venerdì 30 aprile 2010

Benedetto XVI: fallimentare un'economia senza etica né rispetto della persona. La solidarietà metro di valutazione di un sistema sociale


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RINUNCE E NOMINE ODIERNE

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Benedetto XVI: fallimentare un'economia senza etica né rispetto della persona. La solidarietà metro di valutazione di un sistema sociale

Il crollo della finanza mondiale ha dimostrato che un sistema economico senza regole etiche, che promuovano uno sviluppo integrale della persona e non solo il profitto, è destinato a fallire. E’ stata questa una delle considerazioni principali di Benedetto XVI all’udienza concessa stamattina ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Agli esperti riuniti in Vaticano fino al 4 maggio per discutere sul tema “La crisi in un’economia globale. Riprogettare il nostro cammino”, il Papa ha detto che la solidarietà fra le generazioni deve essere riconosciuta “come un criterio etico fondamentale per giudicare qualsiasi sistema sociale”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

E’ tra le macerie di una città crollata che è possibile ricercare il tracciato delle nuove vie lungo le quali ricomincerà a scorrere la vita. E’ in sostanza questo che il Papa dice alla cinquantina di accademici vaticani, guidati dal loro presidente, la prof.ssa Mary Ann Glendon che nella tarda mattinata si sono riuniti per ascoltarlo nella Sala del Concistoro in Vaticano. La città distrutta è in questo caso quella della finanza, rivelatasi, spesso con esiti drammatici, un colosso globale dai piedi d’argilla. Una debolezza stigmatizzata da Benedetto XVI sin dalle prime parole del suo intervento:

“The worldwide financial break down…

Il crollo finanziario mondiale, come sappiamo, ha dimostrato la fragilità del sistema economico attuale e le istituzioni ad essa collegate. Esso ha inoltre dimostrato l'errore del presupposto in base al quale il mercato è in grado di regolare se stesso, al di là dell'intervento pubblico e dell’apporto di norme etiche interne”.

Contro questa visione che, ha osservato il Papa, deriva da un concetto “impoverito” della vita economica – considerata “una sorta di meccanismo di auto-calibrazione guidato da interessi personali e di profitto” – Benedetto XVI ha opposto i valori della Dottrina sociale della Chiesa, condensati nel magistero della Caritas in veritate:

“Rather than a spiral of production…

Piuttosto che una spirale di produzione e di consumo mirata a bisogni umani definiti, la vita economica deve essere correttamente vista come un esercizio di responsabilità umana, intrinsecamente orientata verso la promozione della dignità della persona, il perseguimento del bene comune e lo sviluppo integrale - politico, culturale e spirituale - di individui, famiglie e società”.

“Riprogettare il cammino”, ha proseguito il Pontefice, vuol dire dunque ripensare quegli “standard globali” e gli obiettivi “che guidano e orientano la vita economica”. La Chiesa, ha ribadito, “afferma l'esistenza di una legge naturale universale”, i cui principi sono stati inscritti da Dio nella creazione. Principi, ha aggiunto, che sono “accessibili alla ragione umana e, come tali, devono essere adottati come base per le scelte pratiche”:

“As a part of the great heritage of human wisdom…

Come parte del grande patrimonio della sapienza umana, la legge morale naturale, di cui la Chiesa si è appropriata, purificandola e sviluppandola alla luce della Rivelazione cristiana, serve come un faro guida gli sforzi degli individui e delle comunità a perseguire il bene ed evitare il male, mentre orienta il loro impegno a costruire una società autenticamente giusta e umana”.

Tra i principi “indispensabili a plasmare un simile approccio integrale etico per la vita economica” devono esserci – ha affermato Benedetto XVI – la “promozione del bene comune, radicata nel rispetto della dignità della persona umana” in tutti i settori di produzione e di commercio, e nelle istituzioni politiche e sociali”, con una “comune” responsabilità “verso le nuove generazioni”:

“Intergenerational solidarity must henceforth…

La solidarietà fra le generazioni d’ora in poi deve essere riconosciuta come un criterio etico fondamentale per giudicare qualsiasi sistema sociale. Queste realtà indicano l'urgenza di rafforzare le procedure di governance dell'economia globale, anche se nel rispetto del principio di sussidiarietà. Alla fine, però, tutte le decisioni economiche e politiche devono essere dirette verso la ‘carità nella verità’, in quanto custodisce la verità e incanala la potenza liberatrice della carità in mezzo alle vicende umane contingente e alle strutture”.

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1 commento:

dariobazec ha detto...

"Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?" Purg - Canto XVI,99.
Queste parole di Dante ci ricordano che per ogni cosa ci sono delle leggi, che però non vengono osservate.
Gli esempi da fare si sprecano: dagli operatori di Borsa, che invece di controllare l'andamento delle operazioni, guardano spettacoli porno, agli imbroglioni, agli speculatori, ecc.
Però ciò che manca è una cultura scientifica dell'economia e assai frequentemente si confonde la politica economica (applicazione) con l'economia politica (scienza).
Anche se poi non ho proseguito gli studi economici, 50 anni fa ho tenuto una conferenza sulla crisi economica e fra l'altro ho citato il sogno del faraone delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre con la soluzione proposta da Giuseppe.
Come si vede le crisi ci sono sempre, ma non per colpa dell'economia, ma degli operatori economici.
MI fermo qui perché il discoroso sarebbe molto lungo.
Fraternamente in Cristo Gesù
Dario Bazec