lunedì 18 gennaio 2010
Pacifici: "Il gesto del Papa di alzarsi è destinato a fare epoca. In un attimo ha cancellato tutte le polemiche" (Galeazzi)
Vedi anche:
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TESTIMONE DELLE DUE VISITE
Pacifici: il gesto di alzarsi è destinato a fare epoca
«In un attimo ha cancellato tutte le polemiche»
GIACOMO GALEAZZI
ROMA
Riccardo Pacifici (presidente della Comunità ebraica di Roma), quali sono le immagini-simbolo delle visite in sinagoga di Wojtyla nel 1986 e di Ratzinger ora?
«Ho partecipato ad entrambi gli eventi. Sono due pagine di storia imparagonabili perché in 24 anni è il mondo ad essere radicalmente mutato e comunque gli effetti sono verificabili a lungo termine. L’abbraccio di Giovanni Paolo II ai “fratelli maggiori nella fede” ha fatto epoca e lo stesso accadrà per lo straordinario gesto di Benedetto XVI che, durante i discorsi nel Tempio Maggiore, si è alzato, lui da solo e con grande umiltà, in segno di rispetto verso i sopravvissuti dei lager. Le polemiche della vigilia sono svanite in un istante, l’apprezzamento è stato unanime. Dei 400 che avevano chiesto di partecipare, ne mancavano solo otto».
Cosa le ha detto privatamente il Papa?
«Tutto è avvenuto in un clima lontano da ogni irrigidimento teologico, in modo innovativo, concreto, fuori dalla retorica.
Benedetto XVI avverte la responsabilità di essere non solo papa ma rappresentante di una nazione che in passato è stata protagonista di fatti orrendi come la Shoah e che si è resa carnefice di Hitler. A me che l’ho accompagnato nell’intera visita, ha colpito la mitezza e la curiosità con cui si è informato sui rastrellamenti nazisti, sull’attentato palestinese del 1982, sulle memorie storiche della comunità. Sentiva che nell’incontro stavamo giocando tutti una partita molto delicata. E’ stato lui ad andare sotto casa di Toaff malato per ringraziarlo di “avere aperto questa stagione”. La parola che racchiude il senso della visita è “Shalom”, l’ultima della Berakhà quasi ad indicare la aspirazione più alta e più pura, cioè l’integrità dello spirito, la serenità nella ritrovata e perfetta coscienza di Dio».
Nel discorso lei si è commosso citando la sua famiglia salvata dalle suore. Pio XII beato è un ostacolo al dialogo?
«Non abbiamo intenzione di entrare nella vicenda della beatificazione di Pio XII, non è affare del mondo ebraico. Ma se si vuole portarlo sugli altari per descriverlo alla storia quale non è, questo non lo possiamo accettare. Il predecessore di Pacelli, Pio XI ebbe il coraggio di combattere il nazismo e nel 1937 scrisse un documento in tedesco per contrastare quell’ideologia pagana che minacciava la Chiesa. Poi si attivò per condannare i provvedimenti sulla razza ariana e quando morì stava per realizzare un’enciclica in difesa degli ebrei. Pio XII non fece nulla per proseguire nella sua opera».
Benedetto XVI ne rivendica l’azione silenziosa a favore degli ebrei...
«Non ci sono prove di alcun genere che papa Pacelli si sia opposto alle leggi razziali. Di suo pugno non c’è una riga di condanna verso quei provvedimenti razzisti. Ma se vogliamo invece giudicare gli uomini di chiesa, come preti, suore, conventi, abbiamo un elenco infinito di giusti perché a rischio della loro vita salvarono ebrei. Però ci sono stati altri conventi che invece quelle porte le hanno aperte solo dietro pagamento e hanno messo fuori tanta gente che non aveva soldi. Oggi i germi dell’odio sono altrove ma sempre pericolosissimi, per esempio nell’“equivicinanza” ad Hamas e allo stato ebraico, nelle manifestazioni in cui si brucia la bandiera con la stella di Davide. I nostri fratelli in Israele vivono ogni giorno una guerra asimmetrica con il terrorismo islamico. E’ ancora troppo diffusa una visione distorta del conflitto in Medio Oriente in cui Israele è sempre colpevole».
E’ scoppiata la pace con il Vaticano?
«Questo incontro avrà effetti benefici. Continuano ad esserci delle differenze di giudizio sulla figura di Pio XII sotto il profilo storico, ma di questo si potrà parlare con maggior ragione quando saranno resi accessibili gli archivi vaticani. Alla vigilia, attorno alla visita del Papa, certamente c’era tensione, ma una tensione legata all’entusiasmo. Non c’è stata la minima contestazione. C’erano dei dissensi, ma ci furono anche con la visita di Giovanni Paolo II. Sono voci minoritarie che rispetto al 1986 sono emerse con maggior chiarezza, ma è una ricchezza della nostra comunità che è aperta al confronto e non si appiattisce su un’unica posizione. L’importante sono i frutti di questo evento. Cioè quello che accadrà dopo».
© Copyright La Stampa, 18 gennaio 2010 consultabile online anche qui.
Leggo:
Benedetto XVI avverte la responsabilità di essere non solo papa ma rappresentante di una nazione che in passato è stata protagonista di fatti orrendi come la Shoah e che si è resa carnefice di Hitler.
Piu' chiaro di cosi'...
R.
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10 commenti:
ah sì? il Papa era là come rappresentante della Germania? lo apprendo ora
NO, sicuramente.
Ma mi pare riduttivo anche pensare che Hitler e quattro compagnoni abbiano fatto tutto quel casino (come mi pare abbia detto il papa ad Aushwitz).
Hitler, a differenza di Mussolini, e' stato democraticamente eletto.
Quindi il Papa, nato nel 1927, diciottenne nel 1945, e' responsabile?
R.
Raffa,
il papa non e' responsabile. Comunque capisco, e Pacifici sembra aver capito, il suo disagio.
E' una cosa emozionalmente comprensibile ma INGIUSTA.
L'individuo va giudicato individualmente. E il papa ha dato un grande segno di umilta', ascoltando e non replicando.
Ci sara' modo di replicare.
Ieri era il momento di ascoltare dei fratelli feriti, e di alzarsi in piedi, come ha fatto nobilmente, di fronte a tanta sofferenza (senza per questo esserne in alcun modo responsable)
volevo correggere. Non che il papa fosse a disagio ma che a disagio fossa parte del mondo ebraico.
Il papa si sta muovendo limpidamente, pero' comprendo anche se non giustifico, che dopo Williamson, il caso Pacelli e la provenienza dell'uomo Joseph Ratzinger, l'emotivita' di alcuni ebrei possa averne risentito.
Inoltre la diretta televisiva e il clamore mediatico, dava a gente come Pacifici, la possibilita' di "far parlare" i morti della Shoah (tra cui suo nonno, se ho ben capito).
Alla fine e' stato eroico il papa che ha sopportato velate "accuse" che non meritava.
Ora si faccia luce sul passato, ma soprattutto si vada avanti.
Io penso, ma non son sicuro, che l'eroicita' di Pacelli sia questione di fede e non di storia. A questo punto gli ebrei debbono restarne fuori. Il suo intervento nella storia, va giudicato dagli storici ed in base ai documenti di cui si dispone. Tutti gli archivi andrebbero aperti, ma non e' semplice, anche dal punto di vista tecnico.
Un'ultima sottolineatura, Pacelli ha ringraziato una suora, senza l'aiuto del suo ordine lui non sarebbe esistito (i genitori sarebbero andati ad Auschwitz).
Infatti" verranno da tutti i luoghi (i giusti) e si siederanno a tavola nel regno di Dio". Non c'e' alcun'istituzione ne razza che puo' salvare ma solo la "buona volonta'" e la grazia che Dio concede.
Pensieri miei, confusi come al solito, ma tant'e'.....(grazie per l'ospitalita').
Alberto
Grazie a te, Alberto :))
R.
Gli ebrei hanno parlato ieri di silenzio di Dio. Ed anche il papa lo aveva fatto ad Auschwitz.
In questo forse, siamo fratelli. E da questo potremmo ricominciare.
In onore dei caduti di Auschwitz ma non solo! (gulag e di tutta la storia), mi fai piacere se mi pubblichi questo passo di Wiesel, la cui fede crollo' ma che poi si riprese. Dio diventa indispensabile (forse e' un paradosso) proprio di fronte al male ingiusto.
da "La notte" di Elie Wiesel
"Elie Wiesel spiega ciò che è accaduto a Dio nel libro autobiografico “La Notte”, perché ha permesso lo sterminio degli ebrei, nella straziante descrizione della morte di un bambino, l’ “angelo dagli occhi azzurri”, impiccato insieme ad altri due uomini nel lager di Auschwitz:
«I tre condannati salirono insieme sulle loro seggiole. I tre colli vennero introdotti contemporaneamente nei nodi scorsoi.
— Viva la libertà! gridarono i due adulti.
Il piccolo, lui, taceva.
— Dov’è il Buon Dio? Dov’è? — domandò qualcuno dietro di me. A un cenno del capo del campo le tre seggiole vennero tolte. Silenzio assoluto. All’orizzonte il sole tramontava.
— Scopritevi! — urlò il capo del campo. La sua voce era rauca. Quanto a noi, noi piangevamo.
— Copritevi!
Poi cominciò la sfilata. I due adulti non vivevano più. La lingua pendula, ingrossata, bluastra. Ma la terza corda non era immobile: anche se lievemente il bambino viveva ancora…
Più di mezz’ora restò così, a lottare fra la vita e la morte, agonizzando sotto i nostri occhi. E noi dovevamo guardarlo bene in faccia. Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti.
Dietro di me udii il solito uomo domandare:
— Dov’è dunque Dio?
E io sentivo in me una voce che gli rispondeva:
— Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca…».
Per cui ad Auschwitz, secondo Wiesel, Dio è morto, appeso alla forca, che nonostante tutto il suo combattere, è stato sopraffatto dal Male, ucciso anche egli dalla crudeltà umana. Tale affermazione è ulteriormente sottolineata, da ciò che provoca in lui la visione terribile del fumo che sale dai forni crematori: "
Interpretabile da due punti di vista....
da un punto di vista "sociologico" un certo "peso" si potrebbe anche avvertire...
ma dall'altro...allora tutti noi italiani di oggi dobbiamo sentire il peso di essere rappresentanti del fascismo?
"Non abbiamo intenzione di entrare nella vicenda della beatificazione di Pio XII, non è affare del mondo ebraico. Ma se si vuole portarlo sugli altari per descriverlo alla storia quale non è, questo non lo possiamo accettare."
Traduzione per gli ingenui: "può essere un Santo per la vostra religione, ma deve essere chiaro che si tratta di un delinquente!"
ma il coraggioso documento in tedesco di pio xi del 1937 sarebbe il mit brennender sorge? fu scritto da pacelli, se non vado errato, allora nunzio in Germania.
E non fu pio xi a concludere un concordato con il regime nazista?
anche qui, due pesi e due misure?
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