giovedì 11 marzo 2010

Il Papa: «Chiesa, continuità prima e dopo il Vaticano II» (Bobbio)


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Il Papa: "Sappiamo come dopo il Concilio Vaticano II alcuni erano convinti che tutto fosse nuovo, che ci fosse un’altra Chiesa, che la Chiesa pre-conciliare fosse finita e ne avremmo avuta un’altra, totalmente "altra". Un utopismo anarchico! E grazie a Dio i timonieri saggi della barca di Pietro, Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II, da una parte hanno difeso la novità del Concilio e dall’altra, nello stesso tempo, hanno difeso l’unicità e la continuità della Chiesa, che è sempre Chiesa di peccatori e sempre luogo di Grazia" (Catechesi)

Il Papa: dopo il Concilio vi fu la tentazione di anarchia nella Chiesa (Izzo)

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Nota di Lombardi ed intervista a Mons. Ratzinger: il commento di Andrea Tornielli che ringraziamo per l'onestà intellettuale!

Riceviamo e con grandissimo piacere pubblichiamo questo bellissimo commento di Giacomo Galeazzi che, partendo dalla recensione del libro-intervista di un cardinale anonimo (rana dalla bocca larga), ci restituisce particolari inediti e la ratio del "De delictis gravioribus". Leggiamo e commentiamo:

«Chiesa, continuità prima e dopo il Vaticano II»

nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano
Il Papa torna a spiegare qual è il modo corretto per interpretare il Concilio Vaticano II.
Lo ha fatto ieri mattina all'udienza generale parlando di San Bonaventura, San Francesco e Gioacchino da Fiore e di quella intricata discussione che nel Medioevo riconosceva come novità solo quelle attuali, dimenticandosi dei Padri della Chiesa, che invece sono sempre stati maestri.
La stessa cosa è in pratica avvenuta per alcuni dopo il Concilio Vaticano II, perché erano «convinti che tutto fosse nuovo, come se ci fosse un'altra Chiesa, e che la Chiesa pre-conciliare fosse finita e ne avremmo avuto un'altra – ha scandito – totalmente altra». Così invece non deve essere poiché saremmo in presenza, ha esclamato il Papa, di «un utopismo anarchico». Ratzinger riprende quindi la lezione sul Vaticano II contro ogni riduzionismo, ma anche contro ogni interpretazione solo carismatica dell'evento, che portava avanti dall'inizio del Pontificato.
Ha citato come «saggi timonieri» Paolo VI e Giovanni Paolo II che «da una parte hanno difeso la novità del Concilio e dall'altra, nello stesso tempo, hanno difeso l'unicità e la continuità della Chiesa, che è sempre Chiesa di peccatori ed è sempre luogo di Grazia».
Benedetto XVI aveva iniziato a ragionare di San Bonaventura di Bagnoregio, che ha avuto «il merito» di essere stato capace di interpretare «autenticamente e fedelmente» la figura di San Francesco. C'era in atto una discussione anche allora sulla novità dirompente del francescanesimo, anzi era sorto un movimento di «Francescani spirituali» i quali, sulla scorta delle analisi di Gioacchino da Fiore, ritenevano che con Francesco d'Assisi nella Chiesa fosse arrivata una ventata di nuovo tale da poter dire che tutto ciò che c'era prima doveva essere messo da parte. Ieri Papa Ratzinger lo ha spiegato sottolineando che si pensava ormai che «la Chiesa avesse esaurito il proprio ruolo storico e al suo posto subentrava una comunità carismatica di uomini liberi guidati interiormente dallo Spirito». Ma questo era, ha aggiunto il Papa, un «gravissimo fraintendimento del messaggio di San Francesco» e della sua «fedeltà al Vangelo e alla Chiesa». Bonaventura propose invece una visione teologica «corretta» della storia, avvertendo che una «concezione spiritualista» nell'Ordine francescano «non era governabile» e si «andava verso l'anarchia».
Anche dopo il Vaticano II qualche tentazione di questo tipo c'è stata, tra coloro che parlavano di netta cesura con ciò che era stato prima e con il resto della Tradizione. Ratzinger non ha mai creduto a questa analisi e più volte, già da teologo, l'ha criticata con argomentazioni culturali e teologiche, rilevando che la Chiesa certamente «progredisce», ma rimane «sempre se stessa», sia nella «sua fede» e sia «nell'ordinamento gerarchico». Altrimenti si finisce in un «equivoco», che comporta «una visione erronea del cristianesimo nel suo insieme». Invece le «opere di Cristo non vanno indietro ma progrediscono», anche se oggi c'è chi dice che la «storia della Chiesa nel secondo millennio sarebbe stata un declino permanente». E ha ripreso proprio la lezione di San Bonaventura sui Padri della Chiesa, attuale ancora adesso: «I Padri sono maestri per sempre, ma Francesco dà la certezza che la ricchezza della parola di Dio è inesauribile e anche alle nuove generazioni possono apparire nuove luci». Insomma non c'è mai «un altro Vangelo da aspettare» e non c'è neppure da aspettare «un'altra Chiesa».
Benedetto XVI al termine dell'udienza si è soffermato su alcune situazioni internazionali. Ha rivolto un appello alla Nigeria rimarcando che «la violenza non risolve i conflitti», ma ne «accresce le tragiche conseguenze», poi ha parlato del «promette segno di speranza» che viene dall'Irlanda del Nord, dove può consolidarsi la pace, e ha lanciato un appello a non dimenticare il recente terremoto in Turchia.

© Copyright Eco di Bergamo, 11 marzo 2010

1 commento:

Scenron ha detto...

La precisazione:
http://www.agensir.it/pls/sir/V2_S2DOC_A.a_autentication?tema=Quotidiano&oggetto=190208&rifi=guest&rifp=guest

:-)