giovedì 11 marzo 2010

Benedetto XVI sul Sacramento della Riconciliazione: tocca i cuori col conforto divino in un mondo che ha perso il senso di Dio e del peccato


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Lodi e lodi a quei giornali che non hanno pubblicato la non-notizia sul card. Schoenborn ed il celibato. Gli altri scriveranno la rettifica?

Precisazione del portavoce dell'arcidiocesi di Vienna: il card. Schönborn non ha messo in dubbio in alcun modo il celibato nella Chiesa Cattolica

Il Papa: "Nelle condizioni di libertà in cui oggi è possibile esercitare il ministero sacerdotale, è necessario che i presbiteri vivano in "modo alto" la propria risposta alla vocazione, perché soltanto chi diventa ogni giorno presenza viva e chiara del Signore può suscitare nei fedeli il senso del peccato, dare coraggio e far nascere il desiderio del perdono di Dio" (Discorso alla Penitenzieria Apostolica)

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L'intervento del card. Schoenborn. Ancora una volta le interpretazioni di agenzie e quotidiani non aderiscono al testo...

Le parole della Scaraffia suonano come un’autocritica, visto che la denuncia trova spazio proprio sulle colonne dell’Osservatore (Tornielli)

La sfida del card. Schoenborn: "Gli abusi dei preti colpa del celibato" (Ansaldo che cita anche l'articolo della Scaraffia)

Pedofilia, si muove la diocesi di Bolzano. Un’azione preventiva, nel segno della «trasparenza assoluta» voluta da Benedetto XVI (Vecchi)

Grande enfasi sulla stampa alle dichiarazioni del card. Schoenborn sul celibato dei preti messo in relazione con la pedofilia. Attendiamo precisazioni

Manfred Lütz contro esagerazioni e minimizzazioni. Il teologo e psichiatra tedesco ci dice cose sagge sulla pedofilia tra i preti (Rodari)

Card. Kasper: «Non c'è dubbio sulla chiara opinione del Papa circa il problema della pedofilia» (Caracciolo)

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Mons. Ludwig Muller (Ratisbona): il ministro della giustizia tedesco ha detto delle falsità

Il Papa: "Sappiamo come dopo il Concilio Vaticano II alcuni erano convinti che tutto fosse nuovo, che ci fosse un’altra Chiesa, che la Chiesa pre-conciliare fosse finita e ne avremmo avuta un’altra, totalmente "altra". Un utopismo anarchico! E grazie a Dio i timonieri saggi della barca di Pietro, Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II, da una parte hanno difeso la novità del Concilio e dall’altra, nello stesso tempo, hanno difeso l’unicità e la continuità della Chiesa, che è sempre Chiesa di peccatori e sempre luogo di Grazia" (Catechesi)

Il Papa: dopo il Concilio vi fu la tentazione di anarchia nella Chiesa (Izzo)

Benedetto XVI sul Sacramento della Riconciliazione: tocca i cuori col conforto divino in un mondo che ha perso il senso di Dio e del peccato

“Tornare al confessionale, come luogo nel quale celebrare il Sacramento della Riconciliazione, ma anche come luogo in cui ‘abitare’ più spesso, perché il fedele possa trovare misericordia, consiglio e conforto, sentirsi amato e compreso da Dio”. E’ lo scenario che Benedetto XVI ha indicato ai sacerdoti nell’udienza concessa ai partecipanti al Corso sul Foro interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica. Il Papa ha invitato a mostrare “la bellezza e la grandezza della bontà del Signore” alla gente di oggi, tentata da un relativismo che offusca le coscienze. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Se sbiadisce l’esperienza di Dio, si dissolve il senso del peccato: e questa è la realtà che si respira oggi in modo diffuso. Ma se le persone sono aiutate all’incontro con Dio come a un “dialogo di salvezza” con un Padre buono che le ama, ecco che la conversione del cuore porta a un diverso stile di vita, alla rinuncia al male. Mediatore e strumento per eccellenza di questo incontro sono il sacerdote e il Sacramento della Riconciliazione. Su questi punti, Benedetto XVI ha costruito la sua riflessione al cospetto degli esperti e dei sacerdoti che hanno partecipato al Corso annuale della Penitenzieria Apostolica sul Foro interno, ricevuti in udienza:

“La ‘crisi’ del Sacramento della Penitenza, di cui spesso si parla, interpella anzitutto i sacerdoti e la loro grande responsabilità di educare il Popolo di Dio alle radicali esigenze del Vangelo. In particolare, chiede loro di dedicarsi generosamente all’ascolto delle confessioni sacramentali; di guidare con coraggio il gregge, perché non si conformi alla mentalità di questo mondo, ma sappia compiere scelte anche controcorrente, evitando accomodamenti o compromessi”.
Compromessi che sono tipici dell’attuale “contesto culturale segnato”, ha constatato il Papa...

“…dalla mentalità edonistica e relativistica, che tende a cancellare Dio dall’orizzonte della vita, non favorisce l’acquisizione di un quadro chiaro di valori di riferimento e non aiuta a discernere il bene dal male e a maturare un giusto senso del peccato. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che c’è una sorta di circolo vizioso tra l’offuscamento dell’esperienza di Dio e la perdita del senso del peccato”.

Ed è in antitesi a queste derive della coscienza personale e collettiva che, ha affermato il Pontefice, deve stagliarsi la figura del sacerdote. Il modello cui ispirarsi è San Giovanni Maria Vianney dal quale, ha indicato, si può imparare “una inesauribile fiducia nel Sacramento della Penitenza” e rafforzare quelle attitudini che sono l’essenza del sacerdozio: spirito di orazione, povertà evangelica, “rapporto personale e intimo con Cristo”, celebrazione della Messa. Ma anche, ha aggiunto Benedetto XVI, “un’intensa dimensione penitenziale personale”:

“La coscienza del proprio limite ed il bisogno di ricorrere alla Misericordia Divina per chiedere perdono, per convertire il cuore e per essere sostenuti nel cammino di santità, sono fondamentali nella vita del sacerdote: solo chi per primo ne ha sperimentato la grandezza può essere convinto annunciatore e amministratore della Misericordia di Dio”.
Per questo, ha ribadito il Papa, “è importante che il sacerdote abbia una permanente tensione ascetica, nutrita dalla comunione con Dio, e si dedichi ad un costante aggiornamento nello studio della teologia morale e delle scienze umane”:

“Nelle condizioni di libertà in cui oggi è possibile esercitare il ministero sacerdotale, è necessario che i presbiteri vivano in ‘modo alto’ la propria risposta alla vocazione, perché soltanto chi diventa ogni giorno presenza viva e chiara del Signore può suscitare nei fedeli il senso del peccato, dare coraggio e far nascere il desiderio del perdono di Dio”.

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