venerdì 19 marzo 2010

Pedofilia: affrontiamo la questione a trecentosesssanta gradi (Sandro Vigani)


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Su segnalazione di Alessia leggiamo:

Pedofilia: affrontiamo la questione a trecentosesssanta gradi

Sandro Vigani

Mi infastidisce molto la campagna mediatica sui preti pedofili in atto in queste settimane, alimentata, paradossalmente, anche da alcune scelte coraggiose della Chiesa rivolte a perseguire chi in essa si è macchiato di un tale reato. Infastidisce perché scatena una caccia all’untore che mira sempre più in alto. Non viene risparmiata neppure la figura del Papa: si cerca di coinvolgerlo scavando nella vita dell’anziano fratello o negli anni nei quali fu vescovo di diocesi. Naturalmente non si trova nulla di significativo ma, tanto fa, il fango ormai è gettato!
Ma questa campagna mediatica infastidisce soprattutto perché disegna un’ombra di sospetto sull’intera categoria, e diventa una pessima chiave di lettura del ministero sacerdotale, giungendo perfino a condizionare il comportamento dello stesso prete. Lo vivo sulla mia persona: quando, venticinque anni fa, diventai prete, mi era famigliare sorridere ai bambini, accarezzarli con semplicità. Oggi mi guardo bene dal compiere qualunque innocentissimo gesto di affetto nei confronti di un bimbo o da rimanere da solo con lui, fosse anche soltanto per ascoltarne la confessione. E’ giusto? E’ giusto che i vescovi irlandesi debbano raccomandare ai loro preti di farsi assistere sempre da qualche laico adulto quando fanno catechesi ai bambini, perché tutto sia alla luce del sole?
Intendiamoci: la scelta della Chiesa di affrontare senza tentennamenti la questione della pedofilia al proprio interno è fondamentale, così come lo è la volontà di mettere in luce situazioni delittuose troppo spesso coperte dalla pietà o dalla vergogna dei superiori. Magari senza inutili esagerazioni, se è vero che un Prelato nel sito della sua diocesi ha addirittura aperto una pagina per accogliere eventuali denunce di pedofilia dei preti, porgendo il fianco (dei suoi preti) a facili strumentalizzazioni, vendette, possibili ricatti ecc..
Spiace però che quella scelta di chiarezza, invece di diventare esempio per altre agenzie educative, si stia ritorcendo contro la Chiesa che l’ha assunta. Di fronte all’amplificazione pruriginosa del fenomeno operata dai media la pubblica opinione, è tendenzialmente portata a pensare: “se ci sono stati tanti preti pedofili, è facile che dentro ad ogni prete si nasconda un potenziale pedofilo”.
Scrivevo qualche tempo fa che non esistono preti pedofili, ma pedofili che sono diventati preti. Credo quanto mai vera questa affermazione: esistono pedofili che, anche a causa della scarsa attenzione educativa loro riservata nel tempo del Seminario, sono diventato preti. Come esistono pedofili che sono diventati insegnanti o allenatori di squadre di calcio o medici o padri di famiglia ecc.. Ha detto bene il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, che, a fronte di un numero tutto sommato limitato di preti accusati di pedofilia, c’è purtroppo un numero immensamente più grande di pedofili al di fuori della Chiesa, nella società. Affrontiamo pure, perciò, la questione della pedofilia, perseguendo i colpevoli di un reato tanto nefando, ma per favore… a trecentosessanta gradi e nel rispetto di migliaia di preti che cercano ogni giorno di fare bene il loro “mestiere” !

© Copyright Gente Veneta, 19 marzo 2010 consultabile online anche qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

L’Ufficio stampa di Mons. Muller difende a spada tratta il Papa dalle insinuazioni del Sueddeutsche Zeit.: Quelli che ora cercano di coinvolgerlo sono gli stessi che lo accusano dall’inizio del Pontificato di voler fare una crociata contro il principio di autodeterminazione morale della persona . Peraltro anche gli scandali possono portare ad un importante rinnovamento degli uomini di Chiesa
http://www.bistum-regensburg.de/default.asp?op=show&id=4024
Alberto