giovedì 10 giugno 2010

Benedetto XVI chiude in Vaticano l'anno (di calvario) dedicato ai sacerdoti. Il commento di Massimo Donaddio


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Benedetto XVI chiude in Vaticano l'anno (di calvario) dedicato ai sacerdoti

di Massimo Donaddio

Papa Benedetto XVI incontra il premier spagnolo Zapatero, un tempo grande avversario della Chiesa cattolica romana e oggi appannato leader di una nazione alle prese con un forte crisi economica, mentre il Vaticano vede il più grande raduno di preti della storia (ben 10mila), a conclusione di quell'Anno sacerdotale fortemente voluto da Joseph Ratzinger e che è stato paradossalmente (ma forse non troppo) il momento del grande calvario del clero cattolico.
L'anno dedicato ai sacerdoti, che segue a ruota quello dedicato dal Papa a San Paolo, era nato come occasione per riflettere sulla figura del prete in una società sempre più secolarizzata, soprattutto in Occidente, ma è diventato ben presto, invece, l'anno dello scandalo pedofilia nel clero, con uno stillicidio continuo di rivelazioni, accuse, articoli di stampa, inchieste, che hanno scosso violentemente la Chiesa dalla base fino al vertice supremo, lo stesso Sommo Pontefice.
Mai come in questi mesi Papa Ratzinger sta insistendo sulla necessità di purificazione del clero, mettendo in guardia i religiosi dal rischio di abusi di potere e di carrierismo, collocando le deviazioni e le infedeltà dei sacerdoti coinvolti nel clima generale di smarrimento di punti di riferimento morali, di crisi di fede e relativismo etico.
«Da molto tempo Ratzinger punta il dito contro la sporcizia dentro la Chiesa, lo ha fatto più volte in pubblico in autorevolissime sedi», precisa il vaticanista Sandro Magister, animatore del blog www.chiesa. «È sicuro che quando ha deciso di indire un anno dedicato alla figura del prete, il Papa avesse ben presente una serie di situazioni difficili riguardo ai sacerdoti e che volesse in questa maniera proporre un momento importante di riflessione e di rigenerazione della vita del clero cattolico, attraverso anche la proposta di una figura di prete modello come il Santo Curato d'Ars», continua Magister.
Lo scandalo pedofilia, che aveva avuto una prima fase una decina di anni fa, quando la Chiesa americana fu fortemente scossa da accuse e denunce e dovette risarcire a suon di milioni di dollari le vittime di abusi, è ripartito con due rapporti governativi sulle violenze compiute nel corso dei decenni da sacerdoti in Irlanda e con le rivelazioni degli abusi avvenuti nel liceo Canisius dei gesuiti di Berlino. Da qui una slavina di rivelazioni e denunce, accuse e ammissioni, che ha toccato religiosi, preti e vescovi negli Stati Uniti (nuovamente ), in Olanda, in Belgio, in Canada, in Austria. Molti casi riguardano i decenni passati, ma le ripetute denunce ai centri di ascolto delle diocesi nelle ultime settimane fanno supporre che la tempesta è ancora ben lontana dall'essersi conclusa. In Italia la diocesi di Bolzano ha aperto un numero verde, il vescovo di Fiumicino rischia l'incriminazione per favoreggiamento al tribunale di Roma e anche il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha ammesso che ci sono stati insabbiamenti e ha scelto di affrontare di petto la discussione.
Sì, perché se l'atteggiamento all'interno della Chiesa è stato, soprattutto all'inizio della bufera, di estrema prudenza, con il cardinale decano Angelo Sodano che ha parlato di "chiacchiericcio", di campagna di stampa contro il Papa e la Santa Sede.
È stato lo stesso Joseph Ratzinger a imprimere alla gestione della vicenda una svolta che a poco a poco ha ridotto le critiche e l'indignazione montante nell'opinione pubblica mondiale. Lo ha fatto in diversi modi e con diversi atti: innazitutto senza negare il problema, ma parlandone pubblicamente in diverse occasioni; incontrando a più riprese vittime di abusi (come nel caso del viaggio a Malta) e dando disposizioni alle diocesi di massima collaborazione con la giustizia degli stati nei momenti in cui si verificassero problemi con i sacerdoti. Di importanza decisiva l'intervento del Papa durante il recentissimo viaggio in Portogallo: Ratzinger ha detto che le sofferenze previste per la Chiesa nel cosiddetto "terzo segreto" di Fatima (il santuario mariano portoghese che il Pontefice ha visitato al culmine del viaggio) non si sono esaurite con le persecuzioni del comunismo e con il tentativo di assassinio di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro, ma continuano nel presente, anche per mano degli stessi preti pedofili.
L'iniziativa papale di maggiore impatto in termini ecclesiali è quella che riguarda la Chiesa d'Irlanda. «Si tratta di un'iniziativa senza precedenti - commenta Sandro Magister - perchè coinvolge l'intera comunità ecclesiale, dal clero ai vescovi ai fedeli, obbligando i religiosi a una purificazione programmata attraverso un rigoroso percorso pastorale e penitenziale, promuovendo una grande missione nazionale e dando avvio ad una visita apostolica nelle parrocchie, nelle diocesi, nelle chiese e nei seminari irlandesi». In una lettera dai toni accorati, e che detta la linea dell'auspicato rinnovamento irlandese, il Papa esprime alle vittime vergogna per gli abusi subiti da parte di ecclesiastici e usa parole durissime nei confronti dei sacerdoti incriminati, invitandoli a riconoscere apertamente le loro colpe, a sottomettersi alle esigenze della giustizia e a tornare - se possibile - sulla retta via.
La portata dell'iniziativa è data anche dal profilo dei visitatori che Ratzinger ha nominato per le diocesi irlandesi: il cardinale Cormac Murphy O'Connor (arcivescovo emerito di Westminster), il cardinale Sean Patrick O'Malley (arcivescovo di Boston), l'arcivescovo di Toronto Thomas Christopher Collins, l'arcivescovo di Ottawa Terrence Thomas Prendergast. Tutti ecclesiastici impegnati nel rinnovamento, nella linea dura contro i preti pedofili, uomini di esperienza in piena sintonia con Papa Ratzinger.
Il Pontefice, inoltre, grazie anche alla collaborazione del segretario di stato Tarciso Bertone, sta per commissariare la congregazione dei Legionari di Cristo, dopo la crisi di credibilità che l'ha investita in seguito alle provate accuse sull'immoralità della vita del fondatore Marcial Maciel, ai dubbi sul vertice dell'intera Legione e sulle costituzioni dell'ordine (che saranno riviste, specie riguardo all'esercizio ferreo dell'autorità sui singoli religiosi).
Di crisi di credibilità della Chiesa ha parlato senza mezzi termini appunto Bertone, facendo un bilancio dell'anno sacedotale e sostenendo la "provvidenzialità" di questa presa di coscienza per la comunità ecclesiale, insieme alla necessità di un rinnovamento spirituale del clero. Di esigenze di trasparenza e di purificazione nella Chiesa, così come di maggiore «profezia» nella comunità ecclesiale, parla anche il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino. Ora si attendono nuovamente le parole di Benedetto XVI, che nella veglia notturna di questa sera con i sacerdoti e nella messa di domattina in piazza San Pietro, probabilmente lancerà ancora un invito collettivo al pentimento, alla purificazione e alla conversione. Ancora una volta le sue parole suoneranno come la principale indicazione di riferimento per il rinnovamento morale della Chiesa, nel solco autentico della tradizione spirituale cattolica. Non ci sarà un "mea culpa", non è nello stile di Ratzinger. Bensì indicazioni per un cammino coerente e rigoroso, unica medicina perchè la Chiesa esca spedita dalla crisi più grave degli ultimi tempi, la più grave proprio perchè nata dal suo stesso interno.

© Copyright Il Sole 24 Ore, 10 giugno 2010 consultabile online anche qui.

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