lunedì 19 aprile 2010

Il commento di Salvatore Izzo sul rapporto fra Ratzinger e Wojtyla e sul famoso "caso" dell'abate H e del vicario Gruber mai promosso vescovo!


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Riceviamo e con grandissimo piacere e gratitudine pubblichiamo questo commento di Salvatore Izzo a proposito del rapporto fra Papa Wojtyla ed il cardinale Ratzinger nei confronti di Mons. Lefebvre (clicca qui) e sulle "rivelazioni" dello Spiegel.
Ringraziamo di cuore Salvatore Izzo, vaticanista dell'Agi dal 1986
.


Per quel che mi risulta non era stato Wojtyla a far saltare nell'88 l'accordo firmato dal card. Ratzinger e da mons. Lefebvre, ma quest'ultimo che non si fido' del Vaticano, in quanto temeva la reazione degli episcopati francese, svizzero e tedesco, che puntualmente c'e' stata venti anni dopo alla ripresa della trattativa (mascherata dall'indignazione per il caso Williamson). Non credo proprio che ci fossero posizioni diverse tra il Papa e il suo prefetto della Dottrina della Fede in campi che riguardavano la Fede.
L'unico contrasto credibile e' quello emerso su Maciel e Groer, nel senso che Wojtyla era certo della loro innocenza, e purtroppo si sbagliava, e Ratzinger - piu' freddo e riflessivo - voleva comunque verificare a fondo le cose. D'altra parte in materia di sanzioni e disciplina GP II era molto piu' severo del successore (nessuno si ricorda mai il dito puntato contro Ernesto Cardenal a Managua, gesto che ritengo fosse appropriato e necessario, ma certo non gentile).
Joseph Ratzinger e' delicato nei modi ma anche nella sostanza: tutti mi hanno sempre riferito del grande rispetto per le persone - teologi eretici o sacerdoti sposati che fossero - con il quale affrontava le pratiche della Congragazione e della sua clemenza, quando era possibile esercitarla cioe' nelle situazioni che non mettevano a repentaglio vittime innocenti o questioni essenziali di Fede.
Piu' in generale, osservo che Papa Ratzinger e' attaccato ingiustamente da quegli stessi che attaccavano e screditavano Wojtyla (pensiamo alla vicenda del carmelo di Auschwitz e a quanto lo fecero penare). E che pur con tutti i limiti umani dei suoi componenti, la Curia di oggi e' migliore di quella di Casaroliana memoria, che in nome della realpolitik tento' di scaricare Walesa, tanto per fare un esempio. Quando Andreotti disse che il muro di Berlino era meglio lasciarlo in piedi diede voce a quella stessa visione che grazie a Dio GPII riusci' a scardinare.
E bisogna riconoscere al tanto vituperato Sodano di essere stato docile e obbediente con il Papa polacco. E dunque con la Provvidenza, come la storia ha dimostrato. Si sbaglia nell'additarlo come corruttibile e insabbiatore, piuttosto e' stato ingenuo ma in buona fede.
Al di la' dei singoli episodi, personalmente sono convinto che il problema vero all'interno della Chiesa sia legato alla selezione dei vescovi e anche dei collaboratori del Papa, cioe' ai criteri che vanno seguiti per queste provviste. Sul carrierismo Ratzinger ha parlato chiaro come sulla pedofilia. Solo che quest'ultima riguarda lo 0,03 per cento dei preti e il carrierismo una percentuale assai piu' elevata. Le dimissioni comma 2 per connivenza con atti criminali sono un'eccezione. Ma la regola dei 75 anni aiutera' molto a far pulizia nei prossimi mesi e anni. E confido che il card. Pell - del quale si attende l'arrivo a Roma come prefetto dei vescovi - possa far bene in sintonia profonda con gli intendimenti del Papa. E' questa la riforma che fa piu' paura.
Gli attacchi mediatici muovono anche da questa paura (il caso Kiesle e' venuto fuori in California in contemporanea alla nomina risanatrice di un coadiutore serio a Los Angeles). E secondo me sono alimentati dall'interno della Chiesa ma non dalla Curia che e' ormai tutta in linea con Ratzinger o quasi.
Un ultima annotazione sulla storia dell'abate H: c'e' un dettaglio significativo che nessuno sottolinea: il vicario di Monaco Gruber non ha fatto carriera, il che e' strano visto che il suo arcivescovo era diventato prefetto della Congregazione piu' importante.
Ratzinger - chiamato a Roma da un giorno all'altro - era all'oscuro dei fatti relativi alla riammissione del prete al servizio pastorale, ma del vicario disobbediente e infingardo si era fatto evidentemente un'idea precisa, e tanto la vicenda di H e delle sue vittime quanto le gratuite illazioni contenute nell'ultimo servizio dello Spiegel dimostrano quanto quell'idea fosse esatta.
E grazie a Dio mons. Gruber non e' mai stato promosso vescovo, mentre il 90 per cento dei vicari generali diventano ordinari diocesani, provocando cosi' una sclerotizzazione delle chiese locali della quale proprio non si avverte il bisogno.

Salvatore Izzo

5 commenti:

Anonimo ha detto...

A saltare l'accordo con Lefebvre fu Ratzinger in persona. Ciò accadde quando, ad accordo firmato, Lefevbre si presentò all'incontro finale con la lista dei suoi vescovi da ordinare e la data della consacrazione. Secondo il suo punto di vista se il Vaticano avesse accettato la cosa, questa sarebbe stata per lui la prova "definitiva" della "buona fede" del Papa e dei suoi collaboratori. Ratzinger, che il giorno prima gli aveva già ricordato che, fino a prova contraria, i vescovi li nomina il Pontefice, davanti all'out-out di Lefevbre gli chiuse la porta in faccia.
Salvatore Mazza

Anonimo ha detto...

Ma questo Gruber non poteva rimanere nel cassetto dove stava. Tutti, da Gaillot in su, hanno ammesso che la prassi era la terapia e il trasferimento, vista la naturale bontà (presunta) degli esseri umani e l'orrore per mezzi deterrenti più energici, tornati di moda solo recentemente. Eufemia

Anonimo ha detto...

La controversia sui nomi dei vescovi - alla quale fece cenno lo stesso card. Ratzinger in una conferenza all'inizio degli anni '90 - era precisamente dovuta al fatto che mons. Lefebvre riteneva non ci fossero garanzie per i tradizionalisti se essi dovevano poi affidarsi ai vescovi locali, specie in Francia, Svizzera e Germania. E come si e' visto non aveva torto. Quanti preti usciti dai seminari della Fraternita' sarebbero stati ordinati? Quante messe di San Pio V i vescovi francesi, tedeschi e svizzeri avrebbero autorizzato? Il meccanismo di ricorrere alla Commissione Ecclesia Dei per ottenere giustizia - poi inserito dal Papa nel motu proprio Summorum Pontificum - avrebbe risolto le infinite liti che sarebbero nate? In quel momento - e non per colpa di Roma - non si riusci' a tranquillizzare Lefebvre. Mi sembra che oggi i tempi siano maturi per il ritorno alla comunione e le asserite distanze dottrinali sono superabili tutte assumendo come dichiarazione comune il testo del discorso del 22 dicembre 2005 alla Curia Romana, solo mi preoccupano queste campagne mediatiche - vere forme di persuasione occulta esercitate da media conniventi - che criminalizzano sia il Papa che i tradizionalisti, e questo non e' casuale proprio per niente...
SIZ

Ianuensis ha detto...

Izzo , Mazza, e Raffaella, ieri 19 aprile sul Secolo XIX , quotidiano genovese, c'era una apeta denuncia di "7 cardinali contro Ratzinger". Essi . "ultraconservatori" ,sarebbero contro la linea di"trasparebza assoluta" e "tolleranza zero" circa gli abusi. Stranamente questi nomi sono troppo vicini al Papa per non sembrare una lista di proscrizione mediatica verso curiali vicini al pontefice. Il giornalista Francesco Peloso sembra aver pubblicato una sorta di velina, nei migliori dei casi.. Ha messo insieme Castrillon, Rylko, Sodano, Canizares, Rodé, l'Arcivescovo Brugues...

http://rassegna.governo.it/rs_pdf/pdf/R3G/R3GBE.pdf

(inizio dell'articolo in prima pagina, in basso a destra)

Anonimo ha detto...

Intanto Gruber ha emesso la smentita della smentita. Non del tutto però, perchè ha detto che nessun gli ha mandato un fax da firmare e che Ratzinger non si occupava dei trasferimenti, ma il poverino era sotto pressione (forse dal peso massimo Marx). Eufemia (Traduzione dal tedesco in Wdtprs)
Munich – The former vicar general of the archdiocese of Munich, Gerhard Gruber, in the Süddeutsche Zeitung objected to reports [mad, as far as I know, in the left-leaning SPIEGEL Magazine] that he had been pressed by the archdiocese to take on himself the responsibility for the employment of the pedophile priest H. in order to take the current Pope Benedict XVI out of the firing line, stating it had in fact been his decision to employ H. in the year 1980 in a parish, which he had made together with the since deceased Friedrich Fahr, the Personnel Officer, but not discussed with Archbishop Joseph Ratzinger.
These reports were apparently triggered by a circular letter sent by two of Gruber’s friends. Gruber said he had spoken on the telephone with a friend who then, “with the best intentions but infelicitously”, passed on some contents of the conversation. The letter, he said, contained “inaccuracies and serious misreporting.” He had made it clear to the friend that he was under time pressure. But he never had been presented with a prepackaged document for his signature, nor had he been summoned to the Archdiocesan chancery