lunedì 18 gennaio 2010

Storica visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma: ebrei e cristiani insieme, in un cammino irrevocabile di amicizia (Radio Vaticana)


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Storica visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma: ebrei e cristiani insieme, in un cammino irrevocabile di amicizia, per testimoniare al mondo l'unico Dio

Storica visita di Benedetto XVI, oggi, alla Sinagoga di Roma a quasi 24 anni da quella di Giovanni Paolo II. Nella Giornata del dialogo tra cattolici ed ebrei, che in Italia compie 20 anni, il Papa ha ribadito che il cammino di amicizia tra le due comunità è irrevocabile: ebrei e cristiani – ha detto – in virtù delle loro radici comuni e pur nelle differenze, sono chiamati a testimoniare insieme l’unico Dio e il Decalogo, grande codice etico per tutta l’umanità. Anche il rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, ha sottolineato che, malgrado problemi aperti e incomprensioni, sono gli obiettivi comuni che devono essere messi in primo piano. Il servizio di Sergio Centofanti.

Il coro della Sinagoga intona il Salmo 133: “Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!”. Grande clima di amicizia e cordialità in questa storica visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma, pur nella sottolineatura di visioni differenti. Il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, parla di un evento che lascerà un segno profondo nelle relazioni fra il mondo ebraico e quello cristiano, ma non manca di fare un riferimento ai presunti silenzi di Pio XII di fronte alla Shoàh. Anche il Papa rievoca il dramma sconvolgente della Shoàh, vertice dell’odio che nasce quando l’uomo dimentica il creatore: il regime nazista voleva annientare gli ebrei:

“Purtroppo, molti rimasero indifferenti, ma molti, anche fra i Cattolici italiani, sostenuti dalla fede e dall’insegnamento cristiano, reagirono con coraggio, aprendo le braccia per soccorrere gli Ebrei braccati e fuggiaschi, a rischio spesso della propria vita, e meritando una gratitudine perenne. Anche la Sede Apostolica svolse un’azione di soccorso, spesso nascosta e discreta”.

E il rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, ha sottolineato che “malgrado una storia drammatica, i problemi aperti e le incomprensioni, sono le visioni condivise e gli obiettivi comuni che devono essere messi in primo piano”:

“L'immagine di rispetto e di amicizia che emana da questo incontro deve essere un esempio per tutti coloro che ci osservano. Ma amicizia e fratellanza non devono essere esclusivi e oppositori nei confronti di altri. In particolare di tutti coloro che si riconoscono nell'eredità spirituale di Abramo. Ebrei, Cristiani e Musulmani sono chiamati senza esclusioni a questa responsabilità di pace”.

Il Papa, da parte sua, ribadisce la irrevocabilità del cammino di amicizia tra ebrei e cattolici intrapreso col Concilio Vaticano II. Ripete tra gli applausi le parole di Giovanni Paolo II in Terra Santa nel 2000 allorché domandò perdono per le sofferenze inflitte agli ebrei nella storia:

“La Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo. Possano queste piaghe essere sanate per sempre!”

Quindi ricorda le radici comuni e la permanente validità del Decalogo, per ebrei e cristiani, ma anche per i non credenti, quale grande codice etico per tutta l’umanità . Indica tre campi di collaborazione tra le due comunità a partire dai Dieci Comandamenti. Innanzitutto il riconoscimento dell’unico Dio contro la tentazione di costruirsi altri idoli:

“Nel nostro mondo molti non conoscono Dio o lo ritengono superfluo, senza rilevanza per la vita; sono stati fabbricati così altri e nuovi dei a cui l’uomo si inchina. Risvegliare nella nostra società l’apertura alla dimensione trascendente, testimoniare l’unico Dio è un servizio prezioso che Ebrei e Cristiani possono e devono offrire assieme”.

Il secondo campo di collaborazione è la protezione della vita, contro ogni ingiustizia e sopruso, riconoscendo il valore di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio:

“Quante volte, in ogni parte della terra, vicina e lontana, vengono ancora calpestati la dignità, la libertà, i diritti dell’essere umano! Testimoniare insieme il valore supremo della vita contro ogni egoismo, è offrire un importante apporto per un mondo in cui regni la giustizia e la pace, lo ‘shalom’ auspicato dai legislatori, dai profeti e dai sapienti di Israele”.

E infine la promozione della santità della famiglia, cellula essenziale della società, ricordando che tutti i comandamenti si riassumono nell’amore di Dio e nella misericordia verso il prossimo:

“In questa direzione possiamo compiere passi insieme, consapevoli delle differenze che vi sono tra noi, ma anche del fatto che se riusciremo ad unire i nostri cuori e le nostre mani per rispondere alla chiamata del Signore, la sua luce si farà più vicina per illuminare tutti i popoli della terra”.

Il Papa infine invoca dal Signore il dono prezioso della pace in tutto il mondo, soprattutto in Terra Santa e nel Medio Oriente.

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