sabato 13 febbraio 2010

Benedetto XVI ai futuri preti: Dio amore, radice dell’etica (Cardinale)


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Benedetto XVI ai futuri preti: Dio amore, radice dell’etica

DA ROMA GIANNI CARDINALE

Alla vigilia della festa della Madonna della Fiducia, Benedetto XVI ha visitato ieri sera il Seminario Romano Maggiore, dove si preparano al sacerdozio i candidati provenienti dalla sua diocesi di Roma, ma non solo.
Nell’occasione il Pontefice ha tenuto, completamente a braccio, una «lectio divina» in cui ha commentato alcuni versetti del capitolo 15 del Vangelo di Giovanni. Il Papa , dopo aver espresso la sua «grande gioia» nell’incontrare i seminaristi, ha voluto sottolineare alcune parole chiave del testo giovanneo. Innanzitutto ha rimarcato l’importanza di «rimanere nel Signore », del «rimanere nell’amore di Cristo». In questo contesto Benedetto XVI ha ribadito che «il cristianesimo non è un moralismo», che l’amore di Dio «precede il nostro agire», che «l’etica è conseguenza dell’essere», che «l’essere precede l’agire».
«Ringraziamo il Signore – ha detto il Papa – perché lui ci precede». Benedetto XVI ha quindi commentato il versetto «questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati». «Anche questo – ha detto il Pontefice – non è moralismo», «non è un nuovo comandamento», né è una forma di «moralismo eroico». La vera novità, ha aggiunto, «non è quello che facciamo noi ma quello che fa il Signore». Benedetto XVI ha quindi richiamato il versetto giovanneo «non vi chiamo più servi... ma vi ho chiamati amici». Non siamo quindi «servi che obbediscono», ma «amici che conoscono», perché Dio non è più ignoto, ma «si è fatto vedere nel volto di Cristo».
A questo proposito il Papa ha raccontato di una lettera ricevuta da un professore di fisica di Ratisbona sul suo celebre discorso in quella Università. Anche questo professore nella sua ricerca scientifica «alla fine trova che serve un 'demiurgo' ma questo non è un Dio amore, non è la misericordia che ci dà la speranza». «Purtroppo – ha aggiunto il Pontefice – oggi molti non conoscono il volto di Cristo». Da qui un dualismo – diffuso oggi anche nella teologia cattolica – in base al quale si diffonde la tesi che Dio non è onnipotente «Ma – si è chiesto papa Benedetto XVI – che povera apologia è questa: come potremmo affidarci a questo Dio se non è onnipotente e il suo amore finisce dove comincia il potere del male?». Grazie a Gesù, ha ribadito il Papa «Dio è visibile: possiamo adesso, nell’uomo Cristo vedere il volto di Dio, il mistero si è fatto toccare: è gioia permanente conoscere Dio che si è mostrato fino all’intimo del suo essere». E «chi lo incontra – ha continuato – deve andare dagli amici e dire: abbiamo trovato, è Dio che si è fatto uomo per noi». Insomma la missionarietà non è una aggiunta esterna alla fede, ma è il «dinamismo» della fede stessa. Nella parte finale della lectio il Papa ha parlato della preghiera. «A Dio – ha detto – non dobbiamo chiedere solo qualche piccola cosa, ma il dono divino: Dio stesso.
Dobbiamo imparare a pregare la realtà divina».
Il Papa è stato accolto nel Seminario dal cardinale vicario Agostino Vallini e dal rettore, monsignor Giovanni Tani, che ha rivolto un saluto al Pontefice. Entrato nella cappella del Seminario intitolata alla Madonna della Fiducia tra gli applausi e i 'viva il papa ' Benedetto XVI si è messo in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento per un breve atto di adorazione. Quindi il canto del 'Tu es Petrus' e la lettura del brano del capitolo 15 del Vangelo di Giovanni.
All’incontro di quest’anno hanno partecipato, insieme ai formatori e ai padri spirituali, circa 190 aspiranti al sacerdozio. Quelli del Maggiore, ma anche quelli degli altri seminari dell’Urbe: il Minore, il Redemptoris Mater, l’Almo Collegio Capranica e quello del Santuario del Divino Amore. Al termine della lectio divina e prima della cena nel refettorio, papa Ratzinger, accompagnato dal cardinale Vallini, ha incontrato i vescovi ausiliari, i rettori dei Seminari, e anche due seminaristi, uno di Haiti e uno proveniente dalla Cina.

© Copyright Avvenire, 13 febbraio 2010

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