lunedì 19 aprile 2010

Interessante commento dell'Asca: ancora oggi Benedetto XVI è costretto a fare i conti con la complessa (e controversa) eredità di Wojtyla


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IL PAPA A MALTA: VIDEO, FOTO, PODCAST

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INCONTRO DEL PAPA CON LE VITTIME DI ABUSI: COMUNICATO DELLA SANTA SEDE

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Il Papa: "Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere. Ci dicono che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa" (Omelia)

Malta ha riservato al Papa «un’accoglienza superiore alle aspettative». Oltre centomila persone hanno abbracciato Benedetto :-)

L’accoglienza dei Maltesi è calorosissima. «Happy birthday» per il Papa (Tornielli)

Questa storia del "carisma" wojtyliano sta seriamente danneggiando la credibilità dei mass media e rischia di rovinare in molti il ricordo di Giovanni Paolo II (Raffaella)

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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE A MALTA (17-18 APRILE 2010): LO SPECIALE DEL BLOG

Su segnalazione di Alessia leggiamo questo commento non scontato. Poi diciamo la nostra...
R.

PAPA: A 5 ANNI ELEZIONE, FA ANCORA CONTI CON EREDITA' WOJTYLA (SERVIZIO)

Era stato eletto, si diceva allora, per un pontificato 'di transizione', quando non si era ancora spenta - nel mondo e nella Chiesa - l'impressione lasciata delle folle oceaniche accorse a Roma per i funerali di 'papa Wojtyla il Grande', acclamandolo a gran voce 'Santo Subito'; oggi, a cinque anni da quel 19 aprile del 2005, papa Benedetto XVI, che di Giovanni Paolo II era stato per un quarto di secolo il braccio destro, si trova sempre di piu' a dover fare i conti con l'eredita' complessa del suo predecessore sul trono di Pietro.
Man mano che si allarga e scava sempre piu' a fondo nel passato recente della Chiesa, la crisi degli abusi sessuali sui minori da parte dei preti sembra infatti chiamare in causa il modo in cui la Curia, ai tempi di un Wojtyla gia' malato e sempre piu' distante dalla gestione quotidiana della macchina vaticana, affronto' i casi di pedofilia che le venivano presentati dai vescovi di tutto il mondo.
Qualche giorno fa Golias, rivista cattolica francese non certo tenera con papa Ratzinger, ha portato alla luce la lettera del 2001 con cui l'allora prefetto della Congregazione per il clero, il card. Dario Castrillon Hoyos, si congratulava con un vescovo per non aver denunciato un prete molestatore, e lo presentava come modello per l'episcopato mondiale: un testo che rivela come una mentalita' chiusa, all'insegna della logica dei 'panni sporchi si lavano in famiglia', fosse ancora vivissima nel cuore del Vaticano meno di 10 anni fa.
Ma quella lettera mostra anche quanto in quegli anni fosse aperto e aspro, ai vertici della Chiesa, il confronto su come affrontare una crisi sulla quale, a detta di molti, si gioca la credibilita' del cattolicesimo per i prossimi decenni - e per la prima volta il portavoce vaticano, p. Federico Lombardi, lo ha riconosciuto prendendo apertamente le distanze in un comunicato ufficiale dalle posizioni di Hoyos.
In quel confronto - anche al di la' di quanto gli organi di comunicazione vaticani possano mostrare - il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, card. Joseph Ratzinger, cerco di portare avanti le ragioni della trasparenza, della pulizia da quella ''sporcizia'' da lui cosi' significativamente evocata nella Via Crucis del 2005, proprio mentre papa Wojtyla agonizzava.
E mentre emergono particolari sempre piu' sordidi sulla 'doppia vita' del fondatore dei Legionari di Cristo, quel Marcial Maciel favorito e stimato da Giovanni Paolo II, che lo volle addirittura accanto sull'aereo che lo portava in Messico, dalle inchieste giornalistiche viene anche fuori che Ratzinger - unico tra i cardinali di Curia - aveva rifiutato le 'generose offerte in denaro contante con cui il Maciel oliava i meccanismi vaticani e si assicurava il sostegno dei suoi pezzi grossi.
Tra questi, secondo quanto riportato dal settimanale cattolico statunitense National Catholic Reporter, in prima fila c'erano il segretario di Stato vaticano, card. Angelo Sodano - messo da parte Benedetto XVI, che gli ha preferito un suo collaboratore di lungo corso, anche se non un diplomatico come da tradizione, il card. Tarcisio Bertone - e il segretario personale di Wojtyla, card. Stanislaw Dziwisz. Una volta salito al soglio di Pietro, Ratzinger - che di fronte all'accumularsi delle denunce aveva lottato a lungo in Curia perche' fosse aperta un'inchiesta in Vaticano - condanno' Maciel ad una vita ''di preghiera e penitenza'' e, qualche mese fa, ha autorizzato una visitazione apostolica dell'intera congregazione dei Legionari, destinati con ogni probabilita' al commissariamento. Ironicamente, c'e' ancora il card. Castrillon Hoyos - che ha difeso la sua lettera dicendo che fu autorizzata da papa Wojtyla stesso - dietro l'altra grande crisi che ha segnato fino ad oggi il pontificato di Benedetto XVI: quella lefebvriana.
Il porporato colombiano, infatti, era alla guida della Pontifica Commissione ''Ecclesia Dei'' che ha negoziato la remissione della scomunica dei quattro vescovi tradizionalisti, tra cui quel Richard Williamson che, pochi giorni prima, aveva negato l'esistenza dell'olocausto in un'intervista alla Tv svedese. Un corto circuito che, come ammesso dallo stesso pontefice nella Lettera scritta ai vescovi dopo l'esplosione di una polemica di dimensioni mondiali con il mondo ebraico, si sarebbe potuto evitare con una semplice ricerca su internet.
Ma a Benedetto XVI saranno forse tornati in mente quei giorni del 1988 in cui fu proprio papa Wojtyla a far saltare l'accordo raggiunto dall'allora card. Ratzinger con i lefebvriani, che avrebbe permesso di evitare la scomunica e lo scisma e l'aprirsi di una ferita che, pero', nemmeno il suo gesto di generosita' e' riuscito finora a richiudere. Ha confidato infatti un suo amico intimo, il prof. Wolfgang Beinert, uno dei membri del Ratzinger Schuelerkreis, che il pontefice starebbe ''perdendo il sonno'' per l'affaire lefebvriano, data l'inamovibilita' dimostrata dai tradizionalisti durante i colloqui dottrinali in corso in Vaticano. E' quindi un'eredita' paradossalmente pesante, quella lasciata da Wojtyla al suo successore, che si trova oggi - senza lo 'scudo mediatico' offerto al papa polacco prima dal suo carisma e poi dalla sua lunga malattia - ad affrontare una lunga serie di debolezze, nodi irrisolti e scandali nascosti. Una situazione che papa Ratzinger ha deciso di affrontare con lo stile pacato e raziocinante che gli e' proprio, concentrandosi suoi 'fondamentali' della fede. Ma il succedersi degli eventi e delle crisi non hanno fino ad ora permesso alla natura pastorale del Magistero del pontefice di esprimersi pienamente e - se questi cinque anni sono un'indicazione per il futuro - forse questo non sara' possibile farlo neppure in futuro.

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Molto interessante...eviterei la parola "carisma" usata come sinonimo di mediaticita'.
Non vorrei essere blasfema ma, prima che la scure di Papa Benedetto si abbattesse su di lui, Maciel era definito, appunto, "carismatico".
Non usiamo quindi questa parola cosi' importante a caso.
Sono sicura che le vittime maltesi incontrate ieri da Benedetto XVI (unico Papa della storia ad avere accettato di incontrare le vittime innocenti dei preti pedofili) non avrebbero alcun problema a definire Joseph Ratzinger un "dono del Cielo". Questo, e non altro, e' il concetto di carisma.
Il Magistero di Benedetto XVI e' straordinariamente fecondo. Sono i media che si soffermano solo sugli "scandali". Il Santo Padre sara' ricordato per secoli per la sua straordinaria opera evangelizzatrice (con la parola ed i libri).
Non abbiamo riprese televisive di Paolo, ma le lettere si'...e sono quelle che contano!

R.

12 commenti:

Maria R. ha detto...

Devo dire che lo trovo un pezzo equilibrato, si dice la verità senza cadere nella falsa retorica del paragone scontato, allo stesso tempo non c'è nessuna botta assestata con durezza "maligna" all'una o all'altro pontificato. Si dice la verità, almeno per come oggi la conosciamo. Rimango comunque del parere che anche un pontificato definito come "controverso" abbia prodotto buoni frutti, di conversione e di magistero (anche se Papa GPII non scriveva sempre di suo pugno). Le questioni di "governo", andrebbero appurate facendo parlare molte altre persone...che rimangono invece in silenzio, su questi aspetti (oserei dire: stranamente in silenzio, ma forse si teme una compromissione della causa di beatificazione)

Quanto al tuo commento, lo quoto in pieno :)

euge ha detto...

Cara Maria condivido sia il tuo post che il commento di Raffaella!

laura ha detto...

Sono d'accordo con Raffaella,in tutto

Anonimo ha detto...

Sono stanco dei giudizi negativi su Papa GP II. Sara un santo. Questo sito fa un buon lavoro, ma non capisco affato perche l'avete contro il santo predecessore del santo Papa attuale.

Anonimo ha detto...

Carissima Raffaella, affogare GP II per fare emergere BXVI: 1, non è per niente cristiano. 2. Non risponde a verita storica, in quanto su molte cose ha fatto anche GPII, 3, puo ritorceresi contro lo stesso BXVI.Allora esaltate la figura di Benedetto XVI sebza fare paragoni.
Grazie per il vostro lavoro.

Anonimo ha detto...

Se si accertasero delle serie responsabilità a carico dell'allora segretario di GPII , sulla gestione del caso Maciel o sui preti pedofili non esiterei da papa a esiliarlo come ai tempi di Mancirkus..... così una buona volta la lezione basterebbe "all'entoruge " di Wojtila che approfittando della malattia del papa nè èrese le redini di Santa Romana Chiesa.
Fuori i furbi e gli intriganti.

Raffaella ha detto...

Veramente non sono stata io a fare paragoni, ma l'articolista dell'Asca.
Non vediamo polemiche laddove non ce ne sono.
Sulla parola "carisma" mi sono gia' espressa piu' volte precisando che e' un termine che non mi piace perche' usato in malo modo.
R.

incontentabile ha detto...

guarda anonimo, che un santo non è goldrake, non è un supereroe che in vita sua non ha mai sbagliato: è una persona che veneriamo e ci deve essere di esempio perché, pur nei limiti, nei peccati e negli sbagli, ha sempre mantenuto viva l'amicizia con Cristo e non ha mai cessato di affidarsi a Lui. Questo Karol Wojtyla lo è certamente, nessuno su questo blog lo mette in dubbio.
Del resto anche dei grandi santi e dei Padri della Chiesa, di San Pietro per primo, sappiamo che la loro magnificenza non proveniva da una loro presunta perfezione, ma dalla loro fede in Colui che è l'unico perfetto.

Anonimo ha detto...

Non è solo di oggi. E non mi riferisco alla parola "carismo". Ne all asca. Mi riferisco al fatto che da quando è scoppiata la polemica sugli abusi ai danni dei bambini...alcuni, compreso questo blog, provano a daneggiare la figura di Giovanni Paolo II...ma non in se stesso, ma col tentativo di dare piu aurea a Benedetto XVI. Ricordiamo che così come oggi i collaboratori sono attacati per innefficienza nel getire le crisi scoppiate, così a suo tempo, GP II aveva anche alcuni collaboratori... La sapienza popolare insegna che lo sputto laciato in aria prima o poi ricade su chi l'ha lanciato. Cio non toglie il fatto che grazie a voi un ottimo lavoro di conoscenza e di apprezzamento della figura di Papa Ratzinger è stato fatto. Tutti uniti...dietro a Pietro, quello di ieri, quello dell'altro ieri e quello di oggi.

Raffaella ha detto...

Non esageriamo e moderiamo i toni!
Qui non si sputa contro nessuno ne' si usano espressioni volgari.
Semmai sono certi media a prendersela con Papa Benedetto eletto, ricordiamolo, cinque anni fa!
R.

chiara ha detto...

non esistono intoccabili,anonimo.
papa ratzinger non deve assumersi colpe non sue.

Anonimo ha detto...

Amici che intervenite sul Blog, Raffaella carissima,
il mio modestissimo parere sulla vicenda delle devianze religiose e sulle presunte colpe di copertura è il seguente: la Chiesa Cattolica ha una struttura gerarchica, ma dove gli immediati subalterni al Papa, contano, eccome se contano; non solo contano, ma sono spesso ascoltati prima di qualche esternazione importante o prima di qualche decisione importante ufficiale della Chiesa. Il Papa sembra un sovrano assoluto, ma è tale solo nelle apparenze.
Intendo dire che gli errori "di copertura dei pressbiteri deviati" non possono essere razionalmente attribuiti a questo o quel Papa; né essere imputati a questo o a quel cardinale. Dico questo non per stendere un velo di ipocrito silenzio sugli errori emersi recentemente, ma solo per ricordare che alcune scelte, ritenute - col senno di poi, col senna attuale, sbagliate - furono fatte dai responsabili pro-tempore, ai vari livelli di potestà decisionale, considerandole "le meno negative" per l'immagine della Chiesa (che è santa perché viene da Cristo, ma è peccatrice perché è fatta da uomini e religiosi talvolta limitati e talvolta infedeli e incoerenti). In questo contesto coinvolgere singolarmente i vari elementi ai vertici "della barca forata" non è corretto, né utile, né saggio.
I vertici della Chiesa scontano ora il "distacco storico" tra l'immobilismo buonista e pasticcione del loro modo di concepire "peccato e perdono" e le responsabilità civili e penali dei singoli che violano le leggi positive vigenti. Sembra che la Chiesa abbia ora compreso, per il suo bene futuro, che un pedofilo è "un delinquente" (magari ammalato, ma che delinque) e che un "prete assatanato di donne, magari maritate" è un delinquente pervertito che sfascia i matrimoni e merita di essere punito anche dalle leggi dello stato, soprattutto dalle leggi dello stato.
A queste conclusioni (cioè del rinvio del delinquente al giudice naturale definito per legge "i laici credenti" erano giunti almeno 30 anni or sono; la Chiesa che è eccessivamente lenta nel suo incedere (a volte sembra un po' sclerotica) ci è arrivata solo a consapevolizzarsi "dei pericolosi deragliamenti".
Il perdono attiene alla misericordia di Dio e tocca la sfera spirituale e sopranaturale; le nefandezze richiedono l'applicazione delle leggi punitive dei codici dello stato. Piaccia o non piacca alla Chiesa.