venerdì 23 aprile 2010

Continua il calvario del Papa: via anche il settimo vescovo. Il bellissimo commento di Salvatore Izzo


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Riceviamo e con grande piacere e particolare gratitudine pubblichiamo:

CONTINUA IL CALVARIO DEL PAPA, VIA ANCHE IL 7* VESCOVO

(AGI) - CdV, 23 apr.

(di Salvatore Izzo)

"Quando ero ancora un semplice sacerdote e per un certo tempo all'inizio del mio episcopato ho abusato sessualmente di un giovane dell'ambiente a me vicino. La vittima ne e' ancora segnata. Nel corso degli ultimi decenni, ho piu' volte riconosciuto la mia colpa nei suoi confronti, come nei confronti della sua famiglia, e ho domandato perdono. Ma questo non lo ha pacificato.
E neppure io lo sono".
Con queste parole - in un comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede - il vescovo di Bruges, mons. Roger Vangheluw, ha motivato oggi le sue dimissioni, subito accettate dal Papa, che ha dovuto constatare ancora una volta la voragine morale che si e' aperta nella Chiesa Cattolica dopo il Concilio Vaticano II e la rivoluzione del '68.
Si', perche' i fatti - purtroppo - stanno dando ragione a quanto sostenuto dal Pontefice nel passaggio piu' controverso della sua commovente Lettera ai cattolici d'Irlanda, nella quale ha indicato nel venir meno della sacralita' del sacerdozio uno dei fattori che hanno scatenato la immonda sozzura che e' sta emergendo.
Certo la pedofilia e' un peccato che esisteva gia' ai tempi di Gesu' che nel Vangelo ha usato per questo crimine le parole piu' dure invitando i colpevioli a gettarsi in mare con "una macina al collo". Ma a questo punto e' evidente che negli anni del post-concilio, pur mantenedo ovviamente proporzioni limitate, e' diventato nella Chiesa un fatto piu' rilevante. E dunque e' un bene che lo scandalo sia esploso.
Anche il presule dimissionario, meglio sarebbe dire criminale, ha aggiunto nella sua dichiarazione che "la tempesta mediatica di queste ultime settimane ha rafforzato il trauma. Non e' piu' possibile continuare in questa situazione".
"Sono profondamente dispiaciuto - ha aggiunto - per cio' che ho fatto e presento le mie scuse piu' sincere alla vittima, alla sua famiglia, a tutta la comunita' cattolica e alla societa' in genere".
"La volonta' di trasparenza che la Chiesa Cattolica del Belgio vuole ormai applicare rigorosamente in materia" di abusi sessuali compiuto da sacerdoti e' stata riaffermata dal nuovo arcivescovo di Bruxelels Andre'-Joseph Leonard, che in una dichiarazione diffusa anch'essa dalla Sala Stampa della Santa Sede ha assicurato la volonta' dell'Episcopato Belga di seguire la linea
indicata dal Papa da ultimo con la Lettera ai cattolici dell'Irlanda, "voltando risolutamente pagina rispetto all'epoca, non cosi' lontana, nella quale nella Chiesa come altrove si preferiva la soluzione del silenzio o del camuffamento". "Non c'e' neppure bisogno - ha rilevato - di dire che questo evento sara' percepito molto dolorosamente in tutta la comunita' cattolica belga, tanto piu' che monsignor Vangheluwe era percepito come un vescovo generoso e dinamico, ampiamente apprezzato in tutta la sua diocesi e nella Chiesa del Belgio. E noi, i suoi confratelli, siamo coscienti della crisi di fiducia che cio' inneschera' tra molte persone".
Quello del vescovo stupratore di Bruges e' il settimo caso in meno di un mese di "dimissioni" ex canone 401 comma 2 del Codice di Diritto Canonico, cioe' per "ragioni di salute o gravi impedimenti" presenatte da presuli al Pontefice, come sottolinea il blog degli Amici di Papa Ratzinger. Ed e' il secondo caso, dopo quello di Oslo, di un presule che ammette di aver compiuto egli stesso abusi, anche se lo scandalo in Norvegia riguardava atti compiuti dal presule prima della consacrazione episcopale e in Belgio purtroppo anche dopo. Lo stupro del ragazzo da parte di un vescovo ha pero' un altro precedente in mons. Rembert Weakland, l'ex abate primate dei benedettini che fu capofila dei vescovi progressisti negli Usa e poi dovette dimettersi quando si scopri' che la relazione omosessuale da lui condotta nell'intero arco del suo episcopato era iniziata quando il giovane amante aveva 10 anni. Oggi Weakland e' un'militante per i diritti dei gay e il principale "accusatore" di Benedetto XVI Oltreoceano.
Anche mons. Vangheluwe appartiene all'ala progressista, tanto da aver fatto una battaglia per il diaconato femminile, sulla stessa linea del card. Martini. Questo dato storico rafforza quanto scritto dal Papa denunciando il fatto che negli ultimi 40 anni si e' aperta nella Chiesa una voragine morale.
Sulla quale in troppi - a cominciare forse dall'ex primate Dannels e dal nunzio
Karl Joseph Rauber, anche lui progressista e alquanto disattento - hanno chiuso gli occhi, se e' vero, come lascia intendere la dichiarazione dello stesso ex vescovo di Bruges, che i fatti erano notori. E un giornale belga ha anche scritto sul suo sito on line che il card. Dannels aveva incontrato la vittima del vescovo e i suoi familiari. Speriamo che non sia vero.
Oggi, pero', e' salito agli onori delle crionache anche un'altra figura di vescovo: la Santa Sede ha autorizzato infatti l'avvio del processo di beatificazione di don Tonino Bello, che e' stato un padre per i poveri e per i deboli nei diversi ministeri che ha ricoperto, fino a essere nominato vescovo di Molfetta da Giovanni Paolo II nel 1982. E' stato anche presidente nazionale di Pax Christi e in tale veste ha girato il mondo, proclamando la Parola di Dio e compiendo gesti di riconciliazione, come l'ingresso in Sarajevo ancora in guerra, dove ha profetizzato la nascita di un'Onu dei popoli capace di affiancare quella degli Stati nel promuovere esiti di pace. E' morto a Molfetta, il 20 aprile 1993, "in odoredi santita'".
"Coraggio! Vogliate bene a Gesu' Cristo, amatelo con tutto il cuore, prendete il Vangelo tra le mani, cercate di tradurre in pratica quello che Gesu' vi dice con semplicita' di spirito. Poi, amate i poveri. Amate i poveri perche' e' da loro che viene la salvezza, ma amate anche la poverta'. Non arricchitevi", sono state le sue ultime, parole dette nella cattedrale di Molfetta il giovedi' santo del 1993, come estremo saluto. Il cimitero di Alessano, dove oggi riposano le sue spoglie, e' costante meta di pellegrinaggio. Non si contano le persone, i gruppi, le comunita' che si ispirano al suo messaggio; cosi' come le scuole, le strade, le piazze, le realta' aggregative che si intitolano al suo nome. Tutto questo si chiama "fama di santita'" e il successore del vescovo, l'attuale ordinario di Molfetta Luigi Martella ha introdotto nel 2007 la causa di canonizzazione e oggi puo' giorire del primo "si'" arrivato dal Vaticano.
Era anche un teologo raffinato, mons. Bello, e per la sua umilta' e mitezza per molti aspetti aveva lo stesso stile dell'attuale Papa.
La Chiesa Italiana deve a Joseph Ratzinger anche l'indirizzo che ha portato a un nuovo modo di comunicare, ha sottolineato da parte sua mons. Claudio Giuliodori, presidente della Commissione Episcopale per la Cutura e le Comunicazioni Sociali nella sua relazione al Convegno 'Testimoni digitali' ricordando le parole dell'aallora cardinale che proprio nel precedente incontro degli operatori delle comunciazioni sociali promosso dalla Cei affermo' che "il Vangelo non sta accanto alla cultura. No il Vangelo e' un taglio, una purificazione che diviene maturazione e risanamento e esige sensibilita', comprensione della cultura dal suo interno, dei suoi rischi e delle sue possibilita' nascoste o palesi". E' dunque legato a questa
visione "l'indiscutibile interessamento dimostrato dalla Chiesa italiana per i nuovi fenomeni culturali scaturiti dai processi mediatici", che accompagna -
con i media che la Cei ha potenziato e la nuova presenza in rete. Il web "pur essendo un'occasione per ritessere la dinamica relazionale", fa si' che si rimanga "facilmente estranei nella chiacchiera di superficie e nella curiosita' senza interesse", ha avvertito pero' il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, intervenendo questa sera al Convegno. Il "consenso della maggioranza" su internet diventa a volte, ha detto, "l'ultima parola alla quale dobbiamo obbedire" ed "avvia nella Rete il processo della spirale del silenzio per cui alcuni temi - come l'impegno personale e della Chiesa per la vita, la famiglia, la liberta' educativa, la giustizia sociale, la solidarieta' - sono destinati spesso all'oblio". E, proprio sul sito internet della sua diocesi, il card, George Pell, arcivescovo di Sydney che sta per arrivare a Roma come nuovo prefetto della Congregazione dei vescovi, ha scritto: la pedofilia "non e' solo un problema della Chiesa, qui o all'estero". "Sono parte del problema - ha denunciato - anche l'implacabile diffusione della pornografia in alcuni settori della cultura e la pressione per la 'liberazione' sessuale, che ai suoi estremi vuole l'accettazione della pedofilia come un'altra preferenza sessuale".
Dunque, per il card. Pell, se "la pedofilia e' un problema, devono essere disprezzate anche la cosiddetta liberazione sessuale e la diffusione della pornografia". Mentre il Papa "ha svolto una funzione significativa aiutando la Chiesa ad affrontare gli abusi sessuali e a fare giustizia".

© Copyright (AGI)

5 commenti:

Luisa ha detto...

Sembrerebbe effettivamente che mons. Danneels fosse al corrente dagli anni 90 quando un sacerdote lo aveva avvertito, senza ricevere risposta.
Si legge su sito della tv belga:

"Qui était au courant et depuis quand ?
La question qui se pose aujourd'hui est de savoir qui était au courant des abus qu'il avait commis, et depuis quand ? Officiellement, le cardinal Danneels aurait été averti par la famille au début du mois. Mais un prêtre flamand, le père Rik Devillé, prétend qu'il avait déjà informé le cardinal Danneels des agissements de l'évêque démissionnaire dans les années 90. Selon lui, il n'avait pas eu de réponse.
Le cardinal Danneels n'était pas joignable ce vendredi soir. "


Sembra anche che la famiglia della vittima ha scritto martedì, o forse prima, a tutti i vescovi per informarli:

"Monseigneur Harpigny, le référendaire pour la Commission pour le traitement des plaintes pour abus sexuel dans une relation pastorale, a expliqué qu'il avait été mis au courant ce mardi 20 avril. Tout est donc allé très vite : "J'ai été mis au courant (...) par un message de l'entourage de la victime adressé aux évêchés. (...) J'ai tout de suite veillé à m'assurer qu'il y serait donné le suivi indiqué."

http://www.rtbf.be/info/belgique/religion/demission-dun-eveque-belge-mgr-leonard-va-sexpliquer-210007

massimo ha detto...

TRA TANTO CIARPAME DI GIORNALISMO LAICO TI PROPONGO :
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/04/23/enigma-benedetto-promemoria-per-chi-invoca-un-nuovo-concilio/

mariateresa ha detto...

sarebbe interessante tirare fuori dalla naftalina lo scandalo della pedofilia che colpì il Belgio anni fa. Non si trattava di preti, ma di professionisti, insegnanti, avvocati ecc , persone insospettabili che avevano costituito una specie di network. Non mi ricordo bene i dettagli perchè è passato molto tempo ma credo che M. Leonard quando dice che la Chiesa volta pagina e non insabbierà più come avveniva anche "altrove" si riferisse proprio a questo. Se ne parlò per parecchio tempo. E il caso belga , passato e presente, è la migliore confutazione dei peti giornalistici di Kung.
E sarebbero questi i vescovi a cui lui si è rivolto per una rifondazione della Chiesa?
Qui si tocca un problema cruciale su cui l'esimio trombone sorvola: le responsabilità, quando le avevano, delle conferenze episcopali.Progressiste, conservatrici e di tutti i colori.

par condicio subito! ha detto...

Il Beglio ha una rete pedofila allucinate nel mondo laico... Ma restando nella Chiesa: non c'è nessun avvocatoanderson che va a riscoperchiare, che so, il caso Poznan e relativo vescovo? (Troppe protezioni all'epoca del protettorato polacco sul vaticano..?)

Ci vuole una par condicio mediatica: o tutti o nessuno!

Anonimo ha detto...

"i peti giornalistici di Kung"

sei un mito, Mariateresa!!!

Luigi