mercoledì 3 marzo 2010

Se il clubbino mette le mani nella Chiesa (Filippo Di Giacomo)


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Se il clubbino mette le mani nella Chiesa

Anche nelle ventimila pagine di intercettazioni del "criccagate", le tonache non mancano. E come in molti sospettavano già dall’estate del 2001, quando Angelo Balducci, allora provveditore alle opere pubbliche del Lazio, venne nominato “consultore” della Congregazione di Propaganda Fide, a Roma, nonostante il mutare dei governi, il celebre aforisma di Ricucci (quello che accettava una certa scelta sessuale solo usando le terga altrui) ha continuato ad avere vigenza anche tra il clero.
A scorrere la lista dei beni ecclesiastici passati di mano, in questi ultimi dieci anni, a prezzi risibili oppure locati a canoni amichevoli dalla congregazione che sovrintende alle missioni cattoliche, ci si trova di tutto: boiardi di stato, parenti di boiardi di stato, politici di ogni partito, grand comis di destra e di sinistra, ministri, amiche di ministri, poliziotti potenti, portaborse, giornalisti e quanto d’altro. E per facilitare le cose, (sempre dall’autunno del 2001) con una raffica di sfratti e di esosi adeguamenti del canone di affitto, le case sono state liberate dagli inquilini più poveri in un modo così brutale da far chiedere agli interessati costituitisi in “comitato di lotta” nel 2007, con una lettera indirizzata al cardinale Bagnasco se «dietro questa frenesia speculativa ci sono persone più bisognose a cui dare le nostre case, oppure i mercanti sono di nuovo nel tempio?».
In quei mesi, un parroco delle montagne abruzzesi, su un quotidiano nazionale commentava: «Fa male, ferisce a sangue e toglie speranza il silenzio venale di una gerarchia capace solo di gridare all’untore. Che non viene neppure sfiorata dal dubbio dell’immoralità devastante che la attraversa mentre fa incetta di regalie e di privilegi e mentre i semplici fedeli e i cittadini sono chiamati a rinunce e sacrifici... Non più, quindi, “libera Chiesa in libero Stato” ma “piccolo Stato in infida Chiesa”». In un contesto, come quello romano, dove le sovrapposizioni sono date da tutti come inevitabili, la strana commistione di preti e laici in ogni sconcezza sociale del nostro confuso vivere civile e politico sembra ormai secolarmente accettata come costante ineludibile.
Tuttavia, alla luce del recente documento della Cei sul Mezzogiorno d’Italia, e del passaggio in cui i cattolici (preti e monsignori compresi) vengono invitati a “liberarsi” dai rapporti con una cultura ambientale coinvolgente, non sarebbe male se nella Chiesa (aspettando di sapere perché i magistrati continuino a “sorvolare” sull’argomento) ci si chieda perché, dagli scandali della sanità a quelli di oggi, per limitarci a qualche esempio, siano sempre gli stessi i nomi che ritornano.
Una volta liberi da questa insopportabile zavorra, è probabile che i credenti di questo Paese ancora impegnati nella vita politica saranno più agevolmente messi in condizione di far comprendere a tutti i loro concittadini che i cattolici italiani, preti inclusi, non sono laicofobici.
In Europa, in Italia, in tutto il mondo la Chiesa viva (che non coincide sempre con quella del clero) non deve farsi conformare a una concezione ideologica unitaria, deve restare un “a priori” contrario ad ogni mentalità corrente; presente in quanto comunità mondiale, come una forza che si oppone.
Essa è serbatoio di libertà perché ha una carica comunitaria e comporta un impegno comunitario. L’ideologia liberista che, in sostanza, riconduce tutto l’esistente a una mediazione tra i rapporti di potere, non solo (e questa è un’opinione personale) corrompe l’umano che è in noi, ma corrompe anche (e questa è un’opinione del 1997 dell’allora cardinale Ratzinger) le basi stesse della Chiesa.
I fatti di questi giorni sembrano accadere per dare ragione all’ex prefetto della congregazione per la dottrina della fede. Le recenti riflessioni della Chiesa italiana sulla presenza dei cattolici nella vita politica del Mezzogiorno d’Italia, e le preoccupazioni che monsignor Crociata ha espresso per la democrazia italiana, hanno bisogno di interpreti credibili affinché i cristiani presenti trasversalmente in tutti i partiti possano operare concordemente a partire dalla propria responsabilità politica, anche oltre gli stessi confini confessionali. Diversamente da ciò che le forze vive di questo Paese (e la Chiesa, in questo è sempre stata in prima fila) fanno da dieci anni a questa parte, l’unico che ha avuto bisogno di abbellire la realtà è sempre stato Berlusconi. Agli altri, cattolici e laici, per l’andamento politico ed elettorale, è arrivato il momento di parlare solo di cose vere e serie.

© Copyright L'Unità, 3 marzo 2010 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La lotta di tutti contro tutti per farsi i propri interessi non l'ha usata solo il "liberismo selvaggio", ma anche il socialcomunismo...

Anonimo ha detto...

amaramente approvo...

Max