mercoledì 10 marzo 2010

Pedofilia, il documento "De delictis gravioribus" inaugurò la linea di «tolleranza zero» (Vecchi)


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Può sembrare un dettaglio, ma non lo è. Padre Federico Lombardi, nel commento affidato ieri a Radio Vaticana sulla «gravissima questione degli abusi sessuali su minori», dice che «concentrare le accuse solo sulla Chiesa porta a falsare la prospettiva», riconosce ad Angela Merkel di aver «giustamente dato atto alla Chiesa in Germania della serietà e costruttività del suo impegno» e insieme bacchetta chi ha «inopportunamente citato come causa di una "cultura del silenzio"» la lettera De delictis gravioribus del 2001: firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger e indicata dal ministro della Giustizia Sabine Leutheusser come la direttiva responsabile di «un muro di silenzio».
È in questo clima «di insistenza un po’ sospetta» contro la Chiesa e Benedetto XVI che l’attenzione agli «schiaffi» di monsignor Georg Ratzinger — dopo che il vescovo di Ratisbona aveva chiarito che i due casi pedofilia accertati non riguardavano direttamente il coro e risalivano a prima che il fratello del Papa lo dirigesse — viene letta come «irrilevante e un po’ ridicola», ai piani alti della Santa Sede. In Vaticano si ostenta serenità, però si tiene a chiarire.
La lettera del 2001 stabiliva che in tema di pedofilia «le cause sono soggette al segreto pontificio»: un’espressione che tuttavia riguarda il solo processo canonico — tenuto conto che la Chiesa «si assume le sue responsabilità nella società civile», scrive Lombardi, ma ha anche «un suo ordinamento distinto» che inserisce la pedofilia tra «i delitti più gravi».
Per il resto, nessuna copertura né impunità, anche perché proprio quel testo inaugurò la linea di «tolleranza zero» (l’ex Sant’Uffizio avocava a sé i processi, a scanso di indulgenze locali) e Benedetto XVI ha detto pubblicamente (Australia, 2008) che «i responsabili vanno portati davanti alla giustizia».
L’imperativo è «assoluta trasparenza». Si spiega così la precisazione del portavoce vaticano: «Certamente gli errori compiuti nelle istituzioni e da responsabili ecclesiali sono particolarmente riprovevoli, data la responsabilità educativa e morale della Chiesa. Ma tutte le persone obiettive ed informate sanno che la questione è molto più ampia, e il concentrare le accuse solo sulla Chiesa porta a falsare la prospettiva».
Padre Lombardi cita i dati più recenti dell’Austria, 17 casi di pedofilia riconducibili alla Chiesa e «nello stesso periodo», in ambienti differenti, «altri 510». E osserva: «È bene occuparsi anche di questi».
Il Papa renderà pubblica la sua lettera ai cattolici irlandesi all’inizio della prossima settimana.
«Prova vergogna ed è addolorato», si ripete. Del resto, casi di pedofilia nella Chiesa sono emersi anche in Austria e Olanda. Ma le istituzioni coinvolte hanno affrontato «con tempestività e decisione» la cosa, fa notare padre Lombardi, «in un certo senso hanno accelerato il manifestarsi del problema invitando le vittime a parlare anche quando si trattava di casi di molto tempo fa». Questo è il «piede giusto». La «gravità del travaglio è innegabile» ma può portare alla «purificazione della Chiesa stessa», che quindi è «naturalmente pronta a partecipare ed impegnarsi» in una «tavola rotonda» delle «diverse realtà educative». Purché tutti facciano la loro parte: «in una prospettiva complessiva e adeguata».

© Copyright Corriere della sera, 10 marzo 2010 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Vatykanista ha detto...

"Può sembrare un dettaglio, ma non lo è."


...Caspita Raffa, quanta gente legge il tuo blog! ;)

Raffaella ha detto...

Ma no :-)
Penso ci siano vaticanisti piu' sensibili di altri e soprattutto piu' preparati :-)
Vecchi ha fatto un ottimo lavoro, cosi' come Tornielli, Rodari, Izzo e Giansoldati.
L'oscar va pero' a Bobbio :-)
R.