martedì 16 novembre 2010

Card. Biffi: Oggi la Chiesa sembra perdente di fronte al mondo, ma non è così. Non solo in quanto nel Vangelo i veri trionfatori sono i martiri, ma perché noi non crediamo in una filosofia bensì in un fatto

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Il 23 novembre, presentazione del libro-intervista con Benedetto XVI (Zenit)

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Benedetto XVI a Zagabria il 4 giugno 2011. Lo annuncia la Conferenza dei vescovi croati

Il 23 novembre la presentazione del libro-intervista di Peter Seewald con Benedetto XVI

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CONFERENZA STAMPA SULLE NUOVE TECNOLOGIE AL SERVIZIO DELLE COMUNICAZIONI DELLA SANTA SEDE: PRESENTAZIONE DELLA NUOVA REGIA MOBILE DEL CENTRO TELEVISIVO VATICANO PER RIPRESE TELEVISIVE IN ALTA DEFINIZIONE

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Le memorie scomode del cardinale Biffi (Magister)

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La tua firma per salvare Asia Bibi e il Pakistan (AsiaNews)

Abusi, in missione per conto del Papa in Irlanda (Galeazzi)

"Caritas in Veritate", anche nel mondo sanitario (Villa)

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Nel preconcistoro il neo-Card. Burke potrebbe svolgere una critica espressa dell'ecumenismo alla Kasper

Mons. Leonard apre una parrocchia di Bruxelles all'apostolato della Fraternità di San Pietro

Irlanda. Al via la visita apostolica del cardinale O'Malley (R.V.)

Sanità, Mons. Zygmunt Zimowski (Santa Sede): la lotta all'Aids ed il problema dei migranti siano fra le priorità (Izzo)

Conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la salute: equità e umanità nella cura dei pazienti (R.V.)

Le parole del Papa all'Angelus nel commento dell'economista Stefano Zamagni (Galeazzi)

Messa a Roma per i cristiani iracheni uccisi il 31 ottobre a Baghdad

La riflessione economica del Papa all'Angelus: il commento del prof. Dell'Arringa (Radio Vaticana)

Il Papa ai vescovi brasiliani: "La Conferenza episcopale promuove l'unione di sforzi e di intenzioni dei vescovi, divenendo uno strumento che permette loro di condividere gli oneri; deve però evitare di collocarsi come una realtà parallela o sostitutiva del ministero di ognuno dei vescovi, vale a dire che non deve mutare il suo rapporto con la rispettiva Chiesa particolare e con il collegio episcopale né costituire un intermediario fra il vescovo e la Sede di Pietro" (Discorso)

Il Papa ai vescovi brasiliani: Le Conferenze Episcopali non esproprino il ruolo dei vescovi. I Cristiani siano un punto di riferimento per la società civile. Benedetto XVI fa gli auguri al Brasile: riscopra l'identità nel Vangelo (Izzo)

Il Papa: contro la crisi economica cambiare gli stili di vita (Giansoldati)

Iraq, Frattini: pronta una risoluzione Onu per difendere i Cristiani (Apcom)

Manifestazioni a sostegno dei Cristiani iracheni a Parigi, Lione, Bruxelles, Stoccolma (La Croix)

Padre Samir Khalil Samir: La fuga dei cristiani dal Medio Oriente, e quindi la loro scomparsa da questa regione, sarebbe una doppia perdita: prima per il Cristianesimo ma anche e soprattutto per il mondo islamico (Sir)

Inizio Visita Apostolica a Dublino, card. Sean O’ Malley: "Sono venuto per ascoltare il vostro dolore, la vostra rabbia, ma anche le vostre speranze e aspirazioni" (Sir)

Inizio Visita Apostolica in Irlanda, Mons. Martin: “Non c'è mai rinnovamento nella Chiesa, senza pentimento e conversione” (Sir)

Nuova composizione del Collegio Cardinalizio (Radio Vaticana)

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Sarà annunciato a breve il passaggio alla Chiesa Cattolica di 50 sacerdoti anglicani e centinaia di fedeli. Previsto il raddoppio dopo la costituzione del primo Ordinariato (Telegraph)

Il Papa ai maestri di sci: non idolatrare il corpo potenziandolo con mezzi illeciti. Lo sport contribuisce a stimolare la costanza nel perseguire gli obiettivi, a superare le difficoltà rispettando le regole (Izzo)

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Il nunzio in UK si è dimesso per motivi di salute. L'appello di Damian Thompson per un nuovo nunzio in sintonia con il Santo Padre anche nell'ottica della scelta dei vescovi

Il Papa, il Vaticano II e la Parola di Dio. L’esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini di Benedetto XVI. La riflessione di Massimo Introvigne

La liturgia nel Santuario celeste e nel tempo della Chiesa (Don Enrico Finotti)

L'Angelus di ieri nel commento di Salvatore Izzo

La lezione ecologista del Papa (Maurizio Ferrera)

Segnalazione del libro "L'opposizione al Motu Proprio Summorum Pontificum" di Alberto Carosa
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Su segnalazione della nostra Fabiola leggiamo:

Cristiani: si può «cantar vittoria»

provocazione

Oggi la Chiesa sembra perdente di fronte al mondo, ma non è così. Non solo in quanto nel Vangelo i veri trionfatori sono i martiri, ma perché noi non crediamo in una filosofia bensì in un fatto

La riflessione del cardinale Biffi

DI GIACOMO BIFFI

In questo tempo squinternato – che sembra dare sempre più spazio al rifiuto del messaggio evangelico sostanziale e si compia­ce di contestare in tutti i modi la Chiesa cattolica, il suo magistero e quasi la sua stessa esistenza – fa capolino talvolta nella nostra co­scienza di credenti una domanda semplice e inquietante: noi cristia­ni, nella vicenda storica com­plessiva, siamo vincitori o sia­mo perdenti?
Il pungente in­terrogativo di solito non arriva a mettere in crisi il nostro atto di fede, ma a darci qualche in­timo disagio sì. Mette conto al­lora di affrontare in maniera e­splicita il problema, passando in rassegna i diversi elementi, de­sunti dalla divina Rivelazione, che possono aiutarci a raggiungere una soluzione intimamente pacifican­te. Regola indubbia per vivere sicu­ri e soddisfatti è di stare per quel che è possibile dalla parte di chi vince. Gli italiani in genere cono­scono bene questa norma furbesca e si sforzano di rispettarla. È un principio pratico che possiamo ac­cogliere anche noi, con un’avver­tenza però: che non si tratti di un vincitore temporaneo, destinato prima o poi alla sconfitta o almeno al superamento. Come canta il co­ro conclusivo del Falstaff di Verdi: «Ride bene chi ride – la risata fi­nal».
Ma l’unico vincitore, ultimo e definitivo è il Signore Gesù. Ce lo ha assicurato lui stesso in una delle ore più dolenti e significative della sua avventura terrena: «Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate co­raggio: io ho vinto il mondo» (Gv 16,33). E, dopo questa solenne di­chiarazione, è andato incontro all’arresto, alla condanna, alla cro­cifissione, alla morte, alla Pasqua di risurrezione e di gloria: tutto questo – tutto – costituisce la sua “vittoria”. È una vittoria che origina nel tempo ma lo trascende. Gesù è il trionfatore in assoluto, e il suo trionfo è anche il nostro trionfo.
Noi che aderiamo attraverso la fe­de al suo mistero ed entriamo nel­la sua comunione vitale diventia­mo – con lui, in lui, e per lui – vin­citori indiscutibili, vincitori non insidiabili, vincitori perenni.
Perciò la prima lettera di Giovanni può scrivere: «Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?» (1 Gv 5,4-5). Che la nostra ultima sorte sia positiva e fausta – e il no­stro esito finale coincida, in Cristo, con un’apoteosi superiore a ogni nostra attesa – è dunque cosa sicu­ra: se ci manteniamo con sincera fedeltà in questa prospettiva, la nostra travagliata avventura di cre­denti non mancherà mai di pace interiore e di gioia. Ma il convinci­mento dell’immancabile vittoria e­scatologica psicologicamente stri­de con l’esperienza dell’insuccesso e del decadimento che affligge qualche stagione, anche protratta, delle comunità cristiane.
Sarà bene ricordare a questo proposito che il Signore non ci ha mai promesso u­na militanza terrena che fosse una continua marcia trionfale e una vi­ta cristiana paragonabile a una passeggiata sotto i mandorli in fio­re.
Egli ha piuttosto moltiplicato gli avvertimenti contrari. Secondo Gesù il rapporto normale del mon­do con la «nazione santa» (cfr. 1 Pt 2,9) – il «mondo», cioè le forze poli­tiche, le culture dominanti, le po­tenze della comunicazione – non è la comprensione, la simpatia, il dialogo; è la persecuzione: «Sarete odiati da tutti a causa del mio no­me » (Mt 10,22). Ma la persecuzio­ne, secondo l’ottica di Cristo, non è per noi una sciagura: è un modo di assimilarci alla croce del Redento­re, e quindi una partecipazione al­la sua esaltazione. Il martire, se­condo la coscienza certa della Chiesa, espressa con chiarezza dal­la liturgia, non è uno sconfitto, è un trionfatore, perché ha attuato nella forma più perfetta l’imitazio­ne di colui che «ha vinto il mon­do».
È innegabile però che noi sia­mo tentati di tristezza quando ci troviamo alle prese con quello che ci sembra un declino del cristiane­simo. Ma questo declino in effetti non c’è e non ci può essere, per la stessa autentica e indeformabile natura della realtà cristiana. Il cri­stianesimo primariamente e per sé non è una dottrina né un sistema etico né un insieme di pratiche ri­tuali: intendiamoci, è anche tutte queste cose, ma non primaria­mente e per sé. Potremmo addirit­tura dire che primariamente e per sé non è neppure una “religione”: è una serie unificata di realtà (un av­venimento, una Persona, un dise­gno divino concepito nell’eternità e progressivamente attuato nella storia).
È il “fatto” dell’Unigenito del Padre, che si fa uomo, si immo­la per la nostra salvezza, risorge, sta alla destra di Dio, effonde lo Spirito; e così diventa per noi prin­cipio di una vita nuova e più “vera”. Ora gli avvenimenti non sono mai scalfiti o messi in crisi da niente e da nessuno. Una filosofia che non abbia più alcun sostenitore è un fenomeno esaurito; una religione senza nessun seguace è una reli­gione ormai estinta. Invece il Figlio di Dio che si incarna, la sua morte salvifica, la sua esistenza glorifica­ta, il suo amplificarsi nella realtà del Christus totus, essendo dei “fat­ti” sono sempre vivi e vincenti; e lo sarebbero, pur se non ci fosse più nessuno quaggiù che li accolga e ci creda. Si capisce allora come mai Gesù possa seraficamente prefigu­rarsi per il futuro terreno dei suoi discepoli le ipotesi più deprimenti: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). Per lui la realtà indeformabi­le degli eventi salvifici è più impor­tante della quantità delle adesioni: «Disse allora ai Dodici: “Forse an­che voi volete andarvene”» (Gv 6,67). Ci rimane un’ultima annota­zione che aiuti la nostra fiducia e la nostra gioia, pur nelle circostanze più difficili della vicenda ecclesiale. Nella lettera agli Ebrei c’è una pa­rola singolarmente intensa e illu­minante: «Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!» (Eb 13,8).
Quel Gesù che colma di sé l’intero percorso dei figli di Adamo e gli dà senso («ieri») e che vive e regna nell’eternità alla destra del Padre («per sempre»), non si è reso lati­tante dai giorni incerti e inquieti nei quali ci tocca di vivere quaggiù («oggi»). Non ci ha lasciati soli: continua a essere possente e attivo in mezzo a noi. Nessuna potenza mondana riuscirà mai a intimidire la «nazione santa», che sa di avere con sé il «Signore delle schiere».

© Copyright Avvenire, 16 novembre 2010

5 commenti:

mariateresa ha detto...

sono OT. Rodari scrive nel suo blog che il nuovo presidente della Conferenza episcopale americana è l'arcivescovo di New York Timothy Dolan. Ne sono felice. E' un uomo che non le manda a dire.
http://www.paolorodari.com/

Carla ha detto...

Buona sera a voi tutti, amici del blog, forse il mio post non è puntualmente collegato alle dichiarazioni del Card. Biffi. Comunque volevo evidenziare solo questo fatto. Leggo stamane del clamore e dell'impstto politico scatenato per le dichiarazioni di Saviano nella puntata di "Vieni Via con Me" di ieri, a proposito di presunti collegamenti fra Lega e 'ndrangheta. Tutti zitti i grandi giornali invece per gli attacchi gratuiti alla Chiesa (ovviamente senza contraddittorio) sui casi Welby ed Englaro, conditi dalle osservazioni dello steso Saviano, a sproposito, ma sempre ad effetto , sui funerali cattolici tributati a spietati dittatori e la tonba di De Pedis nella Chiesa di S. Apollinare. Che ne pensate? Io credo comunque che è sempre meglio che la Chiesa sia "scomoda", piuttosto che conciliante e relativista, ciò in coerenza col forte messaggio del nostro amato Pontefice. Ciao Carla

Raffaella ha detto...

Ciao Carla, non ho visto la puntata e non vedro' nemmeno le prossime, se ci saranno.
Ho letto che hanno reagito i politici chiamati in causa. Hanno fatto bene.
Se qualcuno e' stato ingiustamente diffamato o offeso, si denuncino gli autori ed i conduttori del programma.
Noto che nessuno ha speso una parola per la Chiesa...come sempre!
Hai comunque ragione: meglio bistrattati che lisciati secondo la logica del mondo.
R.

Anonimo ha detto...

neanch'io ho visto il programma; ho visto però il lunghissimo e apologetico servizio del tg3 delle 14.20, dove pure si è calcata molto la mano sulla questione Lega - ndrangheta, su Fini - Bersani, si è fatto riferimento alla presenza di Englaro e della moglie di Welby ma, almeno questa è stata la mia impressione, si è fatto di tutto per evitare ogni riferimento alla posizione cattolica sull'eutanasia. insomma mi è sembrato che il tacere sia dovuto soprattutto alla volontà di evitare che Chiesa e cattolici (quei pochi che in Italia lo fanno) alzassero la voce sulla questione e soprattutto sulla faziosità della trasmissione, che evidentemente non ha bisogno di entrare in polemica con la Chiesa per fare odience, a differenza forse di Santoro: per la serie "non stuzzicare il can che dorme". Maria Pia

Anonimo ha detto...

Grazie, Carla
(Antonio Caterinato)