domenica 13 giugno 2010

E' la prima volta che Benedetto XVI, e in assoluto un Papa, chiede pubblicamente «perdono» con riferimento esplicito alla pedofilia nel clero (Vecchi)


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Il Papa chiude l'Anno Sacerdotale: "Era da aspettarsi che al «nemico» questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo. E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti – soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario. Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più" (Omelia)

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Il Papa: mai più abusi Chiedo perdono a Dio e alle vittime

«Il bastone per i comportamenti indegni»

Gian Guido Vecchi

CITTÀ DEL VATICANO

L' intervento del «nemico» e l' «abuso nei confronti dei piccoli» come rovesciamento diabolico della missione sacerdotale, l' impegno a che «non accada mai più», il pastore che usa il «bastone» come «servizio di amore» perché «non si tratta di amore quando si tollerano comportamenti indegni» dei preti e soprattutto una frase che farà epoca, davanti a quindicimila sacerdoti arrivati da tutto il mondo in piazza San Pietro: «Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio e alle persone coinvolte».
Le parole di Benedetto XVI, nella messa che ieri mattina ha chiuso l' anno sacerdotale, fanno sintesi di ciò che il Papa ha ripetuto negli ultimi mesi e tracciano un cammino di «purificazione» della Chiesa che non sarà privo di resistenze ma suona come irrevocabile.
Dalla lettera ai cattolici d' Irlanda del 19 marzo, il Pontefice si è scusato («I am truly sorry»), ha parlato della «sporcizia» nella Chiesa, espresso «vergogna» e «rimorso» e «dolore», chiesto di «reimparare» il «pentimento» e la «purificazione», invocato «penitenza» e «giustizia».
Due giorni dopo aver scritto agli irlandesi, disse in inglese all' Angelus: «Invochiamo umilmente il perdono (forgiveness) di Dio per le nostre mancanze».
Ma è la prima volta che Benedetto XVI, e in assoluto un Papa, chiede pubblicamente «perdono» con riferimento esplicito alla pedofilia nel clero. E questo a San Pietro, il centro della Chiesa, davanti ai preti di tutto il pianeta.
Nel 2009, ha spiegato, aveva indetto l' anno sacerdotale per esprimere «gratitudine» e pregare Dio di donare le vocazioni dei giovani. «Era da aspettarsi che al "nemico" questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo». Il «nemico» è Satana, ed è successo: «Proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, sono venuti alla luce i peccati di sacerdoti, soprattutto l' abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell' uomo viene volto nel suo contrario».
È a questo punto che Benedetto XVI, la voce roca e lenta, staccando ogni parola, chiede perdono. E aggiunge: «Intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più».
Nell' ammissione e nella formazione al sacerdozio «faremo tutto ciò che possiamo per vagliare l' autenticità della vocazione». Infine, «vogliamo ancora di più accompagnare i sacerdoti nel loro cammino, affinché il Signore li protegga e li custodisca in situazioni penose e nei pericoli della vita». Quando commenta il salmo 22-23, quello della «valle oscura» attraverso la quale Dio guida l' uomo, Benedetto XVI ricorda un verso: «Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza». Perché il pastore, spiega, usa il vincastro «per sostenere nei momenti difficili» ma «ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge, contro i briganti che cercano il loro bottino». Anche la Chiesa, talvolta, deve usare il bastone, come «servizio di amore»: perché non è amore «tollerare i comportamenti indegni» dei preti né «lasciare proliferare l' eresia, il travisamento e il disfacimento della fede». Le due cose vanno assieme, perché la fede è «un dono di Dio», sillaba il Papa: «La perla preziosa che non ci lasciamo strappare via».

© Copyright Corriere della sera, 12 giugno 2010 consultabile online anche qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Stavolta la BBC strappa la sufficienza. Eufemia
http://news.bbc.co.uk/2/hi/programmes/from_our_own_correspondent/8734850.stm