martedì 12 ottobre 2010

Il discorso del Papa sulle piaghe della civiltà odierna fende la chiacchiera insopportabile dei nostri giorni spenti, e va esatta mente a segno (Sequeri)

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DAL RELATIVISMO AL BENESSERE NARCISO

PER NON PIEGARCI ALL’IMPERO E ALLA VANA CHIACCHIERA

PIERANGELO SEQUERI

Il discorso del Papa sulle piaghe della civiltà odierna fende la chiacchiera insopportabile dei nostri giorni spenti, e va esatta mente a segno. Un lampo, da Occidente a Oriente, è stato. Esatto come un laser.
Quelli che vogliono veramente misurarsi con il carattere distruttivo dell’epoca devono fronteggiare i giochi delle potenze mondane, in cui la morte è al lavoro. Questa falsa religione dell’odio e dell’oppio, distribuita ovunque, vede ora nel cristianesimo – non senza ragio ne – il luogo inespugnabile del suo smascheramento.
L’unico rimasto, forse, nella cultura planetaria. Le potenze mondane hanno con taminato la cultura razionale e la cultura etnica, indissolubilmente, perché lavorino, anche inconsapevolmente, in favore della rasse gnazione ai dogmi del nuovo Impero: «I capitalismi finanziari ano nimi », «la maschera del terrorismo fondamentalista», «la droga, be stia feroce», «le ideologie contro il matrimonio e la castità». Prendi la diversità delle culture e delle religioni, che riconduce ogni ingiu stizia e avvilimento dell’umano alla coltivazione di legittime diffe renze. Quale diritto umano sarà custodito, e da chi, se l’ultima pa rola è consegnata al rispetto delle regole di ciascuna tribù? Oppure, prendi l’imperativo del progresso e della crescita. Se non accumu liamo ricchezza, distribuiremo povertà, dicono i saggi. E quando succede il contrario? Intanto accumuliamo disonesta e «anonima» ricchezza e insegniamo a vendere anche l’anima. È così che diffon diamo il benessere? Un diritto, certo. E quando non hai più neppu re l’anima da vendere, e ti sei fumato tutto? Prendi il relativismo del l’etica, per il quale ognuno risponde solo alla sua coscienza e dim mi tu che cosa ne sarà dell’amore e di tutte le altre cose in cui dob­biamo rispondere ad altri – e di altri. La religione della coscienza au tistica può anche essere una religione di prepotenti e di vigliacchi.
Questa falsa religione dell’Impero del benessere narciso e della com petizione etnica, ai cuccioli, ormai, va direttamente in vena. Vi sem bra all’altezza di questa offensiva planetaria l’aria fritta delle nostre considerazioni sull’universo giovanile, sulla scuola, sul tempo libe ro, sull’inibizione e la disinibizione, la coscienza del problema, l’e ducazione al dubbio e alla creatività, e tutte le altre banalità sull’es sere se stessi, volersi bene, e stare bene con se medesimi?
Nel tempo dei padri e delle madri del cristianesimo, si moriva, pur di non riconoscere all’Imperatore l’adorazione che si deve solo al Dio vero. Il Papa ha formulato il suo inventario nel luogo forse più giusto della Chiesa. Lo ha indicato ai capi, ai fratelli e alle sorelle del le Chiese del Medio Oriente.
Eredi delle comunità paoline e giovan nee. Piccole e vulnerabili comunità dove si scaricano – forse proprio a motivo dei nostri peccati – le contraddizioni della ragione secola re post-cristiana e i terribili sommovimenti del sacro pre-cristiano e non-cristiano. Piccole comunità, prese letteralmente 'in mezzo', fra le parti alla deriva di grandi continenti, di grandi civiltà, e persino di grandi religioni. Una storia di acqua zampillante e di sangue versa to si ripete, lì, sin dall’inizio. Il cristianesimo, proprio lì, la prima vol ta, traforò letteralmente gli Imperi, che tengono interi popoli in o staggio. Non è un caso se il Papa affida a loro – affinché noi inten diamo – l’esatto discernimento delle icone della Bestia, che pianta ormai i suoi falsi idoli dovunque. Leviamoci in piedi, in silenzio, con deferenza e rispetto, di fronte a loro. E impariamo come si battono i testimoni del Dio vero – i martiri cristiani – con la Bestia che divo ra i figli. Il resto sono chiacchiere, da far ricadere ogni giorno, im placabilmente, su loro stesse. Devono cadere, fino a che non se le comprerà più nessuno.

© Copyright Avvenire, 12 ottobre 2010

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