mercoledì 17 febbraio 2010
Benedetto XVI all’udienza del Mercoledì delle Ceneri: conversione è andare controcorrente e lasciarsi trasformare dall’amore di Cristo (R.V.)
Vedi anche:
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Il Papa: "Convertirsi è andare controcorrente" (Sir)
Il Papa: "Conversione è andare controcorrente, dove la “corrente” è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione, invece, si punta alla misura alta della vita cristiana, ci si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo Gesù...L’uomo è polvere e in polvere ritornerà, ma è polvere preziosa agli occhi di Dio, perché Dio ha creato l’uomo destinandolo all’immortalità" (Catechesi)
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La Chiesa e i bambini. A proposito dello scandalo in Germania (Manfred Lütz)
L'affaire irlandese dei preti pedofili e lo sdegno del Papa: servizio di Stefano Maria Paci
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Benedetto XVI all’udienza del Mercoledì delle Ceneri: conversione è andare controcorrente e lasciarsi trasformare dall’amore di Cristo
Il periodo quaresimale sia occasione propizia per convertirci e andare controcorrente: è l’esortazione di Benedetto XVI ai fedeli riuniti in Aula Paolo VI per l’udienza generale del Mercoledì delle Ceneri. Il Papa ha sottolineato che, in questo periodo forte dell’anno, il cristiano è chiamato a vivere giorni di intensa preghiera e di sincera penitenza, lasciandosi trasformare dal mistero pasquale di Gesù. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Convertitevi e credete al Vangelo”. All’inizio del cammino quaresimale, Benedetto XVI invita i fedeli a cogliere “la sorprendente novità” che sprigiona dal richiamo alla conversione. Un appello, sottolinea, che “mette a nudo e denuncia la facile superficialità che caratterizza molto spesso il nostro vivere”. Il Papa avverte che convertirsi significa “cambiare direzione nel cammino della vita”. Non “con un piccolo aggiustamento”, ma “con una vera e propria inversione di marcia”:
“Conversione è andare controcorrente, dove la 'corrente' è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione, invece, si punta alla misura alta della vita cristiana, ci si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo Gesù”.
Cristo è dunque la “meta finale e il senso profondo della conversione”. E’ Lui la “via sulla quale tutti sono chiamati a camminare nella vita, lasciandosi illuminare dalla sua luce”.
In tal modo, constata, “la conversione manifesta il suo volto più splendido e affascinante”:
“Non è una semplice decisione morale, che rettifica la nostra condotta di vita, ma è una scelta di fede, che ci coinvolge interamente nella comunione intima con la persona viva e concreta di Gesù. Convertirsi e credere al Vangelo non sono due cose diverse o in qualche modo soltanto accostate tra loro, ma esprimono la medesima realtà”.
La conversione, soggiunge, è il “sì totale di chi consegna la propria esistenza al Vangelo, rispondendo liberamente a Cristo che per primo si offre all’uomo come via, verità e vita”, “come colui che solo lo libera e salva”. Del resto, sottolinea il Papa, il richiamo alla conversione, al credere al Vangelo “non sta solo all’inizio della vita cristiana”, ma ne accompagna tutti i passi. “Ogni giorno – afferma – è momento favorevole e di grazia, perché ogni giorno ci sollecita a consegnarci a Gesù, ad avere fiducia in Lui, a rimanere in Lui, a condividerne lo stile di vita” e a imparare da Lui l’amore vero:
“Ogni giorno, anche quando non mancano le difficoltà e le fatiche, le stanchezze e le cadute, anche quando siamo tentati di abbandonare la strada della sequela di Cristo e di chiuderci in noi stessi, nel nostro egoismo, senza renderci conto della necessità che abbiamo di aprirci all’amore di Dio in Cristo, per vivere la stessa logica di giustizia e di amore”.
Grazie all’amore di Cristo, è la riflessione del Pontefice, “noi possiamo entrare nella giustizia più grande che è quella dell’amore”. Rivolge dunque il pensiero alla formula che nell’imposizione delle ceneri ci ricorda che siamo polvere e polvere ritorneremo. Qui, ribadisce il Papa, la Parola di Dio “ci richiama alla nostra fragilità, anzi alla nostra morte che ne è la forma estrema”:
“Di fronte all’innata paura della fine, e ancor più nel contesto di una cultura che in tanti modi tende a censurare la realtà e l’esperienza umana del morire, la liturgia quaresimale, da un lato, ci ricorda la morte invitandoci al realismo e alla saggezza, ma, dall’altro lato, ci spinge soprattutto a cogliere e a vivere la novità inattesa che la fede cristiana sprigiona nella realtà della stessa morte”.
“L’uomo è polvere – rammenta il Papa – e in polvere ritornerà, ma è polvere preziosa agli occhi di Dio, perché Dio ha creato l’uomo destinandolo all’immortalità”. Anche Gesù, avverte, ha “liberamente voluto condividere con ogni uomo la sorte della fragilità, in particolare attraverso la sua morte in croce”:
“Ma proprio questa morte, colma del suo amore per il Padre e per l’umanità, è stata la via per la gloriosa risurrezione, attraverso la quale Cristo è diventato sorgente di una grazia donata a quanti credono in Lui e vengono resi partecipi della stessa vita divina”.
Ecco allora che “il piccolo gesto dell’imposizione delle ceneri ci svela la singolare ricchezza del suo significato”:
“E’ un invito a percorrere il tempo quaresimale come un’immersione più consapevole e più intensa nel mistero pasquale di Gesù, nella sua morte e risurrezione, mediante la partecipazione all’Eucaristia e alla vita di carità, che dall’Eucaristia nasce e nella quale trova il suo compimento”.
"Con l’imposizione delle ceneri - è l’esortazione del Papa – noi rinnoviamo il nostro impegno di seguire Gesù, di lasciarci trasformare dal suo mistero pasquale, per vincere il male e fare il bene, per far morire il nostro ‘uomo vecchio’ legato al peccato e far nascere l’‘uomo nuovo’ trasformato dalla grazia di Dio”. Al momento dei saluti, ha invitato i malati ad offrire le loro sofferenze “insieme con Cristo per la conversione di quanti ancora si trovano lontano da Dio” ed ha augurato agli sposi novelli “di costruire con coraggio e generosità” la propria famiglia “sulla salda roccia dell’amore divino”.
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