domenica 31 gennaio 2010

Giornata di preghiera per la Terra Santa. Padre Pizzaballa: necessari coraggio e profezia (Radio Vaticana)


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Giornata di preghiera per la Terra Santa. Padre Pizzaballa: necessari coraggio e profezia

Come ha ricordato il Papa all'Angelus, si svolge oggi la seconda Giornata internazionale d’intercessione per la Pace in Terra Santa: l’evento unisce i cristiani di tutto il mondo nella comune preghiera per la riconciliazione nei Luoghi del Signore. L’iniziativa è promossa dall'Apostolato “Giovani per la Vita”, i movimenti di Adunanza Eucaristica e le Cappelle di Adorazione Perpetua. Benedetta Capelli ha intervistato padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terrasanta:

R. – Si tratta di comunità, di persone che si trovano per pregare anzitutto, perché la prima cosa da fare per la Terra Santa è pregare. L’anno scorso si sono avute circa 800 comunità in tutto il mondo e quest’anno sono più di un migliaio che si ritrovano anzitutto per pregare per la Terra Santa e per la pace in Terra Santa.

D. - Proprio nel suo messaggio in occasione di questa iniziativa lei dice che “pregare per Gerusalemme è un imperativo posto nel cuore della preghiera”. In che senso?

R. – Il cuore della nostra preghiera, la preghiera cristiana, è Gesù naturalmente. Non possiamo parlare e pensare a Gesù senza pensare a Gerusalemme, senza il luogo che è il fondamento della rivelazione di Gesù. Quindi pregare per Gerusalemme è, in un certo senso, anche il cuore della nostra preghiera.

D. – Sempre nel messaggio, lei aggiunge che “il raccoglimento per la pace in Terra Santa vuole metterci in comunione gli uni con gli altri”. Un impegno importante, questo, dato che veniamo dalla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

R. – Io direi che questo è un impegno essenziale. Gerusalemme è una città affascinante sì, ma anche molto divisa, lacerata da tante divisioni e discordie. Il fatto che milioni di persone nel mondo, che un migliaio di comunità si ritrovino per pregare insieme, in comunione per Gerusalemme, credo che sia un segno fortissimo e che sicuramente lascerà un’impronta.

D. – Preghiera, impegno e coraggio: in che modo questi tre semi si possono innestare nel cuore di ognuno?

R. – La preghiera è la prima cosa da fare, perché la preghiera ci mette nella giusta proporzione nelle relazioni, con le persone. La preghiera ci mette nell’orizzonte di Dio. Poi c’è l’impegno, perché la preghiera non può restare un’attività del cuore, che rischia di diventare un po’ sentimentale, ma deve portare anche ad un impegno concreto, attivo. Infine coraggio, perché abbiamo bisogno – come sempre – di persone che ci aiutino ad uscire un po’ dal nostro piccolo orizzonte, che siano audaci e capaci di provocare e di scuotere anche le nostre coscienze.

D. – Al di là degli appelli che sempre si fanno per la riconciliazione in Terra Santa, cosa davvero manca?

R. – Manca sicuramente una leadership, sia politica che religiosa, capace di offrire un carisma alla popolazione, alla gente. Ma c’è anche bisogno di coraggio e di profezia.

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