venerdì 11 giugno 2010

Il Papa: con la tempesta degli abusi si voleva far scomparire la Chiesa (Izzo)


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La richiesta di perdono del Papa per gli abusi del clero: video di Rome Reports

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Preti pedofili, dal Papa "mea culpa" della Chiesa: "Non accadrà mai più"

Il Papa: come il pastore anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede

Pedofilia: Papa chiede perdono a nome della Chiesa: "Mai piu' abusi" (Ansa)

Il Papa chiude l'Anno Sacerdotale: "Era da aspettarsi che al «nemico» questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo. E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti – soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario. Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più" (Omelia)

Il Papa: È bello e consolante sapere che c’è una persona che mi vuol bene e si prende cura di me

Abusi del clero, il Papa: chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte

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In Piazza San Pietro il più grande raduno di sacerdoti. Il Papa in jeep fra i settori gremiti. Al termine guida l'Adorazione in ginocchio (Izzo)

Un grazie speciale a Don Francesco per la cronaca in diretta di una serata straordinaria

Il Papa: C'è una teologia che vuole essere accademica e scientifica e dimentica la realtà vitale, la presenza di Dio

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PAPA: CON LA TEMPESTA ABUSI SI VOLEVA FAR SCOMPARIRE LA CHIESA

(AGI) - CdV, 11 giu.

(di Salvatore Izzo)

Lo scandalo della pedofilia ha turbato l'Anno Sacerdotale, ma non lo ha distrutto.
"Era da aspettarsi che al 'nemico' questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perche' in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo".
Sono state parole molto forti quelle pronunciate da Papa Ratzinger nella grande celebrazione conclusiva del raduno dei preti (che ha riunito oggi in piazza San Pietro oltre 15 mila presbiteri di 97 paesi, 17 mila secondo AsiaNews che ha contato ben 200 sacerdoti vietnamiti presenti, contro i 5 elencati dal comunicato ufficiale). Cosi' come esplicito e' stato il "mea culpa" del Pontefice: "per i peccati di sacerdoti soprattutto l'abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell'uomo viene volto nel suo contrario, anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte".
"Intendiamo promettere - ha affermato solennemente Benedetto XVI - di voler fare tutto il possibile affinche' un tale abuso non possa succedere mai piu'; promettere che nell'ammissione al ministero sacerdotale e nella formazione durante il cammino di preparazione ad esso faremo tutto cio' che possiamo per vagliare l'autenticita' della vocazione e che vogliamo ancora di piu' accompagnare i sacerdoti nel loro cammino, affinche' il Signore li protegga e li custodisca in situazioni penose e nei pericoli della vita". "Il pastore ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge; contro i briganti che cercano il loro bottino. Anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realta', disorientamenti", ha sottolineato ricordando che "proprio l'uso del bastone puo' essere un servizio di amore".
"Oggi - ha detto con evidente riferimento alle coperture che alcuni vescovi hanno dato ai crimini commessi da sacerdoti - vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale".
"Come pure - ha continuato - non si tratta di amore se si lascia proliferare l'eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede. Come se non fosse piu' dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via". "Al tempo stesso, pero', il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore - vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore". "Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza", ha ripetuto il Pontefice citando un salmo. "Accanto al bastone - ha scandito - c'e' il vincastro che dona sostegno ed aiuta ad attraversare passaggi difficili.
Ambedue le cose rientrano anche nel ministero della Chiesa, nel ministero del sacerdote".
"Il sacerdote - ha ricordato in proposito il Papa - non e' semplicemente il detentore di un ufficio, invece fa qualcosa che nessun essere umano puo' fare da se': pronuncia in nome di Cristo la parola dell'assoluzione dai nostri peccati e cambia cosi', a partire da Dio, la situazione della nostra vita. Pronuncia sulle offerte del pane e del vino le parole di ringraziamento di Cristo che sono parole di transustanziazione".
Stupisce alla luce dei fatti, come ha fatto notare l'anziano teologo oggi Papa di tutta la Chiesa e che come tale ha assunto su di se' con il mea culpa di oggi e la Lettera del 19 marzo ai cattolici d'Irlanda, il dolore delle vittime e anche le colpe dei preti, "che Dio ci ritenga capaci di questo; che Egli in tal modo chiami uomini al suo servizio e cosi' dal di dentro si leghi ad essi: e' cio' che in quest'anno volevamo nuovamente considerare e comprendere".
"Se l'Anno Sacerdotale avesse dovuto essere una glorificazione della nostra personale prestazione umana, sarebbe stato distrutto - ha osservato - da queste vicende. Ma si trattava per noi proprio del contrario: il diventare grati per il dono di Dio, dono che si nasconde 'in vasi di creta' e che sempre di nuovo, attraverso tutta la debolezza umana, rende concreto in questo mondo il suo amore".
"Consideriamo quanto e'avvenuto - ha esortato il Pontefice rivolto ai sacerdoti di tutto il mondo - quale compito di purificazione, un compito che ci accompagna verso il futuro e che, tanto piu', ci fa riconoscere ed amare il grande dono di Dio. In questo modo, il dono diventa l'impegno di rispondere al coraggio e all'umilta' di Dio con il nostro coraggio e la nostra umilta'". "La parola di Cristo puo' dirci in questa ora che cosa significhi - ha spiegato - diventare ed essere sacerdote: 'Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore'".
"Noi non brancoliamo nel buio. Anche nella 'valle oscura' il Signore guida l'uomo", ha aggiunto Benedetto XVI citnado "le valli oscure della tentazione, dello scoraggiamento, della prova, che ogni persona umana deve attraversare". "Nelle ore dell'oscuramento in cui tutte le luci sembrano spegnersi, mostrami che Tu sei la'", ha pregato con l'intera assemblea in un silenzio irreale.
"Aiuta noi sacerdoti - ha invocato ancora con commozione l'anziano Pontefice - affinche' possiamo essere accanto alle persone a noi affidate in tali notti oscure. Affinche' possiamo mostrare loro la tua luce". "Signore - ha quasi gridato - abbi pieta' anche di noi! Indicaci la strada! Dal Vangelo sappiamo questo: Egli stesso e' la via. Vivere con Cristo, seguire Lui, questo significa trovare la via giusta, affinche' la nostra vita acquisti senso ed affinche' un giorno possiamo dire: 'Si', vivere e' stata una cosa buona'".
Infine, stando in ginocchio, il Papa ha recitato la bellissima preghiera di affidamento di tutti i sacerdoti del mondo alla Vergine di Fatima, implorando che "dopo la tempesta ci porti il sereno".

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