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VATICANO
Papa: siamo tutti nel pericolo di vivere come se Dio non esistesse
Ma Dio ha “mille modi per mostrarci che esiste e bisogna fare attenzione ai “segni coi quali Dio ci tocca”, come mostra l’esperienza della beata Angela da Foligno, alla quale Benedetto XVI ha dedicato il discorso per l’udienza generale. Una preghiera per la buona riuscita del salvataggio dei minatori cileni.
Città del Vaticano (AsiaNews)
“Siamo tutti in pericolo di vivere come se Dio non esistesse, ma Dio ha mille modi, per ognuno ha il suo di farsi presente nella nostra anima, di mostrare che ci conosce e ci ama e vuol farci attenti a quei segni coi quali Dio ci tocca”. Lo mostra la beata Angela da Foligno, la mistica del XIII secolo, che ebbe una giovinezza lontana dalla fede e conobbe poi “vertici nell’esperienza dell’unione con Dio”. A lei Benedetto XVI, che da alcune settimane illustra le grandi figure femminili della Chiesa medioevale, ha dedicato il discorso per l’udienza generale.
Alle 40mila persone presenti in piazza san Pietro, il Papa ha detto che “di solito si è affascinati dai vertici dell’esperienza della unione con Dio che ella ha raggiunto, ma si considera poco la prima parte della vita”. Angela nacque nel 1248 in una famiglia benestante di Foligno. Introdotta negli ambienti mondani, conobbe un uomo che sposò a 20 anni ed ebbe dei figli. In quel periodo la sua vita “non è certo quella di una fervente discepola del Signore”, tanto da disprezzare i cosiddetti penitenti, come venivano chiamati coloro che per devozione “vendevano i loro beni e vivevano nella preghiera, nel digiuno, nel servizio alla Chiesa e nella carità”.
Alcuni avvenimenti del 1279, come un violento terremoto, un uragano, la guerra con Perugia e le sue dure conseguenze incidono nella vita di Angela che “prende coscienza dei suoi peccati”. Si arriva al momento decisivo: nel 1285 invoca san Francesco che le appare e la spinge a una confessione generale. Tre anni dopo c’è anche lo “scioglimento dei legami affettivi”, in pochi mesi muoiono sua madre, il marito e tutti i figli”. Angela vende tutti i suoi beni e aderisce al Terz’ordine francescano. Muore nel 1309.
“Conversione, penitenza, umiltà e tribolazioni” sono raccolte dal suo frate confessore nel “Libro”, nel quale “alla difficoltà per Angela di esprimere la sua esperienza mistica si aggiunge la difficoltà dei suoi ascoltatori di comprenderla”. “Una situazione che indica con chiarezza come l’unico e vero Maestro, Gesù, vive nel cuore di ogni credente e desidera prenderne totale possesso”.
E’ un “cammino di conversione” che prende il via dalla paura di Angela per l’inferno. “Questo timore dell’inferno risponde al tipo di fede che Angela aveva al momento della sua conversione; una fede ancora povera di carità, cioè dell’amore di Dio. Pentimento, paura dell’inferno, penitenza aprono ad Angela la prospettiva della dolorosa via della croce che, dall’ottavo al quindicesimo passo, la porterà poi sulla via dell’amore”.
Angela “sente di dover dare qualcosa a Dio per riparare i suoi peccati, ma lentamente comprende di non aver nulla da dargli, anzi di essere nulla davanti a Lui; capisce che non sarà la sua volontà a darle l’amore di Dio, perché questa può solo darle il suo nulla, il ‘non amore’”. “Come ella dirà: solo l’amore vero e puro, che viene da Dio, sta nell’anima e fa sì che riconosca i propri difetti e la bontà divina”.
“Tuttavia, il cuore di Angela porta sempre le ferite del peccato; anche dopo una Confessione ben fatta, ella si trovava perdonata e ancora affranta dal peccato, libera e condizionata dal passato, assolta ma bisognosa di penitenza. E anche il pensiero dell’inferno l’accompagna perché quanto più l’anima progredisce sulla via della perfezione cristiana, tanto più essa si convincerà non solo di essere indegna, ma di essere meritevole dell’inferno”. Alla fine, Angela capisce qual è la realtà centrale. “Ciò che la salverà dalla sua indegnità e dal meritare l’inferno non sarà la sua unione con Dio e il suo possedere la verità, ma Gesù crocifisso, la sua crocifissione per me, il suo amore”.
Il passaggio dalla conversione all’esperienza mistica, “da ciò che si può esprimere all’inesprimibile, avviene attraverso il Crocifisso”. Tutta la sua esperienza è “tendere ad una perfetta somiglianza con Lui, mediante purificazioni e trasformazioni sempre più profonde e radicali. In tale stupenda impresa Angela mette tutta se stessa, anima e corpo, senza risparmiarsi in penitenze e tribolazioni dall’inizio alla fine, desiderando di morire con tutti i dolori sofferti dal Dio-uomo crocifisso per essere trasformata totalmente in Lui”.
Dalla conversione all’unione mistica con il Cristo crocifisso, all’inesprimibile. Un cammino altissimo - ha spiegato il Papa - il cui segreto è la preghiera costante: “Quanto più pregherai – ella afferma - tanto maggiormente sarai illuminato; quanto più sarai illuminato, tanto più profondamente e intensamente vedrai il Sommo Bene, l’Essere sommamente buono; quanto più profondamente e intensamente lo vedrai, tanto più lo amerai; quanto più lo amerai, tanto più ti diletterà; e quanto più ti diletterà, tanto maggiormente lo comprenderai e diventerai capace di capirlo. Successivamente arriverai alla pienezza della luce, perché capirai di non poter comprendere”.
“Preghiamo – la conclusione di Benedetto XVI – che Dio ci renda attenti ai segni della sua presenza, che ci insegni a vivere realmente
Il Papa, infine, nel suo saluto in spagnolo ha pregato per la buona riuscita dell'operazione di salvataggio dei minatori in Cile: "continuo ad affidare con speranza i minatori - ha detto - alla divina bontà".
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