venerdì 4 giugno 2010
Choc in Vaticano. L'omicidio di Luigi Padovese alla vigilia della storica visita di Papa Ratzinger a Cipro (Ubaldo Casotto)
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Cose turche
di Ubaldo Casotto
Choc in Vaticano. L'omicidio di Luigi Padovese alla vigilia della storica visita di Ratzinger a Cipro. La Santa Sede: stop all'assedio di Gaza.
È presto per dare valutazioni certe sul “barbaro assassinio” (così l'hanno definito il presidente e il segretario della Cei, Angelo Bagnasco e Mariano Crociata) di monsignor Luigi Padovese, vescovo di Iskerderun e capo della presidenza episcopale turca. I media turchi e le autorità cercano, comprensibilmente, di minimizzare, sposando l'ipotesi della “depressione” dell'assassino, l'autista del vescovo.
Però, come spiega Francesco Peloso a pagina due, una tesi analoga (“un sedicenne esagitato”) fu avanzata dopo l'accoltellamento di don Andrea Santoro, ucciso a Trebisonda i 5 febbraio 2006, poco prima del viaggio di Benedetto XVI in Turchia; così come monsignor Padovese è stato trucidato la vigilia dell'arrivo del Papa a Cipro, Paese per metà occupato dai turchi, dove anche il vescovo di Iskerderun si stava recando.
Ci auguriamo di essere smentiti, ma i fatti spingono ad applicare a monsignor Padovese le medesime parole che lui pronunciò dopo aver celebrato i funerali di don Santoro: «Don Andrea fu ucciso come simbolo, in quanto sacerdote cattolico».
«Non è stata uccisa soltanto la persona, ma si è voluto colpire il simbolo che la persona rappresentava: ricordarlo in questo momento, all’interno dell’anno dedicato ai sacerdoti, è ricordare a tutti noi che la sequela di Cristo può arrivare anche all’offerta del proprio sangue. Le tragiche morti di don Andrea, del giornalista armeno Hrant Kink, dei tre missionari protestanti di Malatia hanno portato alla ribalta la realtà di un cristianesimo che in Turchia esiste ancora e reclama pieno diritto di cittadinanza».
Uomo di dialogo, e perciò pastore realista, monsignor Padovese non nascondeva le profonde differenze che esistono tra cristianesimo e islamismo, non colorava di irenismo la situazione culturale e politica della Turchia e le difficoltà nelle quali vivevano le comunità cristiane con le radici più antiche. Per questo auspicava un ingresso di Ankara nell'Unione europea, perché lo vedeva come una forma di tutela e di garanzia per le minoranze religiose del Paese. Ma non si faceva illusioni: «Richiedere la reciprocità in rapporto alla libertà religiosa è un’utopia. La potrà richiedere un islamico in un Paese cristiano, ma non l’inverso. Concretamente la libertà di coscienza non esiste nell’islam e l’esercizio delle altre religioni non è libero, bensì tollerato».
Il sacrificio del vescovo di Iskerderun deve far riflettere l'Occidente, e le sue comunità ecclesiali in primo luogo, sul destino dei cristiani in Medio Oriente. L'assuefazione al processo di persecuzione e di espulsione che non vede sosta, semmai accelerazione, in quasi tutti i Paesi della zona è un grave peccato di omissione, per chi creda, e una pericolosa dimostrazione di cecità politica per chi governa e di debolezza culturale del mondo intellettuale. Da sempre l'esercizio della libertà religiosa è il primo sintomo dell'instaurarsi della democrazia e della possibilità di una convivenza pacifica. Valgano ancora le parole di monsignor Padovese: «Se accettassimo come cristiani di non comparire, restando una presenza insignificante nel tessuto del Paese, non ci sarebbero difficoltà, ma stiamo rendendoci conto che questa è una strada senza ritorno, che non fa giustizia alla storia cristiana di questi Paesi nei quali il cristianesimo è nato e fiorito; è una strada che non farebbe giustizia alle migliaia di martiri che in queste terre ci hanno lasciato in eredità la testimonianza del loro sangue».
© Copyright Il Riformista, 4 giugno 2010 consultabile online anche qui.
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3 commenti:
Scusate, ma l'atteggiamento dei media su questa storia non mi piace affatto. ll'inzio l'autista è stato definito come "Mussulmano", poi "curdo", poi "armeno cristiano". Ora Repubblica scrive addirittura "convertito al cattolicesimo"! Io non ho parole! Pensare addirittura che sia una mossa del Mossad (scusate il gioco di parole) è demenziale!
In tutto questo neanche un gesto di cordoglio da parte del governo turco, neanche un " ci dispiace".
Complimenti!
Turchia = cavallo di Troia
in questo triste momento dovremmo tutti sentirci un po' sollevati dal fatto che non si tratta di un omicidio a sfondo religioso o politico. invece leggo commenti di persone quasi deluse della cosa. ci sono troppi cattolici che si augurano una rottura con l'slam, in netta contraddizione con la volontà del papa.
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