martedì 29 dicembre 2009

La Chiesa non può più evitare di incontrare la folla: l’ha dimostrato Benedetto XVI subito dopo l’incidente (Luigi Accattoli)


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Ma la Chiesa non può più evitare di incontrare la folla: l’ha dimostrato Benedetto XVI subito dopo l’incidente

di Luigi Accattoli

Conosco tre motti che si addicono alla caduta del Papa la notte di Natale e il più appropriato è di Giovanni Paolo: «Nessun luogo è più pericoloso di piazza San Pietro». Lo disse al cardinale Decurtray che gli riferiva le chiacchiere su una centuria di Nostradamus tendenti a presentare come infausta la sua andata a Lione nel 1986.
Papa Benedetto potrebbe aggiornare quel motto aggiungendo la basilica alla piazza.
Il secondo detto riguarda la missione impossibile della sicurezza vaticana: «Il Papa o si difende da solo o non lo può difendere nessuno». Lo ripeteva – quando gli parlavi di Alì Agca – il cardinale Dino Monduzzi che fu Prefetto della Casa Pontificia. Sta a dire che se il Papa va per il mondo non sarà possibile impedire che un pazzo o un malintenzionato una volta o l’altra gli vada addosso. Il terzo motto è dell’ex portavoce Navarro Valls e dice il limite dell’autodifesa papale invocata da Monduzzi: «Il Papa non può essere invisibile». Gliel’ho sentito enunciare in risposta a chi lamentava l’esposizione alle folle di Papa Wojtyla nell’ultimo periodo, quando aveva difficoltà a anche a parlare.
Sono ormai sessantasei anni che i Papi escono dal Vaticano e vanno tra la gente mettendo a rischio se stessi e le folle alle quali si mescolano.
Iniziò a farlo Pio XII con le uscite che lo portarono nei quartieri romani di San Giovanni e di San Lorenzo dopo i bombardamenti alleati del giugno e dell’agosto del 1943. Ed è bello che sia stato il più schivo tra i Papi del Novecento a uscire tra le folle e che l’abbia fatto per solidarietà con i romani terrorizzati dalle bombe. Moltiplicò le uscite a Roma e in Italia Giovanni XXIII; Paolo VI le prolungò ai cinque continenti e Giovanni Paolo fece di ogni terra la sua patria. Benedetto si fa erede della loro ansia di avvicinamento all’uomo. Con i Papi Pacelli, Roncalli, Montini, Luciani, Wojtyla e Ratzinger il Pontificato romano esce dalle regole di una tradizione secolare e si rimette all’avventura della «missione alle genti», che è anche scontro con il mondo.
Di quello scontro fanno parte, misteriosamente, l’attentato che poteva uccidere Giovanni Paolo e ogni altro rischio corso dai “vescovi di Roma” negli ultimi decenni.
L’attentato del 1981 ha creato la sensazione del pericolo costante ogni volta che il Papa esce dal suo appartamento. Quel pericolo teoricamente era noto. Già Paolo VI aveva rischiato di restare schiacciato dalla folla a Gerusalemme (1964) e aveva subito una specie di attentato a Manila (1970) quando un pittore travestito da prete l’aveva ferito al torace con un pugnale a forma di croce. Ma nessuno aveva immaginato possibile un’aggressione mortale in piazza San Pietro. Il segno del sangue ricomparso imprevedutamente nello scenario vaticano ha ingigantito la vigilanza attorno alla persona del Papa e i media hanno intensificato la copertura dei suoi spostamenti.
Lo si vide subito il 4 ottobre 1981, per il primo ritorno a piazza San Pietro del Papa sopravvissuto a quegli spari: l’intero perimetro del colonnato transennato, la gente perquisita e ispezionata con i «metal detectors», i giornalisti appostati a gara con i poliziotti. Ma Wojtyla e il successore non hanno accettato di tenersi lontani dalle folle.
Frutto della sindrome dell’attentato fu la «Papamobile»: lo speciale veicolo con vetri antiproiettile che dal 1981 i Papi usano negli spostamenti all’aperto. È stato scritto che la «Papamobile» è la nuova «sedia gestatoria del Pontefice romano» (Gianni Baget Bozzo): e allora bisogna dire che risulta davvero difficile ai Papi scendere da quella sedia. Dopo la caduta della Notte di Natale in San Pietro è verosimile che anche Papa Benedetto sarà costretto a tornare a un uso intensivo del veicolo blindato, come si fece per alcuni anni con Giovanni Paolo dopo gli spari del “lupo grigio”Alì Agca. Sarà bene che lo faccia e sarà bene che venga aumentata ogni forma di prevenzione. Ma è cosa buona e giusta che Benedetto continui ad andare all’incontro con le persone. Fino a oggi per fortuna abbiamo visto solo dei “semplici” compiere stravaganti gesti di accostamento alla sua persona: il 9 luglio 2006 a Valencia, il 12 settembre 2006 a Ratisbona, il 6 giugno 2007 in piazza San Pietro.
Ho veduto con piacere Papa Ratzinger tornare già l’altro ieri al contatto con la folla durante la visita alla mensa dei poveri di Sant’Egidio. Santità, continui così: il mondo spaventato di oggi ha bisogno della sua serenità nell’approccio all’uomo.

www.luigiaccattoli.it

© Copyright Liberal, 28 dicembre 2009 consultabile online anche qui.

1 commento:

Maria R. ha detto...

Lo trovo molto bello e apprezzo anche il riferimento a Pio XII!

La battuta finale è splendida...ma mi fermo qui, o attacco anche io con gli elogi al nostro Papa coraggioso :)