mercoledì 17 marzo 2010

Messaggio del Papa ai giovani: il commento di p. Jaquinet (Pontificio Consiglio) e don Anselmi (Cei)


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Messaggio del Papa: p. Jaquinet (Pontificio Consiglio) e don Anselmi (Cei)

La parabola del giovane ricco (Marco, 10,21) – che esprime in maniera efficace la grande attenzione di Gesù verso i giovani – per ribadire come solo in Dio è possibile progettare in modo pieno e definitivo la propria vita e come non basti limitarsi alla sola e semplice soddisfazione delle proprie aspirazioni e progetti personali per giungere alla felicità. Il messaggio di Benedetto XVI, diffuso il 15 marzo, in vista della XXV Giornata mondiale della gioventù che sarà celebrata, a livello diocesano, il 28 marzo 2010, domenica delle Palme, esorta e incoraggia i giovani a non aver paura di confidare in Dio, nell’affidarsi a Lui per progettare la propria vita, ma è anche una provocazione al mondo degli adulti a guardare alle nuove generazioni con fiducia. “Il cristianesimo – scrive il Papa – non è primariamente una morale, ma esperienza di Gesù Cristo, che ci ama personalmente, giovani o vecchi, poveri o ricchi; ci ama anche quando gli voltiamo le spalle”.

Confidare in Dio. Secondo padre Eric Jaquinet, responsabile della sezione giovani del Pontificio Consiglio per i laici (Pcl), i principali significati che emergono dal messaggio di Benedetto XVI ai giovani e alle giovani del mondo sono “una grande esortazione a non aver paura nel confidare in Dio nel progettare la propria vita ed aspirare così alla perfezione, e una grande fiducia nelle giovani generazioni”. Nel testo “il Papa mostra tutta la sua pedagogia centrata sull’invito rivolto ai giovani a dialogare con Cristo, al di fuori del quale nulla è possibile. La scoperta del proprio progetto di vita è possibile all’interno dell’amicizia con Dio che permette di dare risposte vere alle domande sulla propria vita, sul proprio futuro”. Benedetto XVI non si nasconde le difficoltà dei tempi presenti e i problemi che i giovani devono affrontare, come “la disoccupazione e la mancanza di riferimenti ideali certi e di prospettive concrete per il futuro”. Nonostante ciò “arriva a dire ai giovani ‘abbiamo bisogno di voi’, e questo è un grande segno della fiducia che il Pontefice nutre verso di loro. Sono in tanti pronti a rispondere e impegnati a progredire nella fede e nell’amore”. Il messaggio è anche un “forte invito” ai giovani “a pensare, a prendersi il tempo utile per capire e discernere il proprio progetto e poi chiedere a Gesù cosa ne pensa, a fare tutto alla sua luce perché la nostra vita abbia orizzonti sempre più ampi, proiettata verso la felicità e la vita eterna”. Per padre Jaquinet, “l’esortazione a non aver paura della chiamata al sacerdozio e alla vita consacrata, presente nel testo, rientra in questa prospettiva, che trova una sua naturale consonanza nell’Anno Sacerdotale”. La perfezione cristiana, auspicata da Benedetto XVI, “passa anche attraverso i dieci comandamenti, vere e proprie chiavi per verificare se siamo all’interno di un progetto di amore autentico e non di schiavitù”.

Una provocazione anche per gli adulti. “Un testo concreto in cui emerge un invito quasi mistico a cercare il volto di Cristo per poterlo poi riproporre nella vita di tutti i giorni”. Così don Nicolò Anselmi, direttore del Servizio nazionale della Cei per la pastorale giovanile (Snpg), commenta il messaggio di Benedetto XVI. “La mistica – afferma don Anselmi – non è staccata dalla concretezza. Il Papa ci insegna che vivere in Cristo orienta la nostra vita quotidiana. Una persona che prega, che opera alla luce di Dio non è fuori dal mondo, tutt’altro”. A colpire il responsabile del Servizio nazionale è anche il riferimento ai dieci Comandamenti: “Non sono prescrizioni ossessive ma strumenti per ordinare ed orientare la propria vita verso la libertà, la felicità, l’eternità. Colpisce molto l’esortazione ai giovani a tenere presente la propria vita nel più ampio progetto della vita eterna”. Benedetto XVI, aggiunge don Anselmi, “mostra di ben conoscere le difficoltà in cui versano le nuove generazioni in questi tempi, come la disoccupazione, la mancanza di riferimenti ideali certi e di prospettive concrete per il futuro. Ma nonostante ciò ha fiducia in loro”. Il messaggio rappresenta anche uno stimolo per il mondo adulto e degli educatori: “Come pastorale giovanile – ammette il sacerdote – dobbiamo interrogarci e farci interpellare dalle situazioni concrete in cui versano i nostri giovani, che vanno dallo studio, al lavoro, alla vita familiare, affettiva ed aiutarli a guardare il mondo con occhi di Dio. L’esempio dei santi proposto da Benedetto XVI, in questo senso, è un grande aiuto. Essi affascinano i giovani, le loro storie sono vere, rappresentano luoghi in cui i ragazzi possono vedere come il Vangelo vissuto possa cambiare le persone e il mondo”. Un’ultima battuta don Anselmi la riserva alla Gmg di Madrid del 2011, dove il Pontefice spera che siano in tanti “a vivere questo evento di grazia”: “Nella capitale spagnola, dove mi sono recato recentemente per organizzare la trasferta del contingente italiano, si respira un grandissimo entusiasmo e il Paese iberico è consapevole dell’importanza che questo evento ricoprirà per molti giovani spagnoli e del mondo intero”. Si stima che i giovani italiani a Madrid potranno essere oltre 100 mila.

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