sabato 22 maggio 2010

Crisi, il Papa: la politica deve avere il primato sulla finanza. L'emarginazione della religione è nuovo fondamentalismo (Izzo)


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CRISI: PAPA, LA POLITICA DEVE AVERE IL PRIMATO SULLA FINANZA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 22 mag.

"La politica deve avere il primato sulla finanza e l'etica deve orientare ogni attivita'. Senza il punto di riferimento rappresentato dal bene comune universale non si puo' dire che esista un vero ethos mondiale e la corrispettiva volonta' di viverlo, con adeguate istituzioni".
Lo afferma Benedetto XVI nel discorso rivolto questa mattina alla Fondazione "Centesimus Annus".
Per il Papa, "la crisi e le difficolta' di cui al presente soffrono le relazioni internazionali, gli Stati, la societa' e l'economia, infatti, sono in larga misura dovute alla carenza di fiducia e di un'adeguata ispirazione solidaristica creativa e dinamica orientata al bene comune, che porti a rapporti autenticamente umani di amicizia, di solidarieta' e di reciprocita' anche 'dentro' l'attivita' economica".
"Il bene comune - ricorda il Pontefice - e' la finalita' che da' senso al progresso e allo sviluppo, i quali diversamente si limiterebbero alla sola produzione di beni materiali; essi sono necessari, ma senza l'orientamento al bene comune finiscono per prevalere consumismo, spreco, poverta' e squilibri; fattori negativi per il progresso e lo sviluppo".
Nel suo discorso, il Pontefice ha criticato in particolare la condotta che appare "troppo debole" di "quei governanti che, a fronte di rinnovati episodi di speculazioni irresponsabili nei confronti dei Paesi piu' deboli, non reagiscono con adeguate decisioni di governo della finanza". "Cio' che e' fondamentale e prioritario, in vista dello sviluppo dell'intera famiglia dei popoli, e' l'adoperarsi - ha spiegato - per riconoscere la vera scala dei beni- valori. Solo grazie ad una corretta gerarchia dei beni umani e' possibile comprendere quale tipo di sviluppo dev'essere promosso". Per il Papa, "la visione cristiana dello sviluppo, del progresso e del bene comune, come emerge nella Dottrina Sociale della Chiesa, risponde alle attese piu' profonde dell'uomo e il vostro impegno di approfondirla e diffonderla e' un valido apporto per edificare la 'civilta' dell'amore'".
"Oggi piu' che mai - osserva Benedetto XVI - la famiglia umana puo' crescere come societa' libera di popoli liberi quando la globalizzazione viene guidata dalla solidarieta' e dal bene comune, come pure dalla relativa giustizia sociale, che trovano nel messaggio di Cristo e della Chiesa una sorgente preziosa. allora decisivo che siano identificati quei beni a cui tutti i popoli debbono accedere in vista del loro compimento umano. E questo non in qualsiasi maniera, ma in una maniera ordinata ed armonica". Infatti, nella visione cristiana, "il bene comune e' composto da piu' beni: da beni materiali, cognitivi, istituzionali e da beni morali e spirituali, quest'ultimi superiori a cui i primi vanno subordinati". "L'impegno per il bene comune della famiglia dei popoli, come per ogni societa' - scandisce Papa Ratzinger - comporta il prendersi cura e l'avvalersi di un complesso di istituzioni che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente, culturalmente il vivere sociale mondiale, in modo tale che prenda forma di po'lis, di citta' dell'uomo".
Pertanto, "si deve assicurare che l'ordine economico-produttivo sia socialmente responsabile e a misura d'uomo, con un'azione congiunta e unitaria su piu' piani, anche quello internazionali". Parimenti, "si dovra' sostenere il consolidamento di sistemi costituzionali, giuridici e amministrativi nei Paesi che non ne godono ancora in modo pieno". "Accanto agli aiuti economici, devono esserci quindi - e' laconclusione del Papa - quelli finalizzati a rafforzare le garanzie proprie dello Stato di diritto, un sistema di ordine pubblico giusto ed efficiente, nel pieno rispetto dei diritti umani, come pure istituzioni veramente democratiche e partecipative".

© Copyright (AGI)

PAPA: EMARGINAZIONE DELLA RELIGIONE E' NUOVO FONDAMENTALISMO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 22 mag.

"L'esclusione delle religioni dall'ambito pubblico, come, per altro verso, il fondamentalismo religioso, impediscono l'incontro tra le persone e la loro collaborazione per il progresso dell'umanita'; la vita della societa' si impoverisce di motivazioni e la politica assume un volto opprimente ed aggressivo". Lo denuncia Benedetto XVI nel discorso rivolto oggi alla Fondazioen "Centesimus Annus". Per il Papa, "uno dei maggiori rischi nel mondo attuale e' quello che "all'interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l'interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umano". "Lo sviluppo integrale dei popoli, obiettivo centrale del bene comune universale, non e' dato solo - spiega - dalla diffusione
dell'imprenditorialita', dei beni materiali e cognitivi come la casa e l'istruzione, delle scelte disponibili. Esso e' dato specialmente dall'incremento di quelle scelte buone che sono possibili quando esista la nozione di un bene umano integrale, quando ci sia un telos, un fine, alla cui luce viene pensato e voluto lo sviluppo. La nozione di sviluppo umano integrale presuppone coordinate precise, quali la sussidiarieta' e la solidarieta', nonche' l'interdipendenza tra Stato, societa' e mercato. In una societa' mondiale, composta da molti popoli e da religioni diverse, il bene comune e lo sviluppo integrale vanno conseguiti con il contributo di tutti". "In questo - e' la conclusione del Papa teologo - le religioni sono decisive, specie quando insegnano la fraternita' e la pace, perche' educano a dare spazio a Dio e ad essere aperti al trascendente, nelle nostre societa' segnate dalla secolarizzazione".

© Copyright (AGI)

1 commento:

sonny ha detto...

Scusa l'OT, ma quando ho letto questo post di Fides et forma, mi si è ghiacciato il sangue nelle vene:

http://fidesetforma.blogspot.com/2010/05/padre-martin-e-il-terzo-segreto-di.html