giovedì 23 settembre 2010

Il successo del viaggio di Benedetto XVI: un'agenda per la Chiesa del Regno Unito (Mons. Vincent Nichols)


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Il successo del viaggio di Benedetto XVI

Un'agenda per la Chiesa del Regno Unito

di Vincent Nichols
Arcivescovo di Westminster
Presidente della Conferenza episcopale
di Inghilterra e Galles

Il viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito è stato un successo straordinario. Il Papa è stato accolto ovunque con calore, entusiasmo e gioia.
Certamente alcuni hanno espresso opinioni diverse, ma sono stati pochi e isolati. Oltre mezzo milione di persone ha visto il Pontefice di persona e altre duecentomila si sono riversate nelle strade di Londra in occasione del suo passaggio. Ho avuto il privilegio di stare con lui nella papamobile. È stata un'esperienza meravigliosa vedere i sorrisi, la gioia, il rispetto e l'entusiasmo su così tanti volti. Questa visita ha arricchito molto i nostri Paesi.
È stata una visita di Stato ufficiale, ma anche i momenti solenni istituzionali sono stati caratterizzati da grande calore. Sua Maestà la Regina era raggiante. E così erano anche i principali leader politici che hanno incontrato il Papa nel palazzo arcivescovile a Westminster. Secondo me il culmine della visita è stato il discorso storico rivolto alle autorità politiche e religiose di queste Nazioni, che hanno accolto il Papa con un grande e caloroso applauso, e che hanno continuato così per tutto il lento incedere nella grande sala del Parlamento.
Il messaggio della visita è stato coerente e chiaro: la fede in Dio svolge un ruolo importante nelle moderne società pluraliste. Il Papa ha spiegato con chiarezza che non possiamo permetterci di dimenticare o di trascurare i nostri fondamenti culturali. La democrazia ha bisogno di fondarsi su principi morali per essere stabile. Fede e ragione servono l'una all'altra e si completano l'una con l'altra.
All'aeroporto di Birmingham, nel suo discorso in occasione del congedo del Papa, il primo ministro britannico Cameron ha richiamato questi temi in modo chiaro. Ha descritto la visita come "un grande onore per il nostro Paese" e ha ringraziato il Papa per aver "posto interrogativi sulla nostra società e su come trattiamo noi stessi e gli altri". Ha assicurato Benedetto XVI del fatto che "la fede è parte del tessuto del nostro Paese. Lo è sempre stata e sempre lo sarà. Come lei ha detto, Santità, la fede - ha aggiunto il premier - non è un problema da risolvere per i legislatori, ma piuttosto una parte vitale del nostro discorso nazionale". Ha citato il cardinale Newman, appena beatificato, il quale affermò che una piccola azione per recare sollievo ai malati e ai bisognosi o per perdonare un nemico, manifesta maggior fede di qualsiasi "profonda conversazione religiosa".
Poi, il primo ministro ha lanciato il suo appello al Papa: "Quando penserà al nostro Paese, pensi a un luogo che non solo serba la fede, ma che è anche profondamente e pacificamente compassionevole". Credo che chi ha partecipato a questa visita riconoscerà la verità di quelle parole.
Durante la visita, il Papa ha fissato una nuova agenda per la Chiesa nel Regno Unito. In primo luogo, ha definito il modo per parlare della fede alla nostra complessa società. Le qualità che ha stabilito come essenziali sono: cortesia, sensibilità verso i successi e i fallimenti di chi ascolta, apertura di cuore, disponibilità a dire cose difficili con chiarezza e con ragione, capacità di non sopravvalutare le esigenze della fede. Spero che tutti coloro che in Gran Bretagna cercano di parlare della fede mostrino queste qualità.
Poi ha evidenziato il nucleo della testimonianza che dobbiamo rendere. Ci chiede di "testimoniare la bellezza della santità, lo splendore della verità e la gioia e la libertà di un rapporto con Cristo" (dall'omelia nella cattedrale di Westminster).
La bellezza della santità si è manifestata tanto spesso nelle liturgie di questa visita, in particolare nei momenti di silenzio fervente che le hanno costellate. Chi potrà mai dimenticare il silenzio profondo di ottantamila persone in preghiera di fronte al Santissimo Sacramento ad Hyde Park? Quel silenzio è d'oro.
Qualsiasi testimonianza della verità, se la verità deve splendere, deve mostrare il fascino e la bontà della verità stessa più che la sua coerenza logica.
Una testimonianza di gioia e di felicità è stata data da moltissimi giovani. Fuori dalla cattedrale di Westminster hanno promesso di essere i santi del xxi secolo. La loro disponibilità alla preghiera e la loro scelta del silenzio, insieme con la loro cortesia e la loro compassione concrete, mostrano che stanno imparando la via.
Il terzo aspetto degli orientamenti che abbiamo ricevuto dal Pontefice va visto nel modo in cui ha attirato la nostra attenzione verso Cristo, Cristo taumaturgo, Cristo che ha offerto se stesso in sacrificio sulla croce, Cristo che rende quel sacrificio presente a noi nella messa, Cristo che continua a offrire un eterno sacrificio al Padre celeste. A questo proposito Benedetto XVI ci ricorda che solo nel dono del sacrificio personale di Cristo troveremo la libertà per esprimere l'oblazione di sé, che è al centro di tutto l'amore autentico e duraturo. Conosciamo tutti la nobiltà del rinunciare a ciò che vogliamo per il bene di quanti amiamo. Tutti sappiamo che il sacrificio è una parte chiave della realizzazione di sé. Lo facciamo sempre. Ciò è compreso nel mistero di Cristo e diviene veramente salvifico. Solo in tale mistero possiamo superare i nostri fallimenti e ricominciare, e dobbiamo farlo. In tale contesto, il Papa ha ripetuto di nuovo il suo dolore e la sua costernazione per il crimine degli abusi sui bambini all'interno di ambienti cattolici e per il fallimento di noi vescovi che a volte non siamo riusciti ad affrontare tali problemi in modo efficace.
Il Papa ci ha lasciato un'agenda di maggiore cooperazione con le autorità pubbliche per il bene comune. Ci ha ricordato che in un momento di difficoltà finanziaria la nostra generosità e la nostra sensibilità verso le necessità degli altri saranno interpellate maggiormente. Ci ha anche lasciato un'agenda di maggiore cooperazione fra la Santa Sede e il Governo britannico su una gamma di questioni internazionali di interesse reciproco: l'alleviamento della povertà e della mortalità materna, la tutela dell'ambiente, il progetto di educazione primaria nelle zone più povere del mondo.
È stata una visita veramente notevole. Il Papa ha contribuito a un importante passo nella nostra ricca storia e ci aiuta a delineare il nostro futuro. Rendiamo grazie a Dio per il suo ministero e lo assicuriamo del nostro amore e delle nostre preghiere.

(©L'Osservatore Romano - 24 settembre 2010)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche in Francia ci si muove, Eufemia
http://www.lemonde.fr/societe/article/2010/09/23/il-faut-qu-une-societe-civile-chretienne-emerge_1414918_3224.html

Anonimo ha detto...

Gli atei hanno qualche ripensamento, Eufemia
http://blog.newhumanist.org.uk/2010/09/reflecting-on-papal-visit-time-for.html