martedì 23 novembre 2010

Il Papa: Maciel? «Un falso profeta», che ha condotto «una vita immorale e contorta», e «purtroppo il suo caso è stato affrontato molto lentamente e in ritardo» (Gagliarducci)

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Il falso profeta dei Legionari

L'anatema del Papa sul fondatore "Figura amorale". Nel libro-dossier Benedetto XVI ha affrontato tutti gli argomenti possibili senza censure, a cuore aperto.

Andrea Gagliarducci

. Benedetto XVI parla così di padre Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, uomo dalla doppia vita (almeno due donne e un figlio riconosciuto, senza contare gli abusi su alcuni correligionari). Le parole del Papa sono contenute nel libro intervista Luce del Mondo (Libreria Editrice Vaticana), scritto con il giornalista tedesco Peter Seewald.
Ratzinger - che appena diventato Papa fece ritirare Maciel a vita privata - riflette sulla «figura misteriosa» del fondatore dei Legionari, il quale, nonostante un tipo di vita «al di là di ciò che è morale», ha saputo chiamare molti giovani «al giusto». E questa - continua il Papa - «è una cosa singolare, la contraddizione per cui un falso profeta abbia potuto avere anche un effetto positivo». Le accuse contro Maciel si sono dimostrate fondate e la congregazione è stata affidata a un delegato pontificio, il neo-cardinale Velasio de Paolis, prefetto degli Affari Economici della Santa Sede.
La linea di Benedetto XVI per la Legione è quella di un cambiamento nella continuità. «Ci sono da apportare delle correzioni - dice il Papa a Seewald - ma nel suo insieme la comunità è sana. Ci sono tanti giovani che con entusiasmo vogliono servire la fede. E non bisogna distruggere questo entusiasmo».
Il momento per la Legione è difficilissimo. Appena nominato cardinale, Velasio de Paolis ha ancora più autorità nell'attuare il mandato che ha ricevuto da Benedetto XVI per il salvataggio dei Legionari di Cristo. Solo da ottobre de Paolis può operare e decidere in pieno, da quando finalmente gli sono stati dati i quattro «consiglieri» che le autorità vaticane gli avevano promesso quattro mesi prima. Di questi, uno di loro, Brian Farrel, è un legionario con un ruolo importante nella Curia Vaticana. Gianfranco Ghirlanda e Agostino Montan sono canonisti di esperienza, a sostegno di un'azione riformatrice. Mentre fautore della linea della mediazione è Mario Marchesi, in passato professore del loro ateneo. La linea dettata da De Paolis, in una lunga e dettagliata lettera agli esponenti di Regnum Christi, è la stessa di BenedettoXVI: De Paolis parla di «cambiamento nella continuità», afferma che «non poche cose» sono da cambiare, a partire dalla libertà di coscienza, il ruolo dei confessori, i direttori spirituali, le forme di controllo sulla vita quotidiana. Ma soprattutto, l'esercizio dell'autorità all'interno della Legione.
Con le «autorità» De Paolis ha già avuto qualche grattacapo. A metà settembre, ha chiesto al decano generale Luis Garza Medina di lasciare almeno le cariche di direttore territoriale per l'Italia, di responsabile delle Vergini Consacrate del movimento Regnum Christi, di prefetto generale degli studi e di capo di Integer. Garza ha risposto di no. Garza, però, era presente lo scorso sabato alle visite di calore ai cardinali, che da tradizione seguono ogni concistoro. Era lì insieme ad Alvaro Corcuera, direttore generale, e a un gruppo compatto di religiosi, e ha aspettato più di mezz'ora per salutare il delegato De Paolis. Intervistato da Andrés Beltramo, dell'agenzia Notimex, Corcuera ha speso parole positive per De Paolis, ha affermato che la Legione sta passando «un momento molto difficile, terribile»; ha detto di non sapere se sono fondate le voci che parlano di un possibile cambio di nome della Congregazione. De Paolis ha anche una competenza economica (è prefetto agli Affari Economici Vaticani), fondamentale per dirimere le questioni della Legione.
Alle attività del fondatore, moralmente illecite, ma di cui erano a conoscenza soprattutto i vertici (Corcuera già nel 2005 aveva ammesso di conoscere la doppia vita di Maciel, ma di averla nascosta alla Legione) si aggiunge un potere economico stimato in centinaia milioni di euro, gestito dalla holding Integer, accusata più volte di agire come una qualsiasi corporation, non in linea quindi con il carattere religioso della sua ragione sociale. I Legionari di Cristo, nonostante le accuse rivolte al fondatore già nei primi anni Cinquanta (durante i quali ci fu una prima visita apostolica alla Legione, risoltasi con un nulla di fatto) si è riuscita a diffondere per anni in tutto il mondo senza che venisse alla luce la doppia vita del fondatore.
Molto peso ha avuto la rete di protezioni che aveva saputo creare Maciel, fatto di una immagine patinata e allo stesso tempo di tanto denaro. Un sistema di protezioni che saliva su, fino alla Segreteria di Stato Vaticana. Già da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Ratzinger aveva tentato più volte di far partire una indagine sulla Legione. Ma è solo nel 2002, di fronte alla minaccia dei fuoriusciti di denunciare la Santa Sede all'Onu, che Ratzinger riesce ad avviare un primo procedimento sul fondatore della Legione. E uno dei suoi primi provvedimenti da Papa è appunto quello di sollecitare Maciel a ritirarsi.

© Copyright Il Tempo, 23 novembre 2010 consultabile online anche qui.

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