lunedì 18 gennaio 2010

Il rabbino Di Segni: puntare su ciò che è comune per dare un messaggio di pace. Il cardinale Kasper: rafforzato il dialogo (Radio Vaticana)


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Il rabbino Di Segni: puntare su ciò che è comune per dare un messaggio di pace. Il cardinale Kasper: rafforzato il dialogo

La visita del Papa alla Sinagoga di Roma è stato un avvenimento all’insegna della fratellanza: è quanto sottolinea il Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, intervistato da Alessandro Gisotti, all’indomani dello storico evento:

R. – Io ho voluto insistere su una riflessione biblica sul tema della fratellanza, perché la Bibbia – che è una radice comune – ci spiega che la fratellanza è una cosa molto stretta ma complicata, per cui i rapporti tra fratelli sono tanto importanti quanto difficili ed il percorso biblico porta dalla conflittualità totale tra fratelli alla riconciliazione, alla pacificazione. Questo esprime bene, in senso simbolico, la strada che stiamo percorrendo con tante difficoltà, ma anche con buona volontà.

D. – Nel suo intervento e in quello del Papa è stato messo l’accento sul patrimonio comune di ebrei e cristiani. Quanto questo patrimonio comune può aiutare oggi l’umanità, spesso lacerata da divisioni?

R. – Questa è la sfida del momento attuale, quella nella quale bisogna trovare dimensioni comuni per poter dare un messaggio forte di pace.

D. – Il Papa ha detto che “nonostante le radici comuni, ebrei e cristiani rimangono spesso sconosciuti l’uno all’altro”. C’’è dunque un impegno, una chiamata all’impegno anche ad approfondire la conoscenza reciproca

R. – Sì, una conoscenza che si esprime su vari piani. C’è la conoscenza personale che, ovunque e comunque siano presenti ebrei in minoranza, si realizza in qualche modo. E poi c’è un problema di conoscenza del patrimonio culturale, che è un problema del tutto aperto, da affrontare.

D. – Benedetto XVI ha visitato tre sinagoghe con la visita al Tempio Maggiore di Roma; si potrebbe dire che dopo Pietro è il Pontefice che ha visitato più sinagoghe. Quanto è importante, secondo lei, che ciò che prima di Giovanni Paolo II era definito “straordinario” con Papa Benedetto stia quasi diventando “ordinario”?

R. – A posteriori, dopo ieri, possiamo dire che sta diventando ordinario. Fino a ieri poteva non esserlo. L’evento di ieri non era affatto scontato. E’ stato difficile realizzarlo, irto di difficoltà e alla fine si è arrivati al risultato. La routine, quindi, in questi casi non esiste mai, c’è sempre necessità di tanto lavoro e tanta buona volontà.

D. – Ma è bello pensare che possa diventare così, anche per il futuro …

R. – Sì, anche se un minimo di movimento rende più vivace le cose, per cui in qualche modo non tutto il male viene per nuocere!

D. – Dopo questo incontro così intenso quali sono le sue aspettative sulla via del dialogo tra ebrei e cristiani?

R. – Credo che il punto fermo sia quello del clima, della possibilità di risolvere i problemi che abbiamo visto in questi giorni. In qualche modo si è profilata questa possibilità e credo che sia questa la cosa più reale ed essenziale che emerge. Non possiamo avere la bacchetta magica ma siamo almeno disponibili reciprocamente.

E di rafforzamento del dialogo tra ebrei e cattolici, dopo la visita alla Sinagoga di Roma, parla anche il cardinale Walter Kasper. Il presidente della Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l'ebraismo si sofferma sullo storico avvenimento al microfono di Philippa Hitchen:

R. – Io penso che questa visita costituisca un rafforzamento del nostro dialogo, perché le due parti hanno affermato di essere determinate ad andare avanti nel dialogo, non soltanto in senso accademico ma anche come scambio di valori. Penso che sia stato molto importante quello che ha detto il Santo Padre sui Dieci Comandamenti: questa è una eredità comune, ma è in realtà un’eredità dell’umanità tutta e noi dobbiamo dare testimonianza di questi valori, dei Dieci Comandamenti, perché sono ciò di cui il mondo di oggi ha bisogno.

D. – Quindi si può dire che questa visita è stata molto soddisfacente?

R. – Sì, è andata molto bene da tutte e due le parti. Sì, è vero, ci sono differenze tra ebrei e cattolici e ci sono anche problemi concreti … Ma la differenza è data dal fatto che questi problemi possano essere risolti in un contesto di ostilità o di amicizia. Ieri abbiamo costruito fiducia, amicizia e possiamo andare avanti, perché questo dialogo è un segno importante che anche dopo un lungo periodo di contrasti, si può ricominciare, per la grazia di Dio.

D. – Ci sono stati anche dei momenti toccanti, soprattutto quando il Santo Padre ha stretto la mano ad alcuni sopravvissuti dei campi di concentramento

R. – Questa è sempre una situazione commovente, quando si incontrano i sopravvissuti della Shoàh … E’ stato commovente anche quando ha salutato il rabbino capo emerito Toaff, che ha dato un grande contributo alla riconciliazione. E’ stato grande amico di Giovanni Paolo II … ci sono stati molti segni commoventi ed anche incoraggianti!

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