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Pedofilia, il Papa: non mi sento solo.
La Chiesa è ferita
Franca Giansoldati
CITTÀ DEL VATICANO.
La Chiesa è «ferita e peccatrice» ma Benedetto XVI vede «di non essere solo» in questo momento tribolato.
Accanto a sé ha i cardinali «che con lui condividono tribolazioni e consolazioni». Lo scandalo sulla pedofilia, gli alti e bassi con gli ebrei e gli anglicani, le critiche che piovono da diversi episcopati per come verrebbe gestita la curia. Insomma, non si può dire che sia un gran periodo, ma su una cosa Papa Ratzinger è convinto: che bisogna mettere fine agli abusi. Non sono più tollerabili certe coperture.
Benedetto XVI ha un modo tutto suo di comunicare anche cose importanti: usa sempre un tono di voce pacato, rassicurante, non gesticola, non ha scatti, per certi versi sembra quasi intimidito dall’interlocutore. Eppure se ha preso una decisione - ha raccontato un giorno il fratello don Georg - magari dopo averla sofferta a lungo, non lo smuove più nessuno.
Reduce dal viaggio maltese dove domenica mattina ha pianto assieme ad otto uomini molestati quando erano piccoli e vivevano in un orfanotrofio, il pontefice ha rafforzato dentro di sè una convinzione: il macigno va smosso una volta per tutte. In occasione del quinto anniversario del pontificato, al pranzo organizzato dal cardinale Sodano, in compagnia di una cinquantina di cardinali (dovevano essere molti di più ma a causa del caos aereo causato dalla nube vulcanica tanti sono dovuti restare a casa), ha fatto arrivare a tutti il messaggio. Per certi versi si è trattato di una specie di riunione di famiglia, promossa dal decano del Collegio Cardinalizio, al fine di manifestargli vicinanza, solidarietà dopo giorni e giorni di bufera. Il pontefice guida la Chiesa «con grande generosità», ha affermato nel messaggio augurale Sodano. Il tradizionale augurio, Ad multos annos ed un brindisi arrivato dopo un risotto, del filetto e una torta Sacher, hanno concluso le celebrazioni. Il clima conviviale non è mancato tra i commensali benchè le preoccupazioni del momento costituissero per i presenti una sorta di convitato di pietra.
Ognuno dovrà darsi da fare per sostenere la battaglia di Papa Ratzinger che è quella di fare giustizia ma soprattutto garantire trasparenza. Una indicazione che per certi versi pare ancora da metabolizzare. Spetterebbe alle varie conferenze episcopali concretizzarla. Ma finora non tutte hanno compiuto il medesimo percorso. Alcune, come la conferenza episcopale americana o quella canadese o, per esempio, la piccola Chiesa maltese (che già nel 1999 ha dato l’avvio ad una commissione d’inchiesta), non hanno nessuna difficoltà a collaborare con le autorità e diffondere (anche alla stampa) il numero dei casi avvenuti, le statistiche suddivise anno per anno, i casi di riduzione allo stato laicale dei preti giudicati colpevoli. Un orientamento che non sembra ancora maturato in seno alla Conferenza Episcopale Italiana dato che finora è risultato impossibile conoscere dei dati complessivi sul fenomeno degli abusi. L’abbraccio del Papa con le vittime maltesi, domenica mattina, davanti al crocefisso nella cappella della nunziatura, è stato un messaggio di riconciliazione, consolatorio, di speranza.
Non c’erano foto opportunity, non potevano esserci dato il carattere strettamente privato dell’incontro, ma la notizia non poteva non fare il giro del mondo. «Io, che ero presente, vedevo un clima molto, molto commosso, molto profondo, ma anche molto sereno e pieno di speranza, di risanamento e di riconciliazione» è stato il commento del portavoce Lombardi che sull’anniversario di pontificato non ha mancato di elencare i punti di forza di Benedetto XVI a cominciare dalla riflessione teologica e filosofica profonda.
© Copyright Il Mattino, 20 aprile 2010
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