venerdì 15 gennaio 2010

Gli ebrei salvati dalla Chiesa (Rocco Buttiglione)


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Gli ebrei salvati dalla Chiesa

Su Pio XII chi è stato crudelmente colpito a volte può esternare giudizi affrettati. Chi è scampato ad Adolf Hitler a volte ha anche ammirato Pacelli.

La visita del Santo Padre Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma conferma lo spirito di particolare vicinanza ed amicizia con il quale il Papa e tutta la Chiesa cattolica guarda agli ebrei nostri fratelli maggiori. Da questo spirito è inseparabile anche una certa coscienza penitenziale. Alla luce del dramma terribile dell’Olocausto che segna il secolo XX è ineludibile per ogni coscienza cristiana la domanda: siamo anche noi colpevoli? In che misura siamo colpevoli? A questa domanda bisogna rispondere con l’aiuto di una ricerca storica corretta, equilibrata, preoccupata soltanto della verità. Certo esistono responsabilità dei cristiani. C’è un antiebraismo cristiano che precede l’antisemitismo e in una certa misura gli prepara anche la strada. È però impossibile negare che fra esso e l’antisemitismo nazista esista una differenza qualitativa.
L'antisemitismo nazista affonda le sue radici nella popolarizzazione e volgarizzazione del darwinismo che ha luogo soprattutto in Germania nella seconda metà del secolo XIX. È a partire da quel sistema di pensiero che l'ebreo viene visto non come un uomo che pratica un'altra religione ma come uno appartenente ad una razza inferiore che non merita di essere considerata come razza umana. Questo passaggio si iscrive all'interno della complessiva abiura al cristianesimo che caratterizza quella fase della storia europea. L'antiebraismo considerava misure restrittive, limitative, offensive rispetto agli ebrei, ma l'idea di uno sterminio di massa in cui la pena di morte viene erogata con modalità rivoltanti per l'unica colpa dell'«appartenenza alla razza ebraica», questa idea è tipica del nazional-socialismo e non può in alcun modo essere imputata ai cristiani. Un motivo di polemica è spesso la figura di Pio XII. Dobbiamo capire che chi è stato così crudelmente colpito può talvolta dare giudizi affrettati o ingenerosi.
Ci sia però consentito anche qui fare appello al senso storico. La generazione di quelli che hanno vissuto l'Olocausto e che ad esso sono scampati ha guardato spesso a Pio XII con ammirazione e riconoscenza. La leggenda di un Pio XII colluso con il Terzo Reich si forma più tardi negli anni '60 a partire dall'opera famosa «Il Vicario» di R. Hochuth.
Certo anche noi dobbiamo domandarci: avrebbe dovuto o potuto Pio XII dire una parola più forte in difesa degli ebrei perseguitati, oltre all'opera straordinaria di carità che per sua indicazione svolse allora la Chiesa di Roma? Prima di affrontare questa domanda dobbiamo però dire ai nostri fratelli ebrei: ricordate i tanti che allegramente parteciparono allo sterminio, ricordate i tantissimi che distolsero lo sguardo per non vedere e nulla fecero per aiutare i perseguitati, e poi chiedete a chi ha agito, a chi ha fatto, a chi ha aiutato con rischio proprio e dei suoi se non avrebbe potuto fare ancora di più. Poniamoci insieme davanti a queste domande in spirito di penitenza per tutto il male che è accaduto e che è stato commesso ma anche con gratitudine per tutti coloro che nella notte buia di un tempo miserabile hanno dato segni di vera umanità.

© Copyright Il Tempo, 15 gennaio 2010 consultabile online anche qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Scusate: è vero quello che si dice che "Il vicario" fu finanziato dal governo dell'allora Germania Est?
Gabriella