lunedì 21 giugno 2010

Il Vaticano oltre la bufera dei preti pedofili (Lo Svizzero)


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PRETI PEDOFILI

Il Vaticano oltre la bufera

di Lo Svizzero

E’ stato davvero brutto per il Vaticano il periodo storico che abbraccia gli ultimi due o tre anni, al di là delle contingenze liturgiche tradizionali che si ripetono a seconda del calendario gregoriano. Né è dato di registrare una qualunque deviazione, magari soltanto temporale. È stato, questo, infatti, un periodo davvero nefasto che ha colpito l’animus del poderoso gregge dei fedeli che oggi supera il miliardo di persone nei cinque continenti. Che cosa è stato dunque di forza tale da aver colpito l’intera Chiesa cattolica apostolica romana? Semplicemente questo: un certo numero di sacerdoti, di prelati, di monaci e chi più ne ha più ne metta, ha saltato il fosso della castità, vulnerando i minori, cioè i bambini loro affidati, riducendoli nella peggiore delle oscenità. È stato insomma l’inizio dello scandalo della pedofilia, aggravato dal fatto che vi erano coinvolti (e forse ci sono ancora) uomini di Chiesa.
In questi due o tre anni si è scatenata una vera e propria tormenta che ha assunto ben presto una rilevanza epocale, e ha colpito non soltanto il Vaticano, ma anche le più lontane scaturigini della civiltà cristiana, poiché a peggiorare le cose si sono aggiunti i soliti anticlericali di tutte le risme, provocando polemiche assai simili a quelle che saettarono nei primi anni del ventesimo secolo. Ma ben poco si sa cosa le alte gerarchie della Chiesa abbiano subìto e in tutti i continenti dove essa è presente da gran tempo.
È stata davvero una bufera assai violenta, che ha toccato ogni grado delle legioni sacre, a cominciare da quelle vicine al regnante pontefice. Il quale si è subito insediato tra i più decisi a percuotere e punire coloro che, pur essendo sacerdoti, hanno violato l’innocenza di bambini e bambine. Ma, alla lunga, si è scatenata una sorta di anti-cattolicità. Per reagire a questo fenomeno negativo, Ratzinger ha preso le decisioni più rigorose, in quanto le uniche in grado di bloccare il male. Così, nella Curia romana prima, quindi per tutti i logaritmi del sistema religioso, sono tornati i tempi puri e duri, con le strette sulle questioni dirette, ma anche indirette, di quel tipo di interventi cui si è accennato. Ed è stato proprio il comportamento rigoroso del Vaticano tutto intero a colpire positivamente: l’esempio del papa germanico, che si dimostra assai più schierato contro i violatori dell’innocenza di tanti parolai pronti solo alla critica aggressiva. Cosa resta? Ben poco, si può dire a questo punto, e il motivo è presto spiegato: l’uragano che si è abbattuto sulla cattolicità non è affatto finito.
Anzi: tutto lascia credere che tornerà a fischiare, nel tentativo di diminuire il valore e il peso della potenza religiosa della cristianità.
E proprio questo teme il successore di Giovanni Paolo II, che non ha nessuna intenzione di cedere alla perenne ondata delle polemiche che continuano a farne bersaglio. Vero è che papa Ratzinger è sceso su qualcosa di simile al sentiero di guerra, mostrando a tutti la sua profonda determinazione, ma anche il suo particolare dolore. Perché il rovello che agita il suo animo ha assunto proporzioni del tutto uguali a quelle che hanno cercato di avvelenare la Chiesa nei tempi peggiori del suo iter nella storia. Ma egli ha anche mostrato senza timori né tremori la sua pena agli occhi del mondo.

© Copyright L'Opinione delle Libertà, 21 giugno 2010

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bah, negli ultimi 2-3 anni non è che sia successo chissà che di nuovo e tragico,specie in rapporto alla questione pedofilia ,dove anzi ci sono stati forti miglioramenti. Per comprendere i problemi non sarebbe male anche saperli inquadrare cronologicamente.

Antonio

mariateresa ha detto...

non so che vocabolario abbia mangiato lo Svizzero, ma una cosa è sicura: è fuori corso.
E' un'osservazione meramente linguistica, il discorso si accartoccia e in alcuni punti si approda a veri rantoli narrativi.
Ma a parte questo, il concetto è condivisibile, ancorchè espresso con le doglie, come diceva il mio professore al ginnasio.