sabato 19 giugno 2010
Benedetto XVI, il Papa "riformatore": la fermezza e la serenità sono le doti del Pontefice (Lucio Brunelli)
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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questo bellissimo articolo:
Benedetto XVI, il Papa "riformatore"
Lucio Brunelli
Sembrava solo poche settimane fa che la navicella della Chiesa stesse per essere sommersa dai flutti dello scandalo-pedofilia. La credibilità pubblica andava inabissandosi, e anche il morale dell’equipaggio rotolava giù.
La tempesta ora non è che sia passata, onde alte come le mansarde extra lusso di Propagande Fide si infrangono sulla barca di Pietro. Ma tutto è cambiato. E’ finita la paura. Quando imperversa la burrasca si misura veramente la qualità del timoniere.
Fermezza e serenità sono state le qualità di Benedetto XVI.
Ha affrontato le avversità non solo subendo e sopportando ma nell’unico modo cristianamente fruttuoso: facendo sì che anche il male, per dirla con san Paolo, cooperasse al bene. Se avesse dato retta a qualche suo ‘ammiraglio’ il comandante in capo Ratzinger forse avrebbe reagito urlando al vento, puntando il dito contro le flotte nemiche.
Invece, ben vedendo lo zampino del Nemico, ha invitato tutti i suoi ‘marinai’ a vivere le ferite e la vergogna rovesciate addosso come un pungolo per domandare con più umiltà a Dio la forza, la verità e il perdono.
E’ stato lui, il timoniere, il primo a vivere così – come un tempo di penitenza e conversione – il mare magnum dei peccati rimproverati alla Chiesa. Lo ha fatto con dolore e, insieme, con quella serenità che è l’indice più oggettivo e suadente del fatto che è un Altro a guidare la barca; che la Chiesa non è solo un’istituzione umana, decadente come tutte le vecchie istituzioni, ma il segno di una presenza che non muore.
All’inizio del pontificato, cinque anni fa, Benedetto XVI aveva di fronte due strade. Farsi in qualche modo prigioniero dello stereotipo che molti nemici e persino amici gli avevano ritagliato addosso: l’accigliato papa dei no, il militante papa anti-moderno. Oppure imboccare la strada di un papato della riforma spirituale e morale della Chiesa. Riforma intesa come ritorno all’essenziale, alle sorgenti limpide della tradizione cristiana.
Con la conseguente ‘pulizia’ delle sedimentazioni e delle sporcizie che con il tempo hanno ricoperto e macchiato il corpo di Cristo qui in terra.
L’aver vissuto tanti anni nella Curia romana, conoscendone a perfezione vizi e virtù, la sua ritrosia a frequentare cordate e lobbies ecclesiastiche, hanno reso più credibile ed efficace la sua azione riformatrice.
Pensiamo al caso imbarazzante dei Legionari di Cristo, indagini su un fondatore al di sopra di ogni sospetto che con molte resistenze aveva già intrapreso da cardinale.
Pensiamo ai cambiamenti operati da subito nella gestione di Propaganda Fide, e ai suoi timori di un Giubileo del 2000 troppo affaristico che gli fecero citare le parole con cui lo scrittore Giovanni Papini nel 1950 prospettava il rischio che l’anno santo si tramutasse "nella sarabanda degli interessi e degli agi moderni, in una vasta speculazione turistica, in una specie di kermesse euforica e mammonica".
Papa teologo, ma non del tutto fuori dal mondo. Mite, ma non sempre ingenuo. Sobrio, ma non antipatico.
Contro certo malinteso ‘ratzingerismo’ – inteso come radicale pessimismo verso il mondo - abbiamo scoperto un Ratzinger che si appassiona persino ai mondiali di calcio.
E’ stato ripubblicato in questi giorni un suo scritto del 1985 in cui egli si interroga sui motivi della grande attrazione planetaria per questo gioco.
Secondo i pessimisti, osserva Ratzinger, nulla è cambiato dalla Roma pagana: panem et circenses,.
“Ma è una risposta - ci sorprende il futuro papa - che seppure fosse vera sarebbe insufficiente. Perché il gioco esprime in fondo l’anelito al paradiso, una vita di soddisfazione senza fatiche e di libertà pienamente realizzata”.
© Copyright Eco di Bergamo, 20 giugno 2010
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2 commenti:
Che belli questi articoli di brunelli. Viva Bergamo, che ha i colori del Papa!
quanto mi piace Brunelli.
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