martedì 9 febbraio 2010

Valli: L’operazione pulizia intrapresa dal Papa risulterebbe più agevole se egli fosse affiancato da una squadra compatta ed efficiente...


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Una curia confusa

Aldo Maria Valli

Dal 21 febbraio, per una settimana, il papa sospenderà le udienze e gli altri impegni pubblici per prendere parte con la curia romana agli annuali esercizi spirituali all’inizio della quaresima. Un’occasione di preghiera e di riflessione che forse mai come quest’anno risulta gradita a Benedetto XVI, alle prese con una serie di problemi delicati.
Il dossier relativo alla vicenda Boffo, con i numerosi e sempre più insistenti “si dice” su un possibile coinvolgimento del segretario di stato e del direttore dell’Osservatore romano, è sicuramente sulla scrivania del pontefice, come ha detto ufficialmente il portavoce, padre Federico Lombardi.
Com’è sua abitudine, il papa sta ascoltando anche il parere di vescovi e cardinali. Consultazioni informali per acquisire tutti i dati necessari alla comprensione dei fatti. È lo stesso metodo che Ratzinger utilizzava da cardinale quando era a capo della congregazione per la dottrina della fede e che in questi casi lo aiuta a procedere in modo puntiglioso, distinguendo le circostanze concrete dai polveroni sollevati più o meno ad arte.
Ma il caso Boffo, con tutti i suoi effetti collaterali, è solo l’ultimo anello di una catena piena di spine, quasi una via crucis per la Chiesa e il suo pastore. Ricordando ancora una volta con coraggio e senza eufemismi che «alcuni membri della Chiesa hanno violato i diritti dell’infanzia» e che si tratta di un comportamento che verrà sempre deplorato e condannato (discorso di ieri davanti all’assemblea plenaria del Pontificio consiglio per la famiglia), Ratzinger ha toccato un tema che ultimamente lo sta impegnando sempre di più.
Ormai è quasi pronta la lettera che Benedetto ha deciso di scrivere ai cattolici irlandesi in seguito ad alcune vicende giudiziarie su abusi compiuti da religiosi, e gli ultimi ritocchi verranno apportati dopo la visita che i vescovi dell’Irlanda faranno in Vaticano il 15 e 16 febbraio, come già hanno fatto all’inizio del dicembre scorso dopo la pubblicazione del Murphy Commission Report, il rapporto che, al termine di tre anni di indagini condotte dal giudice Yvonne Murphy, descrive i casi di abusi avvenuti nella diocesi di Dublino dal 1975 al 2004.
Tra pochi giorni poi si riunirà in Vaticano la Pontificia accademia per la vita, al centro di polemiche dopo che il suo presidente, l’arcivescovo Salvatore Fisichella, pubblicò sull’Osservatore romano un articolo riguardante una mamma bambina brasiliana fatta abortire a Recife.
Nell’articolo Fisichella prendeva le distanze dal vescovo brasiliano che aveva scomunicato i medici che aiutarono la bambina a interrompere la gravidanza e scriveva che prima di pensare alla scomunica occorreva difendere, abbracciare e accarezzare la giovanissima madre, con quell’umanità che dovrebbe sempre contraddistinguere i comportamenti degli uomini di Chiesa.
Parole che molti apprezzarono, ma altri accolsero con stizza. L’arcidiocesi di Recife scrisse una nota ufficiale accusando Fisichella di essere disinformato e di mettere in forse la dottrina cattolica sull’aborto e ora uno dei membri di maggior spicco dell’accademia per la vita, monsignor Michel Schooyans, professore emerito dell’Università cattolica di Lovanio, specialista in bioetica, ha scritto un documento accusando Fisichella di essere caduto nella trappola dell’uso distorto dell’idea di compassione e chiedendo di fatto, insieme ad altri accademici, un cambio della guardia al vertice della prestigiosa istituzione vaticana.
Papa Ratzinger, sempre attento ai temi riguardanti la tutela della vita, è rimasto particolarmente amareggiato da questa vicenda, anche perché l’articolo di Fisichella uscì con il beneplacito del cardinale Bertone, e dunque la polemica contro il presidente tocca anche la segreteria di stato, ancora una volta al centro di una storia spinosa, specie se si pensa che ben diciassette membri dell’accademia si sono schierati dalla parte del vescovo di Recife e che la “chiarificazione” prodotta nel frattempo dalla Congregazione per la dottrina della fede in realtà non ha chiarito molto e non ha calmato gli animi.
Quelli citati sono soltanto alcuni dei nodi più macroscopici con i quali è alle prese Benedetto XVI, mentre è sempre aperto il contenzioso con i lefebvriani e da ambienti ebraici, nonostante il buon esito della visita papale alla sinagoga di Roma, continuano ad arrivare critiche per la decisione di sbloccare il processo di beatificazione di Pio XII.
Ratzinger, com’è nel suo stile e nel suo carattere, affronta tutto con la serenità che gli deriva dalla fede.
E tuttavia i problemi gli sono ben chiari, come fece capire già cinque anni fa, quando nelle meditazioni per la via crucis denunciò la «sporcizia nella Chiesa » e come fanno intendere i suoi ripetuti appelli contro il carrierismo ecclesiale e contro il «mordersi e divorarsi a vicenda».
L’operazione pulizia alla quale si sta applicando non è facile e richiede tempi lunghi, ma certamente risulterebbe più agevole se il papa fosse affiancato da una squadra compatta ed efficiente, mentre l’impressione è che attorno a lui ci sia soprattutto tanta confusione.

© Copyright Europa, 9 febbraio 2010 consultabile online anche qui.

12 commenti:

mariateresa ha detto...

sì, attorno a lui c'è della confusione perchè in primis trovarne uno alla sua altezza è difficile; in secundis perchè i media la alimentano questa confusione non facendosi scrupoli anche di inventare pur di mettere legna al fuoco a vantaggio delle proprie conventicole di pensiero. E in tertiis la stampa in generale va a nozze quando può costruire dei casi parlandone per giorni anche se del merito delle questioni non sa niente e non capisce niente.
Leggo stamattina molti commenti tarantolati e lo capisco. Ma stiamo attenti anche noi a non accendere l'interruttore dell'indignazione a comando di altri.
Che Benedetto sia come una meraviglia botanica su un terreno di letame è da un po' che lo pensiamo ma stiamo attenti a non alimentare la puzza noi stessi.
Credo che mai come ora occorra fare opera di discernimento, anche se è diffivile. Aggiungo che al linciaggio di Bertone non ci sto.

Anonimo ha detto...

Apprezzo e mi ritrovo in toto su quello che ha scritto mariateresa. Aggiungo che difronte a questa enorme confusione ocorre conversione e tanta preghiera, altrimenti l'antico avversario la farà da padrone, e Dio non vuole!

Anonimo ha detto...

Straquoto Mariateresa e ti invio per tua lettura l'ultimo parto ferrariano, per ora disponibile solo per abbonati, a dimostrazione di quanto sia necessario fare opera di discernimento:
Donec aliter provideatur
Che cosa c’è di importante nel caso Vian, al di là della maldicenza
I conflitti, come i libri, hanno il loro destino. Ed è inutile seguirli sulla scia di maldicenza e pettegolezzo, ingredienti sgradevoli ma non decisivi del caso Vian. Alcuni lettori ci hanno domandato: che cosa distingue o divide il segretario di stato vaticano, Tarcisio Bertone, dal presidente della Conferenza episcopale, Angelo Bagnasco, e dal suo immediato predecessore, Camillo Ruini? Solo la letteratura demenziale di massa à la Dan Brown, che ha antenati nobili in una tradizione di basso esoterismo vaticanologico, immagina che dietro i conflitti ci siano una infinita sete di potere e una dimensione simbolica indecifrabile e del tutto preclusa alla comprensione del pubblico. In realtà qui tutto è chiarissimo.

Per quasi un quarto di secolo, prima come segretario poi come presidente della Cei e come vicario del Papa a Roma, Ruini ha dato voce con molti successi a una linea concordata con Giovanni Paolo II e con il suo prefetto alla congregazione per la Dottrina della fede, Joseph Ratzinger poi Benedetto XVI. Santuario di Loreto, aprile 1985: la chiesa italiana è invitata a battersi in campo aperto dal Papa, per insediarsi nella società con forza prudente e radicale insieme, e per tradurre nelle diocesi e tra i movimenti carismatici, che vengono riconosciuti e amati da Wojtyla, la linea di riscossa euro-cristiana incarnata dal Papa polacco e dal suo braccio destro bavarese. L’Evangelium vitae, i principi non negoziabili, l’offensiva antropologica che gioca la carta di una fede che sappia dire la sua “ragione” e allearsi con la ragione in nome di un nuovo illuminismo cristiano, tutto questo e molto altro diventa realtà in un’Italia laboratorio di difesa attiva dello spazio pubblico del cristianesimo in Europa e nel mondo. E’ la stagione di un cattolicesimo autonomo e influente, contestato ma non irrilevante, che supplisce in modo significativo alla scomparsa dell’unità politica dei cattolici nella vecchia Democrazia cristiana, dopo la caduta del muro di Berlino.

Quando Ruini per limiti di età lascia a Bagnasco, personalità acuta, responsabile, disciplinata e molto seria, il segretario di stato, un salesiano piemontese di grande lealtà al Papa e di provata esperienza, mette nero su bianco un brusco richiamo, nel metodo abbastanza inaudito: caro capo dei vescovi, fate della buona catechesi in parrocchia, ché alla politica ci penso io con i canali e i metodi concordatari e come portavoce della Santa Sede nella diletta Italia, primo ministro del Papa regnante. Da quel momento in poi il magistero di Benedetto diventa buono per le allocuzioni e i documenti papali, ma la battaglia sociale e politica dei cattolici passa in secondo piano, mentre questione antropologica e principi non negoziabili diventano solo ostacoli a quel negoziato continuo che è la politica concordataria.

Molti si adeguano, perché dopo il morbido e fattivo Angelo Sodano, predecessore di Bertone, ora sembra venuta l’ora di un segretario di stato che intende supercomandare, e che lascia campo libero a un direttore di giornale anche troppo militante nel ruolo di battistrada. In realtà non è scontro tra filiere di potere, o non soltanto, ma divaricazione tra linee di intervento strategico nella grande diocesi del vescovo di Roma, che è l’Italia. Poi un incidente di cui i lettori del Foglio sanno tutto, come il caso Boffo, dettato anche da vanità e tracotanza, interrompe la corsa in soccorso del vincitore e induce l’unico Vaticano che davvero conta, quello su cui esercita il suo magistero il Papa, a sospendere il conflitto donec aliter provideatur, finché non si provveda diversamente.

© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO

Alessia

mariateresa ha detto...

"maldicenza e pettegolezzo, ingredienti sgradevoli ma non decisivi del caso Vian" dice Ferrara, peraltro in un articolo più equilibrato rispetto a quelli degli altri giorni.
Già , ma questi inconvenienti come li chiama lui, sono proprio quelli su cui i media cucinano l'arrosto, discettando sulle rassegne stampa infrattate, sul segretario che protegge il papa , e sulla confusione dei curiali che sono incessantemente intervistati . E questi inconvenienti li ha pur alimentati qualcuno. Adesso fa comodo dire che papa Benedetto risolverà tutto come il mago Zurlì, anche se dovrà abbandonare il pianoforte e le sue adorate omelie.Come giorni addietro il mago Zurlì doveva farlo Monsignor Georg che è l'unico di cui il papa si fidi, cosi è stato detto, considerazioni che hanno permesso allo statera di turno di affermare che il segretario del papa lo preserva o bada come un caro nonnino. Io, e non credo solo io, non avevo voglia di di stritolarmi i zanetti con questi alti discorsi. Ci pensi Ferrara che il suo giornale, a questo riguardo, non è fulgido.Magari a lui interessavano veramente le fini strategie ecclesiali e le visioni antropologiche ma ai media in genere interessa altro.Meglio se anonimo e maligno.

Anonimo ha detto...

"il più morbido e fattivo Sodano", questa é bella...dopo tutti questi fatti, mi sono fermato e mi sono messo a riflettere, altrimenti rischiavo l'indignazione a comando, a ogni articolo fittizio.

Benché Repubblica dica che il Papa, omai si sa, lavori poco, ha messo in atto una rivoluzione epocale, ma per vederne i frutti dovremmo attendere, mentre i contraccolpi sono sotto gli occhi di tutti. Mi viene in mente una domanda che si poneva Papa Luciani, al quale Ratzinger era legatissimo, anche se non si dice:"Se Cristo oggi tornasse sulla terra, riconoscerebbe la sua Chiesa? Accetterebbe di passare il suo tempo con il Papa e i cardinali in Vaticano, come faceva cogli apostoli?" Penso conosciamo tutti la risposta.

Il nostro Papa, non sta facendo che questo, preparare la Chiesa all'incontro con il suo sposo, come le vergini. Senza ipocrisie, dobbiamo ammettere che queste polemiche "Ci stanno tutte".
Mi spiego:

Nel pontificato di Wojtila, queste cose non sarebbero accadute, perché c'era Sodano, c'era Ruini, c'era Betori. Ora invece stiamo messi male? quelli che hanno preso il loro posto sono peggiori? No, sono diversi, come diversa agli occhi del papa, dev'essere la loro missione. Quando il Papa scelse il vescovo di Genova che si muoveva in panda, raccontava barzellette e commentava partite, non sapeva forse che non aveva niente a che vedere con Sodano? Ve l'immaginate sodano in panda? Oppure quando sceglieva Bagnasco mite, vicino ai giovani, che ai funerali dei soldati non diceva:"li combatteremo, ma non li odieremo",quasi come un genrale, ma ricordava la speranza nel Risorto e incontrava i parenti, non sapeva che non fosse un'animale politico?

Ebbene questo è il futuro della Chiesa, non più cardinali, intesi come principi,o oggi diremmo deputati,ma come pastori.
E' chiaro all'inizio, questo porterà delle gaffe, degli incidenti, ma alla lunga pagherà.
Nessuno potrà più dire che la chiesa copre i pedofili, che appoggia i dittatori, che fa continui accordi con la politica.
E' una chiesa che sta lavando il suo vestito, nell'attesa del Suo Sposo.

Max

Raffaella ha detto...

Adesso mi stampo il commento di Max e lo incornicio vicino al pc :-)
Grazie! Bello davvero.
R.

Anonimo ha detto...

Max, oltre ad essere Max sei anche un Grande.
Il tuo commento non fa una piega. Bravissimo e complimenti sinceri!

Anonimo ha detto...

Grazie mille, e ringrazio voi e soprattutto Raffaella, per far sentire meno soli chi, sempre più deriso dagli amici(forse a ragione), cerca di amare la sua Chiesa, nonostante gli attacchi esterni e gli scandali interni.
E' veramente un blog sincero e spontaneo!


Max

Raffaella ha detto...

Grazie a te per il preziosissimo contributo :-)

sonny ha detto...

Esco per un attimo dalla mia "trincea" per dire grazie e mandare un bacio a Max.

Anonimo ha detto...

Forza Max, in certe circostanze, forse qualche momento di smarrimento l'abbiamo un po' tutti. e davvero non sentirci soli nel cammino aiuta molto. La tenacia e la fede del Papa ci aiutano oltremodo e se, non possiamo fare altro che ringraziarlo e pregare per lui, non possiamo neppure fare a meno di seguirlo, per seguire insieme a lui il Signore che ci ha chiamati in quessta splendida avventura del suo Amore. maria Pia

gemma ha detto...

leggo solo adesso il commento di Max. Ed è una bella boccata d'ossigeno per concludere la serata. Lo terrò a mente anche domattina e forse mi aiuterà a leggere i giornali con più distacco :)