lunedì 25 ottobre 2010

I testi del Sinodo tradotti in ebraico sul sito web della Radio Vaticana: intervista con Hana Bendcowsky (R.V.)

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La fede è stata la nostra forza: la testimonianza del capo dei minatori salvati in Cile

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Chi non vuole la perestroika in Vaticano. Ratzinger non c’entra coi pasticci dello Ior: sono il colpo di coda dei nemici del Papa (Gianluigi Nuzzi). Monumentale!
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I testi del Sinodo tradotti in ebraico sul sito web della Radio Vaticana: intervista con Hana Bendcowsky

Una delle novità a margine del Sinodo dei vescovi del Medio Oriente appena concluso è stata la presenza dell’ebraico tra le lingue con le quali la Radio Vaticana ha tradotto e offerto, nella sezione speciale del suo sito web, molti dei testi prodotti dall’assise. Un lavoro certosino, curato in prima persona da Hana Bendcowsky, ebrea di Gerusalemme, e una delle responsabili del "Jerusalem Center for Jewish-Christians Relations". Al microfono della collega della sezione inglese della nostra emittente, Linda Bordoni, Hana Bendcowsky racconta modalità e intenzioni che hanno guidato il suo lavoro nelle ultime due settimane:

R. – The idea was that the Israeli public would be able to be informed about …
Il concetto alla base era che l’opinione pubblica israeliana potesse essere informata di quel che stava accadendo in seno alla Chiesa cattolica, dal momento che si è trattato in particolare di un evento così vicino al Medio Oriente: il Sinodo dei vescovi che affronta i problemi che riguardano quest’area. Credo sia anche collegato al fatto che in passato tutto ciò che accadeva in Vaticano, nella Chiesa cattolica, e che veniva riportato dai media al mondo israeliano in modo, diciamo, non corretto, era poi male interpretato dagli israeliani stessi. E siccome i rapporti tra ebrei e cristiani, in particolare con la Chiesa cattolica, sono così delicati, penso sia stato molto importante per la Chiesa cattolica assicurarsi che questa volta le informazioni su questo evento fossero corrette, che venissero direttamente dalla Chiesa e in ebraico, in modo che si potessero evitare malintesi o errori di traduzione o interpretazioni errate degli eventi, e che quindi gli israeliani potessero comprendere cosa stesse succedendo all’interno della Chiesa cattolica.

D. – Quindi si tratta di un lavoro sostanzialmente linguistico: lei assicura che il linguaggio sia corretto…

R. – It’s a mediator and cultural job, because it’s the language of the Catholic Church…
E’ un lavoro culturale e di mediazione, perché si tratta del linguaggio della Chiesa cattolica, del suo modo di esprimersi, della sua terminologia che devono essere trasposti non soltanto nella lingua ebraica, ma anche nel modo di pensare israeliano. Nello stesso Instrumentum Laboris, che è il testo fondamentale sul quale il Sinodo ha lavorato, ci sono state alcune parti sulle quali ho ragionato per ore, chiedendomi come tradurlo in maniera che gli israeliani riuscissero a comprendere il vero significato delle parole. Non è soltanto una questione di “lingua”, perché è sufficiente attivare il traduttore di Google e la traduzione è fatta. Ma si tratta di comprendere il significato dei concetti espressi, il significato delle idee, il significato dei problemi.

D. – E questo è possibile?

R. – It’s a lot of work. I’m not sure I did excellent or the best work, but…
E’ un grande lavoro. Non sono sicura di aver fatto un lavoro eccellente, né il migliore, ma è sicuramente un primo passo per creare comprensione tra la Chiesa cattolica e gli israeliani.

D. – Lei ha partecipato a tutte le sessioni del Sinodo? Cosa fa, esattamente?

R. – Yes, I sit in all the Synod sessions, which is fascinating, for me, because …
Sì, io sono stata presente a tutte le sessioni sinodali e questo per me è stato affascinante. Io conosco i problemi delle Chiese nel Medio Oriente, eppure entrare nel dettaglio ed ascoltare vescovi, con i quali non avrei mai avuto l’occasione di parlare, raccontare dei loro Paesi – dell’Iraq, della Siria, del Libano – ascoltarli elencare i loro problemi, le loro difficoltà, tutto questo mi ha consentito di imparare tantissime cose sulla Chiesa cattolica. E’ stata un’esperienza incredibile incontrare tutti questi vescovi, parlare con loro, ragionare degli argomenti più diversi… Poi, alla fine degli incontri, correvo al computer e traducevo gli articoli, i discorsi.

D. – E gli articoli che ha tradotto, dove sono stati pubblicati?

R. – In the website of the Synod there are six languages: the four official languages …
Nel sito del Sinodo della Radio Vaticana, dove sono rappresentate sei lingue: le quattro ufficiali del Sinodo, più l’armeno e l’ebraico. E questa è l’unica lingua che non è rivolta ai cattolici. E io scrivo tutto in ebraico.

D. – Ma gli israeliani lo leggeranno? Forse dalla stampa?

R. – The Israeli press is not very interested in what’s happening in the Synod. …
La stampa israeliana non è molto interessata a quel che succede al Sinodo. Ho incontrato una giornalista di una delle più importanti testate israeliane che mi ha detto di aver scoperto il “nostro” sito web in ebraico: questo mi ha reso euforica. Lei ha scritto un articolo sul giornale israeliano, nel quale ha parlato del sito in ebraico. Penso che, più che il contenuto, sia importante il messaggio: il messaggio al pubblico israeliano è molto forte e spero che gli israeliani comprendano questo messaggio e lo raccolgano. Credo che questo sia il mio compito, insieme con quello di altre persone della Chiesa che lavorano per lo stesso scopo in Israele: usare questo messaggio e ripeterlo per far capire agli israeliani che si vuole siano più vicini alla Chiesa. Non c'è la volontà di evangelizzare gli israeliani, si vuole soltanto che sappiano che la Chiesa ha cura degli ebrei come di una religione che è sorella maggiore.

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