giovedì 17 giugno 2010
I sacerdoti: «Quelle giornate insieme a Pietro, oltre le nostre paure» (Giuliano)
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Il Papa: "La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana acquisisce. La fiducia che san Tommaso accorda a questi due strumenti della conoscenza – la fede e la ragione – può essere ricondotta alla convinzione che entrambe provengono dall’unica sorgente di ogni verità, il Logos divino, che opera sia nell’ambito della creazione, sia in quello della redenzione" (Catechesi)
Pedofilia, il vescovo di Dublino: dal Papa aiuto contro gli abusi. Non così dai vescovi (Asca)
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Il Papa: "La Santa Messa, celebrata nel rispetto delle norme liturgiche e con un’adeguata valorizzazione della ricchezza dei segni e dei gesti, favorisce e promuove la crescita della fede eucaristica. Nella celebrazione eucaristica noi non inventiamo qualcosa, ma entriamo in una realtà che ci precede, anzi che abbraccia cielo e terra e quindi anche passato, futuro e presente" (Discorso)
L'omaggio dell'allora cardinale Ratzinger a San Tommaso d'Aquino (7 giugno 1991)
Card. Caffarra: "Come pastore cui è affidata una comunità cristiana vedo che ho due responsabilità: l’una da svolgere "nel Santuario"; l’altra nel "cortile dei gentili". La prima riguarda, è la difesa dei fedeli dall’oscuramento della loro coscienza circa la propria dignità di persone; la seconda mi pone il problema di come aiutare chi vaga nel deserto del senso in conseguenza della perdita di se stessi, a ritrovare se stesso"
Il Papa: serve fedeltà sia nel matrimonio sia nel celibato (Izzo)
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«Quelle giornate insieme a Pietro, oltre le nostre paure»
«Così gli incontri dei giorni scorsi a Roma ci hanno spinti ad appassionarci nuovamente»
DI SALVATORE GIULIANO
Nell’attraversare i varchi che conducevano in piazza San Pietro, la settimana scorsa, guardavo con stupore il gioioso procedere dei tanti confratelli accorsi a Roma da tutto il mondo per prendere parte ai due appuntamenti che hanno concluso l’Anno Sacerdotale: la veglia e la Santa Messa. Quando il Papa chiama...
Stretti in quindicimila attorno a Pietro abbiamo forse solo in quelle ore percepito pienamente la portata dell’evento di grazia che Benedetto XVI ci ha regalato. Ci siamo sentiti incoraggiati dal Papa non solo per le parole pronunciate con lo spessore teologico e spirituale proprio di questo Pontefice, ma anche per lo stile con cui è stato in mezzo a noi. Nel suo ingresso in piazza San Pietro, nell’atto caloroso di accoglienza di tutto il clero in festa, il Papa era visibilmente commosso e raggiante per quell’incontro, che è stato per noi tutti come un balsamo che ha alleviato la sofferenza per le ferite createsi quest’anno nella Chiesa e che in particolar modo da noi sacerdoti sono state percepite come dolorose. Quando poi, raggiunto il sagrato della basilica, il Santo Padre ha ascoltato le domande dei cinque preti rappresentanti i continenti, la nostra attenzione si è fatta profonda.
Penso che le risposte date con semplicità, senza la lettura di alcun testo preparato, in modo fraterno ma con estrema profondità (Avvenire le ha pubblicate integralmente domenica), siano una delle sintesi magisteriali più significative offerte sul ministero del presbiterato. Guardandomi intorno notavo come ciascuno dei miei confratelli si abbeverava a quelle parole che sgorgavano dal cuore di un padre che ha voluto stringere tutti i propri figli.
Durante la veglia di giovedì sera poi, quando l’Eucaristia ha fatto il suo ingresso, tutti noi sacerdoti in ginocchio con dinanzi Papa Benedetto, utilizzando le parole del Curato d’Ars, abbiamo rinnovato al Signore il nostro amore e la nostra volontà di servirlo. L’incontro in piazza San Pietro è stato realmente un essere nuovamente 'tirati' in Cristo, così come il Papa ha voluto rappresentare l’azione dello Spirito che agisce nella missione sacerdotale. 'Tirati' nuovamente in Gesù, lontani da tutte quelle paure di non risultare credibili, di non sentirsi accolti, di non riuscire a rispondere efficacemente alle attese e alle provocazioni che ogni giorno raccogliamo nel nostro ministero, in una società sempre più diversificata.
Nell’essere 'in Lui', il Papa ci ha invitati a far scomparire il nostro io per dare spazio a quello del Maestro. Così, appassionandoci sempre più al nostro ministero, dando una generosa testimonianza di gioia e di fedeltà alla vocazione ricevuta, nella dedizione alla vita interiore e nello slancio pastorale, potremo nuovamente far brillare tutta la bellezza del dono d’amore che Dio ha fatto alla Chiesa e al mondo col sacerdozio. Nell’Eucaristia, adorata in un silenzio sacro nella sera del giovedì e celebrata sotto l’ardente sole del venerdì mattina, il Papa ha ancora una volta realizzato un’enorme 'cordata' portandoci dal tempo in cui ci troviamo a vivere alla realtà eterna di cui nel ministero di cui siamo testimoni. Sono certo che ciascuno di noi tornando alle proprie comunità ecclesiali abbia sentito ancora più forte il desiderio di continuare a 'tirare' altri fratelli in Cristo, perché il gregge della Chiesa si ritrovi senza più ombre sotto la guida del suo unico Pastore.
© Copyright Avvenire, 16 giugno 2010
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