lunedì 13 settembre 2010
Monsignori ma non troppi. La singolare protesta dei preti di Chicago mentre cresce la nuova generazione di vescovi fedele al Papa (Rodari)
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Monsignori ma non troppi. La singolare protesta dei preti di Chicago
di Paolo Rodari
Francis George, capo dei vescovi statunitensi e insieme arcivescovo di Chicago, non è un tipo facilmente impressionabile. Tuttavia il fuoco delle proteste sotto le quali è costretto a stare in questi giorni non è di poco conto.
Contro di lui sono schierati diversi sacerdoti della sua diocesi, spinti anche dal continuo risalto che offrono loro i giornali, le tv e le radio locali. Tutto è cominciato circa due settimane fa.
George ha preso una decisione che in diocesi non veniva adottata da prima del Concilio Vaticano II. Ha comunicato che, dietro sua richiesta, Papa Benedetto XVI ha deciso di concedere il titolo onorifico di “monsignore” a venti sacerdoti diocesani. Si tratta di preti già di una certa età, molti ultraottantenni, e che hanno prestato per anni il proprio servizio a Chicago. Tra questi, anche il rettore del Mundelein Seminary, l’amministratore della Caritas locale e il parroco della Holy Name Cathedral.
Ha spiegato George: “Ognuno di questi preti merita di essere onorato dal Papa e da tutti noi per il servizio reso in questi anni”. Ma per diversi preti locali la decisione non va bene perché “resuscitare una tradizione che era andata perduta dopo il Concilio significa tornare a una cultura clericale oramai sorpassata, una cultura che minaccia il ruolo dei laici nella chiesa”.
Ma c’è di più. C’è anche chi sostiene che le preoccupazioni di George dovrebbero essere altre. Dicono sui media del posto alcuni preti: “George dovrebbe occuparsi del problema dei preti pedofili e in particolare delle accuse sempre più numerose rivolte contro l’ex sacerdote Daniel McCormack per abusi sessuali commessi su minori. Queste dovrebbero essere le sue preoccupazioni, non altre”. Padre Thomas McQuaid, parroco della chiesa di San Leonardo ha spiegato di aver scritto a George per chiedergli di non reintrodurre l’“antica usanza”. Ha detto McQuaid: “Penso che la decisone di George non faccia altro che dividere la diocesi e in particolare i preti. Concedere il titolo di ‘monsignore’ ad alcuni significa creare una casta”.
La situazione di Chicago riflette un trend presente un po’ in tutte le diocesi americane.
Una nuova generazione di vescovi conservatori sta crescendo in diocesi in cui il clero non sempre è allineato sulle loro posizioni. Benedetto XVI è un faro per questo episcopato nonostante il clero a volte resti su posizioni più liberal e non sia disposto a cedere il passo.
Il parroco della Holy Name Cathedral, Dan Mayall, neo monsignore, ha detto invece che insieme a questa nuova generazione di vescovi stanno arrivando anche nuovi preti fedeli alla tradizione “e questo dovrebbe essere un valore per le nostre diocesi”.
La decisione di George è semplicemente simbolica. Eppure se crea così tanti malumori è perché il segno che intende lasciare colpisce.
Dopo il Vaticano II a Chicago due cardinali si rifiutarono di concedere ulteriormente il titolo onorifico di “monsignore” ai preti: prima il cardinale John Cody, poi il cardinale Joseph Bernardin. La decisione di George è dunque in discontinuità con loro. Ed è probabilmente uno degli ultimi gesti che George ha inteso fare prima di lasciare, a novembre, la guida della Conferenza episcopale americana. Tra due mesi toccherà a Ratzinger suggerire il nome di un porporato in grado di raccoglierne l’eredità.
Pubblicato sul Foglio sabato 11 settembre 2010
© Copyright Il Foglio, 11 settembre 2010 consultabile online anche qui, sul blog di Paolo Rodari.
Ho grande fiducia nei giovani vescovi e soprattutto nei giovani preti che stanno crescendo mettendo al bando qualsiasi ideologia circa un inesistente "spirito del Concilio".
Questa nuova generazione ha sicuramente come faro Benedetto XVI. Resiste ancora la vecchia guardia supportata anche e soprattuto dai media (meno dai fedeli) ma, come e' del tutto naturale vista l'eta', prima o poi dovra' rassegnarsi. Forse allora potremo vedere i frutti di quella "riforma della riforma" della quale Benedetto XVI ha gettato le basi.
R.
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2 commenti:
In due post molto interessanti P. Scalese propone una soluzione per superare l'impasse con i lefebvriani: richiedere loro solo la professione di fede cattolica di cui al Can. 833.
http://querculanus.blogspot.com/2010/09/lesperienza-della-tradizione.html
http://querculanus.blogspot.com/2010/09/due-postille.html
Alberto
Abbiamo fiducia nell'umile lavoratore della vigna del Signore! Piano, piano la Chiesa tornerà a splendere! :-)
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