martedì 21 settembre 2010

"Cristianità": la parola che non piace al Papa (Di Giacomo)


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L'incontro con cinque vittime fa commuovere il Pontefice (Ansaldo)

Quella voce interiore che ha illuminato Sophie Scholl e Joseph Ratzinger (Sussidiario)

PAPA/ 100mila ragioni (Ubaldo Casotto)

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Il popolo inglese ha capito, ha compreso la significativa sensibilità del Papa (Collacciani)

I precedenti quattro incontri del Papa con le vittime di abusi (Liut)

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Questo tempo per l’Europa. C’è una costante nei viaggi "settembrini" di Benedetto XVI (Muolo)

La stampa inglese entusiasta di Benedetto. Il Sunday Times chiama il Papa "Santo nonnetto"

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Grande entusiasmo e folla per il Papa anche a Birmingham. Il pranzo con i vescovi ed il "classico decollo" della papalina (Izzo)

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Il bilancio del viaggio del Papa nel Regno Unito nel bel commento di Andrea Tornielli

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Frédéric Mounier, sul suo blog, ammette di non comprendere la ragione dei successi di Papa Benedetto :-)

La passione, l’insistenza, la radicalità della sua condanna della pedofilia hanno dato al Papa una statura morale e intellettuale enorme (Rusconi)

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La parola che non piace al Papa

di Don Filippo Di Giacomo

C’è una parola che è stata lanciata verso Benedetto XVI durante tutto il suo viaggio inglese senza che il Papa l’abbia mai raccolta. L’hanno pronunciata la Regina, gli speaker dei due rami del Parlamento britannico, il primate anglicano e anche il presidente dei vescovi cattolici inglesi: cristianità.
Oltre a non averla mai raccolta, il Papa l’ha anche contestata.
Nella veglia di preghiera di Hyde Park, parlando ai giovani, Benedetto XVI ha detto che la Chiesa deve abituarsi all’idea di essere minoranza, ad esprimere una nuova creatività evangelica senza rifugiarsi nella sicurezza delle proprie strutture e delle proprie tradizioni nazionali.
A Birmingham, durante la cerimonia di beatificazione del cardinale Newman, ha dedicato l’intera omelia agli insegnamenti del nuovo beato sul primato della coscienza, “primo vicario di Cristo sulla Terra”, secondo un suo famoso detto.
In realtà, Newman riassumeva i contenuti del dogma dell’infallibilità pontificia così come contenuta nei decreti del Concilio vaticano primo. E nei suoi scritti teologici, Papa Ratzinger ha ricordato la fatica fatta dalla teologia cattolica per comprendere quanto il primo anglicano cattolico che giunge sugli altari fosse in sintonia con quanto insegnato da quella ormai lontana assise ecumenica e come, così facendo, gli aggiungeva quel fermento vitale che ha portato la Chiesa a celebrare il Concilio vaticano secondo.
A bocce ferme, tra qualche settimana, chiunque tornerà a leggere i due discorsi che Ratzinger ha tenuto davanti alla Regina e alla società politica e civile rappresentano lo schema più alto (e comunque di gran lunga più fresche delle stantie parrucconate che, ciclicamente, ci vengono riciclate come “nuove”) per una “carta europea” della laicità. E chi ha seguito la letteratura universitaria del Papa, si rende conto che i suoi dialoghi accademici con il protestante Moltmann, il cattolico Metz, l’ebreo Gadamer, l’agnostico Habermas stanno immettendo nella riflessione comune i frutti di una meditazione “alta” sul futuro dell’Europa, realtà di cui il Papa non sembra avere alcuna paura.
Mentre a tanti sembra frullare per la testa il riutilizzo della parola “cristianità” in senso politico, Benedetto XVI, il Papa della Chiesa Cattolica, ne ha firmato l’atto di morte e ha riportato la palla del cristianesimo al centro. Ha detto ai tanti in vena di “denominazioni”, che la partita si giocherà solo su due tavoli: quello dell’onestà della vita personale e quello della testimonianza cristiana. Il resto, le tante denominazioni e divisioni che hanno agitato la vita della defunta cristianità, non è sembrato interessargli più di tanto. Anzi, al primate anglicano che, visto che tutti sanno quali siano le difficoltà tra le due Chiese, tanto valeva non parlarne. Anche per le Chiese, infatti, quando le cose vecchie non esistono più, meglio parlare del nuovo che avanza.

© Copyright L'Unità, 21 settembre 2010 consultabile online anche qui.

4 commenti:

SERAPHICUS ha detto...

"Ha detto ai tanti in vena di “denominazioni”, che la partita si giocherà solo su due tavoli: quello dell’onestà della vita personale e quello della testimonianza cristiana. Il resto, le tante denominazioni e divisioni che hanno agitato la vita della defunta cristianità, non è sembrato interessargli più di tanto."

Finalmente si comincia a capire. Fine delle finzioni, delle superficialità, delle professioni false e superficiali. Si comincia dal nuovo che avanza. Il nome cattolico per il "nuovo che avanza" è "tradizione".

Anonimo ha detto...

Mi sa tanto che questa volta il buon don Di Giacomo ha preso proprio un bel granchio: "Christianity" in inglese non significa "cristianità", ma semplicemente "cristianesimo". Per esprimere l'idea di "cristianità" gli inglesi usano la parola "Christendom", che non mi risulta sia stata mai usata da alcuno.

quirinus ha detto...

che pretendete da uno che scrive sull'Unità? Che abbia mai letto o evitato di far finta di ignorare quello che il Concilio e tutti i papi hanno insegnato negli ultimi 40 anni sulla necessità di trasformare l'ordine temporale in conformità colle esigenze del Vangelo?

Pensate che le lodi alla Cristianità medievale in tante omelie e scritti entreranno mai in testa a questa gente? Chissà perchè una delle prime cose fatte dal Papa appena arrivato è stata lodare il Santo Re Edoardo il Confessore, tipico esponenete della monarchia sacrale cattolica!

Per questi qua la dottrina sociale della Chiesa si riduce all'assistenzialismo comunistoide dello stato alla Caritas!

Fabiola ha detto...

Come al solito Di Giacomo legge quel che vorrebbe trovare scritto e sente quel che vorrebbe ascoltare.
Desidera così tanto una Chiesa tutta "spirituale" cioè irrilevante nello spazio pubblico da riscrivere sempre lo stesso articolo, a partire da qualsivoglia questione.
Da tempo, ha deciso di arruolare d'ufficio questo Papa alla sua causa e prova ad inserirsi nell'argomentare alto di Benedetto per convincerci che il Papa è d'accordo con lui. (e con il giornale fondato da Antonio Gramsci). Patetico.