martedì 20 aprile 2010

Benedetto XVI, in lacrime, incontra le vittime dei preti pedofili a La Valletta: il commento di Luigi Accattoli


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Leggiamo questo bellissimo commento:

«Ci ha ascoltati uno per uno, e ha pregato e pianto con noi», ha raccontato una delle persone che hanno subito abusi

La commozione del Papa a Malta

Benedetto XVI, in lacrime, incontra le vittime dei preti pedofili a La Valletta

di Luigi Accattoli

Malta è piccola, poco più di quatttrocentomila abitanti e dunque dal punto di vista della Chiesa va guardata come una nostra diocesi media: tipo Bolzano, Reggio Emilia o Salerno.
E allora uno dice – sperando di respirare un momento – «almeno lì non ci saranno abusi di preti su minori»: io me lo sono detto, da vaticanista, qualche settimana addietro quando sentivo che il Papa stava preparando una visita nel 1.950° del naufragio di Paolo, che dovrebbe essere avvenuto nell’anno 60 dopo Cristo.
Invece no, i preti pedofili – o efebofili: cioè amanti degli adolescenti – ci sono anche a Malta e dunque anche in questa occasione il povero Papa ha dovuto fare penitenza, come bene ha detto all’antivigilia e come ha fatto sul posto a nome di tutti.
Quella “sporcizia” c’è dappertutto, ma proprio dappertutto ed è perciò una fortuna – in un certo senso – che il chiasso dei media abbia aperto gli occhi ai responsabili e a tutti noi.
«Adesso, sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo che poter far penitenza è grazia e vediamo come sia necessario fare penitenza» aveva confidato con linguaggio evangelico Benedetto giovedì scorso.
Ed evangelicamente per la quarta volta, alla Valletta, ha incontrato le “vittime” degli abusi. L’incontro con «coloro che hanno sofferto» è la più coraggiosa e la più personale tra le risposte del Papa al terribile scandalo.
Al primo dei maltesi che ha denunciato il prete che fu suo molestatore, il Papa ha detto l’altro ieri che è «orgoglioso» di lui, come hanno riferito le cronache: «Mi ha detto che non era facile fare quello che ho fatto».
E lui, l’uomo che subì l’oltraggio da ragazzo – si chiama Lawrence Grech – ora piange e dice: «Finalmente posso andare dalle mie figlie e dire che ho ritrovato la fede».
Basterebbero queste battute per dire la fecondità della via imboccata da Papa Ratzinger.
Sappiamo bene come egli abbia richiamato agli episcopati – e ultimamente a quello irlandese, con la lettera del 20 marzo – varie priorità: di collaborare con i tribunali civili per rendere giustizia alle “vittime”, di non coprire i fatti e di promuovere un cammino di penitenza comunitaria. Ma tra tutti il suggerimento di incontrare le vittime è il più personale, delicato e coinvolgente che egli abbia rivolto ai “fratelli”vescovi.
Non l’ha mai formulato in parole, ma l’ha dettato con l’esempio dei quattro incontri che ha realizzato lungo gli ultimi due anni.
Il primo si ebbe negli Usa, a Washington, il 17 aprile 2008. Il 21 luglio di quello stesso anno ce ne fu un altro a Sydney, mentre il Papa era là per Giornata mondiale della gioventù.
Il terzo ebbe luogo in Vaticano, il 29 aprile 2009, quando parlò e pregò con un gruppo di aborigeni del Canada che da bambini avevano subito maltrattamenti nei collegi cattolici gestiti da personale religioso.
«Ho incontrato vittime di abusi sessuali, così come sono disponibile a farlo in futuro», ha scritto nella lettera agli irlandesi.
In essa così ha narrato il contenuto di quegli incontri: «Mi sono soffermato con loro, ho ascoltato le loro vicende, ho preso atto della loro sofferenza, ho pregato con e per loro».
Le finalità che egli attribuisce al contatto personale con le vittime sono ricavabili
dalle espressioni con cui ne ha parlato – o fatto parlare – nelle diverse occasioni: riconciliazione, compassione, cura, guarigione, pace. Ancora più chiaramente l’obiettivo di quel gesto è detto in una frase del portavoce Federico Lombardi contenuta in una “nota” del 9 aprile: «Molte vittime non cercano compensi economici, ma un aiuto interiore, un giudizio nella loro dolorosa vicenda».
Intuiamo di che “giudizio” si tratti quando ascoltiamo uno degli uomini incontrati ieri da Benedetto raccontarci d’aver visto il Papa «piangere per l’emozione». Quegli “ospiti” straordinari di Benedetto XVI nella Cappella della Nunziatura, alla Valletta, gli chiedevano: «Perché è potuto avvenire quello che è avvenuto?» Il Papa non aveva risposte e ha detto loro: «Non lo so il perché.
Possiamo solo pregare». «Tutti abbiamo pianto» ha detto un altro degli otto che erano in quella Cappella. In quel pianto è il “giudizio”di cui aveva parlato il padre Lombardi. Che a proposito dell’incontro della Valletta ha narrato che esso si è svolto «in un clima intenso ma sereno, senza tensione» e con evidente «familiarità».
Il Papa «era profondamente commosso dai loro racconti ed ha espresso la sua vergogna e il suo dolore per ciò che hanno sofferto».

www.luigiaccattoli.it

© Copyright Liberal, 20 aprile 2010 consultabile online anche qui.

13 commenti:

a. ha detto...

davvero molto bello il commento di accattoli.

Anonimo ha detto...

del papa dormiente non dite proprio niente?
informazione a tutto tondo...
chissà cosa nascondete.

Raffaella ha detto...

Chi cerca trova...ne abbiamo parlato anche stamattina nei commenti ad un post.
R.

Anonimo ha detto...

Con tutta la buona volontà non riesco a capire il collegamento tra l'appisolamento del Papa e il nascondere non so che.

Se merita più attenzione quell'episodio che l'incontro con le vittime degli abusi allora credo che si sia abbondantemente persa la trebisonda...

Antonio

cittadino maltese ha detto...

Da fonti attendibili, il Papa gli ha preso sonno durante la messa perchè la notte previa, tra il sabato e la domenica non ha chiuso occhio, e si è coricato molto tardi (l'ha detto il vescovo in una intervista con i giornalisti lunedì) ... poi al mattino presto un gruppo di giovani di un movimento particolare inaspettatamente - non sapendo che il Papa non si era riposato bene quella notte - è andato a cantare al Papa vicino alla Nunziatura (qui i maltesi sono mattinieri - ci sono messe alle 6 del mattino e in alcune parti alle 5 o 5.30 del mattino) per dargli il buon giorno - questo si era fatto anche durante la visita di Giovanni Paolo II.

Per questo il Papa ha sonnicchiato durante le lunghe letture della messa. Poi si è ripreso al pomeriggio dopo aver preso la siesta (cioè un'oretta di riposo al pomeriggio) dopo aver incontrato le vittime, e pranzato.

Raffaella ha detto...

Vorrei ringraziare il "cittadino maltese" per la spiegazione.
Non ho ritenuto di dare eccessiva pubblicita' ad un episodio marginale che, ribadisco qui come altrove, puo' capitare anche a chi ha meno della meta' degli anni del Papa.
Mi pare il classico racconto della luna e del dito!
Le cose importanti sono ben altre.
Ha ragione Antonio!
R.

cittadino maltese ha detto...

Volevo anche precisare che a quanto pare alcuni giovani sono andati, spontaneamente, a cantare al Papa.
Questo ammonta ad "un fuori programma".
Ciao

Anonimo ha detto...

episodio marginale? può darsi. però quando si addormentano i vescovi durante i discorsi del papa si fanno fior di post. i vescovi non hanno il diritto di dormire male la notte prima?

Raffaella ha detto...

Per favore!
R.

Anonimo ha detto...

Caro anonimo,se fosse una cosa occasionale d'accordo.
Ma succede un pò troppo spesso e non tutti sono proprio anziani.

Antonio

laura ha detto...

A me ha fatto solo tanta tenerezza. Era stanco. Punto e basta!

Anonimo ha detto...

Leggendo alcuni ultimi interventi sul quinquennio papale, si è passati dall'accusa di filopedofilo a quella d'incapace per arrivare a quanto durerà. Così il sonnellino ha dato speranza ai vari gufi. Eufemia

Anonimo ha detto...

io non ce l'ho col papa, anzi. non mi piace la devozione cieca affine a se stessa di qualcuno, che può risultare anche controproducente