconti ad ogni forma di antisemitismo. Questo incontro avrà anche avuto molti difetti sul piano delle vibrazioni empatiche, ma non ha mai sfiorato il rischio dell’ipocrisia.
È stata anzi un’onesta partita di ping-pong. Agli ebrei che hanno definito «un atto mancato» il silenzio di Pio XII di fronte alla Shoah, il Papa ha replicato che in quegli anni «la Sede Apostolica svolse un’azione di soccorso, spesso nascosta e discreta».
E a Di Segni Ratzinger ha ricordato che il Vaticano II rappresenta un «cammino irrevocabile di dialogo, di fraternità e di amicizia» verso gli ebrei. Chi ha ragione? Risponderà la storia.
Il sentiero del dialogo è labirintico e spinoso e dovrà affrontare i pendii di una ricostruzione storica dei fatti a cui potranno contribuire l’apertura degli archivi vaticani da una parte e una serena riflessione sul destino dell’ultimo Concilio dall’altra. Ma salutiamo con gratitudine la sincerità delle due parti.

© Copyright Corriere del Ticino, 19 gennaio 2010

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