martedì 20 aprile 2010

Il Papa invita la curia a superare le divisioni. Sempre in primo piano il "caso" Maciel e le sue coperture (Galeazzi)


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Benedetto XVI “Non mi sento solo”

GIACOMO GALEAZZI

In una «Chiesa peccatrice e ferita dagli abusi» Benedetto XVI non si «sente solo», ma ammonisce le gerarchie ecclesiastiche a superare le divisioni interne.
«Il Papa ha una responsabilità personale, non delegabile - ha ricordato ieri ai cardinali di Curia riuniti per festeggiare i cinque anni di pontificato -. Il Papa è circondato dal collegio cardinalizio che è il suo sinodo, la compagnia permanente che lo aiuta, l’accompagna, lo affianca nel lavoro». In un momento di «tribolazione» il Pontefice confida «nell’aiuto di Dio», mentre il suo impegno contro il «marciume» nella Chiesa si scontra con inveterate coperture Oltretevere.
Il fondatore dei Legionari di Cristo, padre Maciel, pedofilo e impostore, «inviava flussi di denaro ai funzionari della Curia romana» con lo scopo di «comprare il segreto sugli scandali», come documenta l’autorevole National Catholic Reporter.
«C’è un cardinale la cui testa dovrebbe rotolare: Angelo Sodano - scrive la rivista dei gesuiti Usa “America” -.
Le sue dimissioni sarebbero il miglior modo per ripudiare la sordida maniera con cui padre Maciel fu protetto per tanti anni in Vaticano. A partire dai potenti legami di denaro e di famiglia tra i due uomini (il nipote di Sodano Andrea fu assunto da Maciel per costruire l’università dei Legionari a Roma) è molto più facile capire che tipo di battaglia deve aver combattuto l’allora cardinale Ratzinger per costringere Maciel a dimettersi nel 2004».
Dopo una prima sospensione per droga e pedofilia, Maciel fu reintegrato dal cardinale vicario Micara a cui aveva dato grandi somme di denaro.
Seduto a tavola con 46 cardinali nella Sala Ducale del Palazzo Apostolico, con a fianco il segretario di Stato Bertone e il decano Sodano («siamo una grande famiglia»), Joseph Ratzinger ha detto di sentire «molto fortemente di non essere solo», ma le resistenze della Curia alla «tolleranza zero» e l’ostinazione nel ritenere gli scandali una cospirazione anticattolica suscitano polemiche nel mondo cattolico.
«Il numero e la distribuzione geografica dei casi di pedofilia di cui si sono macchiati vari esponenti della Chiesa sono tali che non è possibile considerarli episodi isolati - attacca Gerolamo Fazzini, direttore editoriale di “Mondo e Missione”, il mensile del Pontificio istituto delle missioni estere -. Siamo in presenza di un fenomeno grave e preoccupante in sé, a prescindere dall’eco mediatica suscitata. Non basta gridare al complotto e chiamare all’abbraccio a Benedetto XVI». E che dall’odierna crisi si possa uscire solo riconsiderando natura e compito della Chiesa è convinzione diffusa anche negli episcopati nazionali. Per l’arcivescovo di Vienna Schoenborn va ripensato l’intero rapporto tra fede e sessualità, mentre il leader dei vescovi spagnoli Rouco Varela proclama «incompatibili con il sacerdozio» gli abusi sui minori («i preti pedofili devono rispondere dei loro atti davanti a Dio e alla giustizia umana»).
Il cardinale Francis Arinze paragona a Giuda «i religiosi che con le loro impurità stanno gettando discredito sulla Chiesa. E’ tutta opera del Diavolo».
La Cei ha celebrato ieri in tutte le diocesi e parrocchie d’Italia una giornata di preghiera per il Papa.
«In quest’ora di prova - spiega il presidente dei vescovi Bagnasco - non veniamo meno al dovere della purificazione, pregando in particolare per le vittime di questi odiosi crimini». Aggiunge il portavoce della Cei, monsignor Pompili: «Benedetto XVI tende assolutamente a non coprire ma a usare la massima trasparenza e a dire le cose come stanno senza infingimenti». I preti pedofili vanno «perseguiti nelle loro responsabilità».

© Copyright La Stampa, 20 aprile 2010 consultabile online anche qui.

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