giovedì 18 marzo 2010

Benedetto XVI esprime pubblicamente la sua «profonda preoccupazione», il suo «dolore», per lo scandalo-pedofilia che «scuote» la Chiesa (Gasparroni)


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La via da seguire è quella del pentimento

Domani firmerà la sua Lettera ai fedeli d'Irlanda, uno dei paesi più colpiti dalla piaga degli abusi su minori

Fausto Gasparroni

CITTÀ DEL VATICANO

Benedetto XVI esprime pubblicamente la sua «profonda preoccupazione», il suo «dolore», per lo scandalo-pedofilia che «scuote» la Chiesa. E avverte che ora la via da seguire è quella del «pentimento» e del «rinnovamento». Questi gli obiettivi indicati dal Pontefice annunciando ieri, durante l'udienza generale in Piazza San Pietro, che domani – giorno di San Giuseppe – firmerà la sua «Lettera pastorale ai fedeli d'Irlanda», uno dei paesi più colpiti dalla piaga degli abusi su minori commessi da sacerdoti.
Papa Ratzinger ha scelto il giorno del suo onomastico, solennità del santo patrono della Chiesa universale, per licenziare uno dei documenti più delicati del suo Pontificato, che sarà poi divulgato nei giorni successivi.
«Come sapete – ha detto il Pontefice in inglese salutando i pellegrini giunti dall'Irlanda per la festa di San Patrizio – negli ultimi mesi la Chiesa in Irlanda è stata pesantemente scossa in conseguenza della crisi degli abusi sui minori».
«Come segno della mia profonda preoccupazione – ha aggiunto – ho scritto una Lettera pastorale che tratta di questa dolorosa situazione. La firmerò nella solennità di San Giuseppe, il Custode della Sacra Famiglia e patrono della Chiesa universale, e la invierò subito dopo». «Chiedo a tutti voi – ha concluso Benedetto XVI – che la leggiate voi stessi, con cuore aperto e in spirito di fede. La mia speranza è che essa aiuti nel processo di pentimento, guarigione e rinnovamento».
Fino a quel momento, l'udienza dinanzi agli undicimila fedeli riuniti sotto il sole di San Pietro, dedicata a una catechesi su San Bonaventura, era stata scossa solo dalle grida di un uomo che si trovava in prima fila, sotto il palco del Papa, e che ha cominciato a urlare in inglese improperi e ingiurie contro politici Usa pro-aborto: l'uomo, di un gruppo anti-abortista americano, è stato fermato dalla Vigilanza ma poi rilasciato.
La lettera ai fedeli d'Irlanda era stata annunciata in dicembre dopo un incontro in Vaticano tra il Papa e il primate della Chiesa irlandese, card. Sean Brady, in seguito alla pubblicazione di un rapporto-shock del governo di Dublino che accusava le gerarchie ecclesiastiche di quel paese di aver coperto gli abusi sessuali commessi per decenni da sacerdoti nell'arcidiocesi di Dublino su centinaia di minori. Il 15 e 16 febbraio scorsi Benedetto XVI aveva poi incontrato in Vaticano i 24 vescovi diocesani d'Irlanda, discutendo con loro proprio i temi della lettera, che ora assume una connotazione particolare anche alla luce dell'ulteriore allargarsi degli scandali alle Chiese di altri paesi, come la Germania, l'Austria, l'Olanda.
Proprio ieri il card. Brady, rivolgendosi ai fedeli nel giorno di San Patrizio, patrono d'Irlanda, ha fatto le sue scuse e ha espresso la sua «vergogna» essendo emerso che non avvertì la polizia dei comportamenti di un sacerdote pedofilo recidivo a metà anni Settanta. Brady, parlando nella cattedrale di Armagh, ha anche detto che «rifletterà» sul suo futuro.
Il primate in precedenza aveva difeso il suo ruolo nell'organizzazione di un incontro nel 1975 durante il quale a due bambini di 10 e 14 anni abusati da padre Brendan Smyth fu chiesto – fu proprio lui, all'epoca segretario del vescovo di Kilmore, a farlo – di fare voto di silenzio, ufficialmente per non compromettere un'indagine interna della Chiesa. I vertici ecclesiastici rimossero Smyth da alcuni compiti sacerdotali e raccomandarono trattamenti psichiatrici. Tuttavia, la mancata denuncia alla polizia fece sì che Smyth potesse continuare ad abusare minori per altri 18 anni. Sarebbe stato condannato vent'anni dopo per decine di reati di pedofilia.
«Voglio dire – ha detto ieri Brady – a chiunque si sia sentito ferito dalle mie mancanze, che mi scuso con tutto il cuore. Voglio anche scusarmi con coloro che si sono sentiti delusi da me. Guardando indietro, mi vergogno di non aver sempre rispettato i valori che professo e nei quali credo». Ha poi aggiunto: «Rifletterò su ciò che ho sentito da coloro che sono stati feriti dal mio abuso». Brady ha infine spiegato che la Chiesa «deve continuare ad occuparsi con umiltà dell'enorme dolore causato dagli abusi di alcuni religiosi e la risposta totalmente inadeguata che fu data a quegli abusi in passato».
Dagli Anni 90
Dagli Stati Uniti all'Australia, dall'Irlanda alla Germania: non conoscono confini gli scandali di preti pedofili e di abusi su minori avvenuti in istituzioni della Chiesa cattolica. Tra la fine degli anni 90 e i primi del nuovo millennio, la prima ondata di scandali, provocata da inchieste giornalistiche ed anche dalla fine di un clima di omertà, sommerge molte diocesi degli Stati Uniti. Sotto accusa, al di là dei sacerdoti pervertiti, vi sono anche i vescovi che li hanno coperti. Tra di questi, il caso più eclatante è quello dell'arcivescovo di Boston, card. Bernard Law, costretto alle dimissioni nel 2002. Nel 2004, un'inchiesta giudiziaria stabilisce che negli Stati uniti, dal 1950 al 2002, ci sono stati 4 mila 400 preti pedofili e oltre 11 mila bambini abusati. La Chiesa ha dovuto risarcire decine di milioni di dollari.

© Copyright Gazzetta del sud, 18 marzo 2010

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