domenica 20 giugno 2010

Dalla pedofilia alla cricca: dal Papa lineare e coerente policy improntata a trasparenza, pulizia e severità (Francesco Lo Sardo)


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Il Papa e la cricca: che lezione per Papi

Francesco Lo Sardo

Premesso che un abisso morale li divide, tra i due c’è chi parla e chi fa fatti. Uno, il teologo tedesco uomo di pensiero e della parola fa i fatti. L’altro, il sedicente “uomo del fare” di Arcore, produce solo chiacchiere. Un destino parallelo li vede da mesi travolti entrambi, il Papa indirettamente e Papi direttamente, nella bufera di scandali che va dai preti pedofili alle escort più o meno giovani, fino all’affaire della cricca venuta a galla nell’inchiesta sui lavori del G8. Se di Berlusconi s’è già detto tutto, di Benedetto XVI non s’è invece sottilineato a sufficienza il dato che il papa sta reagendo a eventi di diversa natura che mettono a dura prova la Curia romana e la Chiesa nel mondo, adottando una lineare e coerente policy improntata a trasparenza, pulizia e severità.
Chi non ricorda le promesse di Berlusconi di far piazza pulita nel Pdl («Chi sbaglia e commette reati non può pretendere di restare in un movimento politico »), i cui massimi vertici di partito e di governo sono sotto inchiesta? Era il febbraio scorso e il Cavaliere annunciò misure draconiane cui non seguì mai alcun fatto: persino nel clamoroso caso di Scajola, travolto dallo scandalo della sua casa romana, s’è arrivati alle dimissioni per iniziativa personale dell’ex ministro: non per decisione di Berlusconi che, anzichè usare la ramazza, continua a inveire contro le indagini, la magistratura, i pm e la corte costituzionale.
Oltretevere invece, tira tutt’altra aria.
La linea dura, inflessibile di Benedetto XVI sui prelati accusati di pedofilia, parla da sola.
Ma anche sui fatti della cricca l’atteggiamento del Vaticano è stato finora ispirato al rispetto della legge italiana e per le indagini in corso. La Santa Sede e la Cei, Radio vaticana, l’Osservatore romano e Avvenire, per dirne una, non si sono fatti scrupolo di far capire che la legge anti-intercettazioni a loro non piace. E dire che Benedetto XVI è finito anche lui sotto intercettazioni per quattro telefonate con Bertolaso nell’aprile 2009: nella veste di vicario di Cristo e di capo di stato estero, Sua santità avrebbe di che protestare.
Invece, ancora due giorni fa, Radio vaticana sosteneva che il ddl anti-intercettazioni «limita il potere d’indagine e quello d’informazione» e l’Osservatore ha sempre dato ampio spazio alle proteste contro il ddl, spesso criticato anche da Avvenire della Cei.
L’atteggiamento del papa rispetto al caso del cardinal Sepe, e del suo presunto coinvolgimento nell’inchiesta sulla cricca degli appalti quando era alla guida di Propaganda Fide, non segue una traiettoria differente.
Da Oltretevere trapelano «cautela» e «prudenza»: ma sui fatti e misfatti della cricca la magistratura «ha il dovere di fare chiarezza». Ove mai responsabilità fossero provate, esse ricadrebbero su Sepe che guidò la congregazione dal 2001 al 2006.
Bersaglio di molte critiche, va dato atto all’attuale cardinale segretario di stato Bertone che alcune sue mosse – dettate dalle regole dello spoil system dopo la morte di Wojtyla e l’avvento di Ratzinger – sono risultate azzeccate: fu lui a dirottare Sepe da Propaganda Fide alla sede vescovile napoletana. E con la benedizione di Bertone, a settembre, Benedetto XVI ha dato il via libera alla sostituzione al vertice dello Ior di Angelo Caloia (legato all’ex segretario di stato Sodano) e alla nomina di Gotti-Tedeschi, banchiere cattolico- liberale da vent’anni amico personale di Giulio Tremonti.
Col caso Sepe che ribolle, ieri Benedetto ha convocato il suo successore, l’indiano Ivan Dias: l’anziano cardinale non sta bene e il papa sta valutando se procedere a una sua sostituzione nella delicata sede di Propaganda Fide, dicastero chiave per patrimonio e potere decisionale. Dicastero cui continuano a piovere senza sosta le richieste di politici per ottenere appartamenti prestigiosi: l’ultima a cercar casa è il ministro Stefania Prestigiacomo. Le lussuose case romane offerte da esclusive agenzie per vip non sono abbastanza chic?

© Copyright Europa, 19 giugno 2010 consultabile online anche qui.

Una precisazione: il card. Sepe fu mandato a Napoli nel maggio 2006, mentre il card. Bertone divenne segretario di stato nel settembre dello stesso anno.
R.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un'altra precisazione mi sembra doverosa.
Un conto sono favori, affari illeciti e sprechi, che vanno accertati e perseguiti.
(Però il tempismo non mi quadra... sembra che Sepe sia diventato perseguibile solo da quando dà fastidio alla camorra....)
Un altro è che venga contestato a Propaganda fide di cercare di far fruttare il più possibile i suoi immobili, che è cosa buona e giusta. Il patrimonio immobiliare della Chiesa dev'essere mandato in malora o è meglio che frutti tanti soldi per le missioni?
Invece ormai si sta facendo passare per un delitto che Propaganda Fide affitti gli immobili ai ricchi cercando di guadagnarne il più possibile per destinarne il ricavato ai poveri e che sia un delitto se i ricchi prendono in affitto i palazzi di propaganda fide invece che dagli immobiliaristi di lusso.
Boh.

un passante ha detto...

premesso che il card Sepe come tutti è da considerarsi innocente fino alla dimostrazione di una sua eventuae colpevolezza, è da tempo che giravano mugugni sulla sua gestione di propaganda fide. Al tempo della sua rimozione e nomina a Napoli, mi pare di aver letto qualcosa scritto da adista anche sul blog di don vitaliano, e nè vitaliano nè adista mi pare parlassero perchè in linea con la camorra. Se fosse stato entusiasta e convinto della sua gestione, lo stesso papa Ratzinger lo avrebbe trattenuto al suo posto. Evidentemente, lo vedeva meglio come pastore, dove onestamente mi pare abbia fatto bene
Riguardo alle proprietà della chiesa, ad uno come me risulta un pò difficile capire perchè debbano sempre servire al lontano e mai al vicino. In tempi in cui tanto i pastori ci parlano di accoglienza ai rifugiati, agli immigrati, ai poveri senzatetto, spesso facendo la morale allo stato, appare un pò stridente che una casa sfitta e ampia debba andare a chi ne ha altre, magari gratis o a prezzo di favore. C'e sempre questa attitudine ambiziosa nel voler cambiare il mondo senza preoccuparsi di guardare anche ai drammi del proprio condominio. Come quando magari si va a fare volontariato per due mesi in Africa ma quando si è qui non ci si accorge del vicino di casa che muore sul pianerottolo o dell'amico che ha perso casa e lavoro. Così purtroppo a volte fa anche la chiesa coi suoi vicini