martedì 12 ottobre 2010

Non formula astratta ma pensiero forte. Il motu proprio "Ubicumque et semper". Riflessione di Mons. Fisichella (Osservatore Romano)

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Non formula astratta ma pensiero forte

di Rino Fisichella
Arcivescovo titolare di Voghenza
presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

Studium Biblicum Franciscanum (Gerusalemme)Uno dei tratti peculiari del cristianesimo è la sua concezione di essere profondamente inserito nella storia. Le parole di Gesù ai suoi discepoli quando ricorda loro di essere nel mondo, ma di non essere del mondo (cfr. Giovanni, 15,19; 17,13-14), sono state interpretate come un impegno fondamentale a condividere le vicende della storia, pur sapendo che l'obiettivo ultimo che dà significato pieno agli avvenimenti, va oltre la storia stessa. Proprio su questo tema, tra l'altro, è facile rilevare un insegnamento tra i più conosciuti del concilio Vaticano ii, il quale ha voluto sottolineare con maggior forza del passato il concetto di storia della salvezza. Questa premessa consente di comporre una riflessione dinanzi alla lettera apostolica Ubicumque et semper, con la quale il Papa istituisce il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Anzitutto, siamo grati a Benedetto XVI per questa intuizione profondamente profetica. Essa è in grado di saper guardare con realismo al presente della Chiesa, per prospettarle un cammino che la impegnerà non poco nel prossimo futuro. Viviamo un tempo di grandi sfide, che incidono non poco nei comportamenti di intere generazioni, dovute al fatto della conclusione di un'epoca con l'ingresso in una nuova fase per la storia dell'umanità. A tanti elementi positivi, che consentono di vedere un impegno più coerente nella vita di fede - dovuto anche a una conoscenza più profonda dei suoi contenuti - corrispondono non di rado forme di "distacco dalla fede" come conseguenza di una diffusa forma di indifferenza religiosa, preludio per un ateismo di fatto. Spesso la mancanza di conoscenza dei contenuti basilari della fede porta, inevitabilmente, ad assumere comportamenti e forme di giudizio morale spesso in contrasto con l'essenza stessa della fede, così come è stata sempre annunciata e vissuta nel corso dei venti secoli della nostra storia.
Il relativismo, di cui Papa Benedetto ha sempre denunciato i limiti e le contraddizioni, proprio in vista di una corretta antropologia, emerge come la nota caratteristica di questi decenni segnati sempre più dalle conseguenze di un secolarismo teso ad allontanare il nostro contemporaneo dalla sua relazione fondamentale con Dio. In questo senso, sono soprattutto le Chiese di antica tradizione che risentono di questa condizione, anche se nel processo di globalizzazione in cui siamo inseriti nessuno sembra sfuggire a questa drammatica situazione che, per riprendere le parole della lettera apostolica, crea un "deserto interiore", allontanando l'uomo da se stesso. Al principio secolarista di vivere nel mondo etsi deus non daretur, l'allora cardinale Joseph Ratzinger aveva opposto il principio di vivere nel mondo veluti si Deus daretur.
È questo uno dei motivi che ha portato Benedetto XVI alla creazione di un dicastero con il compito di promuovere la nuova evangelizzazione. Essa, come ben afferma il titolo stesso del motu proprio, è la missione che "sempre e dovunque" la Chiesa ha sentito come suo compito fondamentale per corrispondere in pieno al comando del Signore di andare in tutto il mondo e fare suoi discepoli tutti i popoli della terra. Il tema della nuova evangelizzazione è stato oggetto di attenta riflessione da parte del magistero della Chiesa negli ultimi decenni. È obbligatorio ricordare la Evangelii nuntiandi di Paolo vi, a conclusione del sinodo sull'evangelizzazione del 1974, i ripetuti e insistenti interventi di Giovanni Paolo ii che volle introdurre la stessa espressione di "nuova evangelizzazione" e, da ultimo, Benedetto XVI che ha voluto raccogliere il testimone compiendo un ulteriore passo concreto con l'istituzione di questo Pontificio Consiglio.
L'obiettivo appare da subito come una grande sfida che viene a porsi per la Chiesa intera nel dover riflettere e trovare le forme adeguate per rinnovare il proprio annuncio presso tanti battezzati che non comprendono più il senso di appartenenza alla comunità cristiana e sono vittime del soggettivismo dei nostri tempi con la chiusura in un individualismo privo di responsabilità pubblica e sociale. Il motu proprio, più direttamente, individua le Chiese di antica tradizione che, pur con una realtà tra loro ben differenziata per tradizione e cultura richiedono un rinnovato spirito missionario in grado di far compiere quel balzo necessario per corrispondere alle nuove esigenze che la situazione storica contemporanea richiede.
In questo senso, il compito che ci attende non è diverso da quello che ha segnato la Chiesa da sempre: far conoscere il vero volto di Gesù Cristo, unico salvatore, rivelatore dell'amore misericordioso del Padre che va incontro a tutti senza escludere nessuno. Nel mistero della sua incarnazione egli porta a compimento la promessa antica di Dio e nella sua morte e risurrezione ha posto nel mondo il germe di quella speranza che non delude perché risponde all'esigenza dell'intimo di ogni persona di dare senso alla propria vita, fondandosi non sulle ipotesi peregrine del momento, ma sulla certezza che proviene dalla fede.
La Chiesa, quindi, è chiamata a rinvigorire se stessa in ciò che ha di più essenziale quale il suo annuncio missionario. Lo potrà fare in maniera efficace nella misura in cui si fonderà sulla Parola di Dio che deve trasmettere in maniera viva di generazione in generazione, permettendo a tutti di compiere una vera esperienza di vita ecclesiale, fondamento per una genuina risposta di fede. Come attesta Ubicumque et semper, la "nuova evangelizzazione" non è una formula uguale per tutte le circostanze. Anzitutto, non è una formula più o meno fortunata. Essa indica molto di più; impegna, infatti, a elaborare un pensiero forte in grado di sostenere un'azione pastorale corrispondente. Inoltre, deve essere in grado di verificare con attenzione le differenti tradizioni e obiettivi che le Chiese possiedono in forza della ricchezza di tanti secoli di storia. Una pluralità di forme che non intacca l'unità, ma la rende più articolata e ne permette la dovuta efficacia presso il nostro contemporaneo.
Una parola sulle competenze del nuovo dicastero potrà aiutare a comprendere meglio le sue finalità e il lavoro che sarà chiamato a svolgere. Dovremo evitare, anzitutto, che "nuova evangelizzazione" risuoni come una formula astratta. Dovremo riempirla di contenuti teologici e pastorali e lo faremo forti del magistero di questi ultimi decenni. Una prima sistematizzazione di questo insegnamento evidenzierà l'attenzione permanente alla problematica e la ricchezza degli approcci che di volta in volta si sono susseguiti. Insieme a questo, sono da considerare le tante iniziative con le quali nel corso di questi anni i singoli vescovi con le loro Chiese particolari, le Conferenze episcopali e associazioni di credenti hanno assunto per la sensibilità propria al tema della nuova evangelizzazione. Una conoscenza e un coordinamento di queste preziose iniziative potrà essere prodromo per ulteriori attività del dicastero.
Nel 2012 ricorrerà il ventesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica. Tra le competenze che vengono affidate al dicastero risulta essere qualificante quella di "promuovere" il suo uso. Il Catechismo, infatti, risulta essere uno dei frutti più maturi delle indicazioni conciliari; in esso viene raccolto in modo organico l'intero patrimonio dello sviluppo del dogma e rappresenta lo strumento più completo per trasmettere la fede di sempre dinanzi ai costanti cambiamenti e interrogativi che il mondo pone ai credenti. Trovare tutte le forme che il progresso della scienza della comunicazione ha realizzato per farle diventare strumenti positivi a servizio della nuova evangelizzazione è, infine, un compito che tocca da vicino il dicastero, consapevoli del ruolo determinante che i mezzi di comunicazione hanno nel veicolare la cultura e la mentalità nel contesto attuale.
Viviamo nella storia e le date hanno un loro significato. Anche il nuovo dicastero guarda con attenzione ad alcune date che lo riguardano da vicino per la valenza simbolica che possiedono. Il Papa ha dato l'annuncio di voler istituire il Pontificio Consiglio nei vespri solenni dei santi Pietro e Paolo, le colonne della Chiesa, che con il loro annuncio e martirio hanno reso efficace testimonianza a Gesù Cristo. Questa lettera apostolica, con la quale il dicastero viene istituito, è stata firmata nel giorno di san Matteo, apostolo ed evangelista. Queste ricorrenze ci portano a considerare la fedeltà al successore di Pietro e l'impegno che dobbiamo porre nel rendere il Vangelo una parola di salvezza per il nostro contemporaneo. Il Vangelo non è un mito, ma la testimonianza viva di un evento storico che ha cambiato il volto della storia. La nuova evangelizzazione deve far conoscere, anzitutto, la persona storica di Gesù, e il suo insegnamento così come è stato fedelmente trasmesso dalla comunità delle origini e che trova nei vangeli e negli scritti del Nuovo Testamento la sua codificazione normativa. Oggi, infine, ricorre per il Vaticano la memoria liturgica della Vergine Maria Madre della Chiesa. Non è senza tremore che affidiamo a Lei, stella dell'evangelizzazione, la grande missione che il Papa ci ha affidato perché possa sostenere l'opera della Chiesa nel suo costante annuncio del Vangelo a ogni persona che incontriamo nel nostro cammino.

(©L'Osservatore Romano - 13 ottobre 2010)

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