lunedì 1 febbraio 2010

Gratitudine in Sicilia e Sardegna dopo l’appello del Papa in favore degli operai degli stabilimenti di Termini Imerese e Portovesme (Radio Vaticana)


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Gratitudine in Sicilia e Sardegna dopo l’appello del Papa in favore degli operai degli stabilimenti di Termini Imerese e Portovesme

Ha ricevuto vasta eco l’appello di Benedetto XVI, ieri all’Angelus, in favore di chi rischia di perdere il proprio posto di lavoro. Il Papa, esortando a fare tutto il possibile per tutelare l’occupazione, ha ricordato in particolare le difficili realtà in Italia di Termini Imerese, in provincia di Palermo, e di Portovesme, frazione del comune sarda di Portoscuso, in provincia di Carbonia-Iglesias. Proprio oggi in Sicilia, dove rischiano il licenziamento oltre 1300 persone, gli operai della Fiat sono tornati al lavoro dopo la sospensione, nei giorni scorsi, della produzione. L’appello del Papa giunge in un momento particolarmente complesso, come sottolinea al microfono di Fabio Colagrande l’arciprete del Duomo di Termini Imerese, padre Francesco Anfuso:

R. – Come comunità ecclesiale, come operai, come famiglie, come città ci si sentiva soli, terribilmente soli, abbandonati dalla politica, abbandonati un po’ da tutti. Risentire in questo momento cruciale la voce del Papa per gli operai è come ridare vigore ai muscoli stanchi. Adesso, possono continuare a sperare. Dico quello che mi ha detto un operaio che si sentiva schiacciato, oppresso. Come responsabile della sua famiglia, con tre bambini e la moglie, si è sentito proprio rafforzato, rinfrancato a rimettersi in piedi e a camminare. Adesso c’è qualcuno con lui. E questo penso che esprima al meglio quello che è l’animo dei lavoratori, delle loro famiglie e della Chiesa di Termini Imerese. Adesso la voce del Papa ci ridà fiato.

D. – Sono previsti scioperi nei prossimi giorni?

R. – Si aspetta il giorno 5 per il tavolo della concertazione, per vedere proposte, altre cordate: a quanto pare, la Fiat passa la mano a queste nuove cordate. Comunque, ciò che interessa è il posto di lavoro, a prescindere dal fatto che sia assicurato o non dalla Fiat.

D. – Don Francesco, può raccontarci una storia di un operaio di Termini Imerese, una persona che con la sua sofferenza, il suo affetto per la famiglia, il suo sacrificio in qualche modo è un modello anche per gli altri operai...

R. – Un esempio è stato offerto proprio dall’operaio che ho incontrato questa mattina. E’ venuto in Chiesa, si è messo in ginocchio davanti all’Immacolata e poi ha espresso la propria gratitudine. Vedeva i figli senza un futuro e a casa non voleva sentire certi discorsi. Poi, oggi mi ha abbracciato e mi ha detto: “Dica grazie al Papa”.

D. – Assicurare un lavoro dignitoso, adeguato sostentamento delle famiglie è un impegno che deve essere garantito proprio da tutti i cristiani...

R. – E’ ovvio che non possiamo demandarlo né al Papa né ad un sacerdote. Ognuno deve fare la sua parte e soprattutto i politici devono cercare nuovi percorsi. I politici usino bene ciò che il Signore ha affidato loro e lo mettano a servizio della comunità.

Vivono giorni di grande preoccupazione anche gli operai dello stabilimento Alcoa di Portovesme, che rischiano il posto di lavoro per la chiusura della fabbrica. Anche in Sardegna le parole del Santo Padre sono state accolte con gratitudine e commozione. Ascoltiamo il vescovo di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda, intervistato da Amedeo Lomonaco:

R. – Sono state graditissime, perché realmente la tensione di questo ultimo periodo, che resiste nel territorio ha bisogno anche di questa presenza e di questa insistenza sull’impegno di tutti. Dà sicuramente una spinta ulteriore per una ricerca seria di soluzione a questi problemi. In relazione col numero degli abitanti, è una crisi che realmente incide tantissimo su tutto il territorio: interessa più di 2500 operai e famiglie, su un numero complessivo di 125-130 mila abitanti. Venendo a mancare il sostegno per queste famiglie, indubbiamente si creano tante altre situazioni di disagio, soprattutto a livello giovanile.

D. – A far riflettere sono anche episodi drammatici come, ad esempio, quello del ragazzo bergamasco che si è dato fuoco dopo aver perso il proprio posto di lavoro. Come arginare anche nella vostra terra il rischio di rimanere indifferenti di fronte al grido di allarme di famiglie colpite dal licenziamento, dalla cassa integrazione o dal precariato?

R. – Da noi c’è sensibilità, perché realmente è una situazione molto avvertita. Indubbiamente, i problemi di quest'ultimo anno hanno inciso ancora più profondamente su questa sensibilità e purtroppo ciò che può venirsi a creare è la sfiducia se non ci dovesse essere un risultato positivo.

D. – Facendo tesoro di questa sensibilità, quale strada indica la Chiesa ad imprenditori, lavoratori e autorità per trovare una soluzione?

R. - L’insistenza è continua, anche nella pastorale ordinaria delle nostre parrocchie, perché, intanto, ci sia l’assunzione di responsabilità. Poi, contemporaneamente, stiamo facendo di tutto per essere vicini a quelli che soffrono di più per questa crisi, anche attraverso l’aiuto concreto, per quello che ci è possibile, e soprattutto attraverso l'insistenza sul creare stili di vita diversi, dando maggiore attenzione alle persone più in difficoltà.

D. - Ripercorrere la strada della responsabilità, che poi è una delle vie guida anche nell’Enciclica Caritas in veritate del Santo Padre: evitare quindi che la crisi economica prenda il sopravvento sulla dignità della persona?

R. - Cercando di vivere la crisi assumendosene la responsabilità e cercando di trovare anche a livello personale e famigliare degli atteggiamenti nuovi per non lasciarsi vincere e anche per affrontarla con serenità e con sapienza. Già ieri, per esempio, in un paese vicino, San Giovanni Suergiu, che tradizionalmente ogni fine gennaio fa una fiaccolata per la pace si sono uniti anche molti operai e hanno marciato proprio dicendo che pace e lavoro marciano insieme: non c’è la possibilità di essere veramente in pace anche tra di noi se non c’è anche un minimo di certezza nel poter esprimere la propria attività lavorativa con serenità.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Raffaella ecco l'articolo della Giansoldati pubblicato oggi su "Il Messaggero" .... ciao li.pa.

In Vaticano giungono sempre più numerose le preoccupate segnalazioni dei vescovi
IL PAPA: "FARE DI TUTTO PER TUTELARE IL LAVORO"
«Fiat e Alcoa dimostrino senso di responsabilità»
di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO - Papa Ratzinger si schiera con chi rischia di perdere il posto di lavoro e, all’Angelus, lancia un accorato appello agli imprenditori, ai sindacati e al governo. In questo momento storico «serve senso di responsabilità da parte di tutti». In Vaticano continuano ad arrivargli notizie poco incoraggianti. La disoccupazione aumenta e i vescovi gli segnalano un impoverimento progressivo del tessuto sociale: la crisi economica sta causando grandi sofferenze alle fasce più deboli e meno protette. Benedetto XVI sa che a Termini Imerese la Fiat smetterà di produrre auto così come a Portovesme, l’Alcoa, chiuderà presto i battenti mettendo sulla strada altri lavoratori. Gliene ha parlato personalmente il cardinale Angelo Bagnasco quanto è stato ricevuto una decina di giorni fa in Vaticano, prima dell’apertura del consiglio permanente della Cei. Una tre giorni di lavori in cui monsignor Romeo, arcivescovo di Palermo, ha descritto agli altri vescovi che come lui siedono nel consiglio permanente, una situazione critica. Il mese scorso ha voluto incontrare una delegazione di sindacalisti e di operai di Termini Imerese, per conoscere meglio i dettagli della vertenza Fiat. Papa Ratzinger si è fatto portavoce della preoccupazione generale. «Penso ad alcune realtà difficili in Italia, come, ad esempio, Termini Imerese e Portovesme; mi associo pertanto all’appello della Cei che ha incoraggiato a fare tutto il possibile per tutelare e far crescere l’occupazione, assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie».
Ieri, in piazza San Pietro, nonostante il freddo pungente, tra le migliaia di pellegrini c’era anche un gruppo di operai sardi dell’Alcoa. Tra la folla si distinguevano subito, in testa indossavano il caschetto giallo e tenevano in alto uno striscione. Tre giorni fa anche il segretario della Cei, Crociata aveva tuonato contro la chiusura di tante fabbriche. «Il grido delle famiglie che perdono il lavoro va assolutamente raccolto». Poi rispondendo ad una domanda sulla Fiat aveva definito i temi dell’occupazione e del salario fondamentali: «Speriamo che si possa trovare una soluzione affinché il lavoro sia assicurato ancora. Incoraggiamo gli imprenditori ad assicurare posti di lavoro e, dove possibile, a farli crescere cercando le strade più giuste nella complessità della situazione».
Nei momenti di difficoltà la comunità cristiana è chiamata a manifestare solidarietà a chi si trova nei guai. In tante diocesi da tempo si stanno promuovendo azioni concrete. Il Papa ha incoraggiato la mobilitazione. «La carità è il distintivo del cristiano. E’ la sintesi di tutta la sua vita: di ciò che crede e di ciò che fa». La via della perfezione non consiste nel possedere qualita’ eccezionali, parlare lingue nuove, conoscere tutti i misteri, avere una fede prodigiosa o compiere gesti eroici. Consiste invece nella carità». Cita san Paolo: «Chi ama veramente non cerca il proprio interesse, non tiene conto del male ricevuto, tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta». E alla fine «quando ci incontreremo faccia a faccia con Dio» l’unica cosa che sarà giudicata «è la carità, perchè Dio è amore».
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