sabato 16 gennaio 2010

Haiti, il mondo alla prova dei soccorsi (Osservatore Romano)


Vedi anche:

La visita di domani alla sinagoga ha, per il Papa, molta importanza. Il Tg1 scelga accuratamente vaticanisti e commentatori

Mi dispiace ma sono "segnalabili" pochissimi articoli oggi. Profondamente delusa dai vaticanisti (Confermo anche per oggi la mia irritazione per l'atteggiamento irrispettoso se non volgare di molti giornalisti e vaticanisti...ne parleremo a bocce ferme)

Considerazioni sugli ultimi fatti di Thiberville (Messainlatino)

Il sacerdote nei riti iniziali della Santa Messa (padre Paul Gunter)

Il direttore del museo della Shoah di Roma: abbiamo sottovalutato le parole del Papa contenute nella lettera ai vescovi cattolici del 2009 (Vecchi)

Il Papa in Sinagoga, identità differenti, stesse speranze (Casavola)

LA GIORNATA DI BENEDETTO (di Andrea Tornielli)

Il Prof. Lucio Coco scrive una bellissima lettera al direttore di Avvenire sul Magistero del Santo Padre

La direttrice del Museo Ebraico di Roma: la visita di Benedetto XVI in Sinagoga, tappa importante nel dialogo tra ebrei e cattolici (Radio Vaticana)

Papa Benedetto XVI sarà ricordato dalla storia anche come il Papa che ha visitato più sinagoghe (Osservatore Romano)

Il Papa: si vuole sostituire la Verità con il consenso ma la Chiesa ha il dovere di difenderla (Izzo)

Papa in sinagoga, Arrigo Levi e Gad Lerner: la visita avrà risvolti teologici (Il Velino)

Il Papa: fiducia che si superino i problemi con i Lefebvriani. Favorire il rientro degli Anglicani non è contro l'ecumenismo (Izzo)

Il Papa: Confermare i fratelli nella fede costituisce per colui che siede sulla Cattedra di Pietro il primo e fondamentale compito conferitogli da Gesù (Izzo)

Il card. Etchegaray è stato dimesso dal Policlinico Agostino Gemelli

Il Papa: L’unità è primariamente unità di fede, sostenuta dal sacro deposito, di cui il Successore di Pietro è il primo custode e difensore (Sir)

Il Papa alla Congregazione per la Dottrina della Fede: il Magistero della Chiesa offerto a tutti coloro che cercano la verità, anche non credenti

Il Papa: "Il raggiungimento della comune testimonianza di fede di tutti i Cristiani costituisce pertanto la priorità della Chiesa di ogni tempo, al fine di condurre tutti gli uomini all’incontro con Dio. In questo spirito confido in particolare nell’impegno del Dicastero perché vengano superati i problemi dottrinali che ancora permangono per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa da parte della Fraternità S. Pio X. Desidero inoltre rallegrarmi per l’impegno in favore della piena integrazione di gruppi di fedeli e di singoli, già appartenenti all’Anglicanesimo, nella vita della Chiesa Cattolica" (Monumentale discorso alla Congregazione per la dottrina della fede)

Il Papa: La legge morale naturale non è esclusivamente o prevalentemente confessionale, ma è iscritta nel cuore di ogni uomo (Repubblica)

La rete diplomatica della Santa Sede. Ultimo acquisto la Russia (Magister)

Nei dettagli il programma della visita del Papa in Sinagoga (Sir)

Intenzione di preghiera per il Santo Padre in vista della visita alla sinagoga di Roma

Gli ebrei salvati dalla Chiesa (Rocco Buttiglione)

Pio XII e quei rapporti segreti delle Ss: "Il Vaticano aiuta gli ebrei a scappare" (Marco Ansaldo)

Il Concilio Vaticano II rimane, quarant’anni dopo, un evento che entusiasma e che divide: il bel commento di Francesco Agnoli

In Francia va a messa la domenica solo il 4,5% dei Francesi. I più ortodossi? I non praticanti. Sotto choc i vescovi d'Oltralpe (Bevilacqua)

Il Papa incontra la sua spintonatrice: «Ti perdono» (Tornielli)

A “TELECAMERE SPENTE” IL PAPA INCONTRA SUSANNA MAIOLO. La clemenza più bella è il rispetto della persona (di Maria)

La visita del Papa in sinagoga e le polemiche montanti: la decisione del blog (Grazie a chi mi ha aiutato ad assumere questo atteggiamento che, oggi, confermo pienamente!)

La sepoltura dei cadaveri resta la priorità in una Port-au-Prince rasa al suolo e teatro dei primi saccheggi da parte della popolazione esasperata

Haiti, il mondo alla prova dei soccorsi

Port-au-Prince, 15. Manca tutto ad Haiti, tranne i cadaveri. A tre giorni dal terremoto che ha colpito l'isola caraibica radendo al suolo la capitale, i primi soccorritori si sono trovati di fronte solo scene di morte, devastazione e saccheggi. Migliaia di vittime sono ammassate in strada. Non c'è acqua potabile, non c'è cibo. Oltre due milioni di persone hanno bisogno di assistenza alimentare. Le comunicazioni sono difficili. La già fragile struttura istituzionale si è sbriciolata sotto i colpi del sisma. In queste condizioni, la macchina dei soccorsi rischia di arenarsi.
L'aiuto a Haiti è ora la sfida principale per la comunità internazionale: una vera emergenza umanitaria la cui risposta non può conoscere fallimento. Ne va della sopravvivenza del Paese, del suo futuro. Gli stanziamenti già promessi dagli Stati Uniti, oltre che da altre Nazioni e organizzazioni internazionali - e dei quali diamo diffusamente notizia a pagina 3 - possono essere fondamentali per alleviare le sofferenze della popolazione colpita a patto che gli aiuti giungano effettivamente a destinazione. Già ieri infatti gli abitanti della capitale erano esasperati per la mancanza di soccorsi e si teme che l'aggravarsi della situazione possa indurre la popolazione a saccheggiare i veicoli di aiuti umanitari e prendere d'assalto anche gli ospedali da campo, finendo così per paralizzare i soccorsi. Alcune fonti di stampa hanno già diffuso la notizia del saccheggio di un magazzino del Programma alimentare mondiale. Per facilitare l'arrivo dei soccorsi e lo sgombero dei feriti, il Governo di Cuba ha aperto il suo spazio aereo ai velivoli statunitensi.
Per il momento le priorità restano la ricerca dei sopravvissuti - anche se con il passare delle ore le speranze si affievoliscono - e la sepoltura dei cadaveri, per evitare che si concretizzi la minaccia di terribili epidemie. Ieri il presidente haitiano, René Préval, ha reso noto che oltre settemila corpi sono stati interrati in una fossa comune. La Croce rossa haitiana stima i morti in decine di migliaia (ma ieri sono stati diffusi bilanci che parlavano anche di mezzo milione di vittime) mentre i feriti e i senzatetto sarebbero addirittura tre milioni su una popolazione di poco più di nove. Oltre 1.500 morti sono stati ammassati davanti e all'interno dell'obitorio del policlinico di Port-au-Prince, dove camion requisiti dalla polizia continuano incessantemente a trasportare cadaveri, in decomposizione per il caldo tropicale, raccolti dalle strade o estratti dalle macerie.
Alcune zone delle regioni colpite dal terribile sisma di martedì scorso risultano distrutte o gravemente danneggiate al cinquanta per cento, con alcuni edifici completamente collassati: lo ha affermato l'Onu rendendo noti i risultati di una ricognizione in elicottero della Missione ad Haiti (Minustah). La popolazione delle zone colpite dalle forti scosse è stimata in tre milioni e mezzo, di cui 2,8 nella capitale. Oltre a Port-au-Prince, sono stati colpiti altri centri urbani, come Jacmel e Carrefour.
Nelle ultime ore si segnalano anche numerosi saccheggi di negozi di generi alimentari della capitale e la missione di peacekeeping delle Nazioni Unite è preoccupata per l'eventuale saccheggio di armi. In una Nazione che nel recente passato ha visto succedersi guerre civili e colpi di Stato, esiste il rischio che qualcuno possa approfittare della situazione per conquistare con le armi il potere. Obama ha intanto già annunciato l'invio di una brigata dell'82ª divisione aviotrasportata. In febbraio sono previste le elezioni legislative e in novembre quelle presidenziali. Ma a questo punto un rinvio di entrambi gli appuntamenti elettorali appare molto probabile.

(©L'Osservatore Romano - 16 gennaio 2010)

L'Africa nei Caraibi

di Pierluigi Natalia

La violenza del terremoto si è abbattuta sul Paese più povero dell'intero emisfero occidentale. Haiti è uno degli esempi più crudi di violenza legata al sottosviluppo. E lo è praticamente da sempre. Nel 1804, fu il primo Stato caraibico indipendente - inizialmente possedimento spagnolo, era diventata colonia francese nel XVIi secolo - e la prima Repubblica a essere guidata da neri. All'indipendenza corrispose, però, l'avvio di un rapporto normale con le altre Nazioni, all'epoca in pratica tutte schiaviste. Per tutto l'Ottocento Haiti ha scontato un sottosviluppo legato alla sua marginalizzazione, politica innanzitutto, ma anche dai grandi mutamenti scientifici ed economici che segnarono quel secolo e il successivo. Non pochi studiosi tracciano un parallelo con quanto, diversi decenni più tardi, sarebbe accaduto con il ritorno in Africa di ex schiavi statunitensi e con la costituzione della Liberia. E analoghe considerazioni potrebbero farsi sulle vicende postcoloniali di gran parte dell'Africa nella seconda metà del secolo scorso, con conseguenze che permangono tragiche e irrisolte.
Da due secoli, Haiti è un esempio di economia - basata essenzialmente sulle grandi coltivazioni agricole, senza un'industria di trasformazione - costretta a subire un contesto commerciale internazionale che stabilisce i prezzi in base agli interessi dei compratori. Al tempo stesso, contrariamente a quanto si registrava nell'Ottocento e nel Novecento nel resto del continente, all'affrancamento dalla schiavitù non è seguito l'avvio, sia pur faticoso, di uno sviluppo sociale e culturale. Persino l'affermarsi e il persistere del voodoo, un misto di credenze nato tra gli ex schiavi, resterà per due secoli un segno di quella emarginazione.
Anche nella seconda parte del Novecento e in questo primo decennio del Duemila, il Paese - che avrebbe potuto trasformarsi in meta turistica privilegiata per la sua posizione geografica - si è trovato in continua difficoltà e instabilità. Sotto controllo statunitense tra il 1915 ed il 1934, Haiti ha vissuto subito dopo 29 anni di brutale dittatura a opera di François Duvalier, chiamato Papa Doc, e del figlio, Jean-Claude, detto Baby Doc. Decine di migliaia di persone sono state uccise durante il loro regime. Nel 1990 è stato eletto presidente Jean-Bertrand Aristide, un ex ecclesiastico, poco dopo rovesciato dai militari, reinsediato nel 1994 da un intervento armato statunitense e nel 2004 costretto all'esilio da un nuovo colpo di Stato. Oggi il Paese è guidato da René Préval, già capo di Stato dal 1996 al 2001, quando fu il primo presidente a lasciare il potere spontaneamente, alla fine del suo mandato. Ad Haiti è stanziata una forza di stabilizzazione dell'Onu, la Minustah, capeggiata dal Brasile e forte di 1.200 uomini. Ciò nonostante, non sono mai venute meno le violenze tra bande armate rivali e gruppi politici opposti che hanno fatto parlare l'Onu di situazione dei diritti umani catastrofica.
In questo contesto, ancora oggi, nonostante le cospicue esportazioni di zucchero, caffè, banane e mango, Haiti rimane uno dei Paesi più arretrati del mondo. La disoccupazione colpisce oltre il 60 per cento della popolazione. Gli haitiani hanno un reddito annuale pro capite di 1.300 dollari - tra i più bassi al mondo e il minore in America - e soprattutto hanno un'aspettativa di vita bassissima, valutata a circa cinquant'anni. Secondo le stime internazionali - ad esempio quelle del World Factbook della Cia - solo il 3,4 per cento dei circa nove milioni di haitiani ha speranza di superare i 64 anni di età. Il tasso di alfabetizzazione è del 45 per cento.
Haiti è spesso sconvolta da uragani, che provocano morte e distruzione. Nel 2008, se ne sono abbattuti quattro (Fay, Gustav, Hanna e Ike) in un mese, in quella che era stata finora la principale catastrofe degli ultimi anni. In questo contesto segnato da povertà, violenze e instabilità politica, il terremoto è stato ancora più devastante.

(©L'Osservatore Romano - 16 gennaio 2010)

Attiva la rete di solidarietà

La mobilitazione delle Chiese in favore dei terremotati

Port-au-Prince, 15. Mentre giungono notizie sempre più drammatiche sul terremoto che ha colpito l'isola di Haiti, la Chiesa cattolica, in collaborazione con le varie organizzazioni di volontariato, ha prontamente attivato la rete internazionale per gli interventi urgenti. Le testimonianze dal Paese descrivono tutta la gravità della situazione. "Ci troviamo in grandi difficoltà - ha dichiarato a Fides il nunzio apostolico ad Haiti, l'arcivescovo Bernardito C. Auza - Non abbiamo riserve d'acqua e le stazioni di benzina sono chiuse. Non c'è elettricità. Qui a Port-au-Prince le cose sono difficili, manca tutto, abbiamo bisogno di tutto e ancora per tanto tempo". Il nunzio ha poi aggiunto che il numero di preti e religiosi o religiose morti è ancora da verificare. L'arcivescovado di quattro piani è ridotto a un cumulo di macerie. Il vicario generale di Port-au-Prince, Charles Benoît, e il cancelliere don Cherie sono ancora sotto le macerie. Il nunzio ha visitato anche il seminario maggiore di cui è rimasto in piedi solo un edificio. Tutti i formatori, tranne uno, si sono salvati; tre o quattro seminaristi risultano ancora dispersi; mentre nove sono i morti accertati, compresi i sette del seminario filosofico. "Ho anche visitato - ha concluso - le case e i centri dei religiosi per vedere la situazione e per esprimere la sollecitudine del Papa: tutti sono grati e chiedono aiuto per i propri membri che sono ancora sepolti sotto le macerie".
Le Conferenze episcopali, a partire da quella italiana, hanno lanciato appelli ai fedeli con l'obiettivo di raccogliere denaro e altri aiuti per garantire la sopravvivenza della popolazione dell'isola caraibica. Domenica 24 gennaio in tutte le chiese italiane si terrà una raccolta straordinaria, promossa dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana. Il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, ha invitato alla "generosità di tutti affinché non si faccia mancare a questi fratelli e sorelle, che vivono un momento di necessità e di dolore, la nostra concreta solidarietà e il fattivo sostegno della comunità internazionale". In un comunicato della diocesi si sottolinea che intanto sono stati inviati ad Haiti centomila euro per le prime emergenze. Anche in numerose arcidiocesi e diocesi in Italia, sono state promosse iniziative di solidarietà. Il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, ha invitato i cittadini a una colletta straordinaria.
Nel resto d'Europa, fra le altre, la Caritas in Spagna ha già messo a disposizione oltre centosettantamila euro per il Paese caraibico. Ad Haiti, peraltro, da oltre trent'anni opera l'organizzazione Manos Unidas, impegnata soprattutto nel sostegno all'istruzione e all'educazione.
Passando agli Stati Uniti, in particolare, dal 16 al 17 gennaio, è prevista una colletta nelle parrocchie, le cui finalità, come ha sottolineato il presidente della Conferenza episcopale, il cardinale arcivescovo di Chicago, Francis Eugene George, "risponde a breve alle emergenze immediate della popolazione e a lungo termine alla ricostruzione del Paese dopo le devastazioni". Un'altra raccolta di fondi, sempre a livello nazionale, è stata poi prevista per i giorni 23-24 gennaio. Inoltre, numerose diocesi negli Stati Uniti hanno annunciato l'avvio di collette locali; mentre il direttore delle Pontificie Opere Missionarie negli Stati Uniti, monsignor John E. Kozar, ha reso noto che è stato lanciato "il fondo di solidarietà per Haiti".
Ai vescovi statunitensi si sono uniti quelli canadesi. Il presidente della Conferenza episcopale del Canada, il vescovo di Saint-Jérôme, Pierre Morissette, ha esortato "tutti i cattolici e le persone di buona volontà a pregare e a rispondere prontamente e generosamente ai bisogni della popolazione haitiana". I presuli canadesi, assieme al Canadian Catholic Organization for Development and Peace, si sono attivati per raccogliere nell'immediato almeno 50.000 dollari da destinare alla Caritas di Haiti.
I presuli dell'America Latina sono anch'essi in questo momento mobilitati per organizzare la rete di solidarietà. Il presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Dominicana, il cardinale arcivescovo di Santo Domingo, Nicolás de Jesús López Rodríguez, ha affermato che tutti i fedeli delle comunità ecclesiali faranno un'importante donazione ai fratelli e alle sorelle haitiani. Alla catena di solidarietà si aggiungono le Conferenze episcopali di Brasile, Cile, Venezuela, Cuba e Bolivia.
Dall'Asia, infine, giungono le parole di profondo dolore e di condoglianza da parte del cardinale arcivescovo di Seoul, Nicholas Cheong Jinsuk. In un messaggio, il porporato chiede "preghiere e donazioni" a tutti i parrocchiani. Altri messaggi di solidarietà e vicinanza alle famiglie delle vittime del sisma arrivano altresì dai cristiani delle varie confessioni.

(©L'Osservatore Romano - 16 gennaio 2010)

Il ruolo di coordinamento della nunziatura

Il nunzio apostolico in Haiti, l'arcivescovo Bernardito C. Auza, sta visitando le zone colpite dal terremoto, in particolare le comunità ecclesiali. Ne dà notizia il Pontificio Consiglio Cor Unum, aggiungendo che il presule ha tenuto riunioni di coordinamento nella sede della nunziatura. Numerosi sono stati i contatti tra il dicastero vaticano e gli organismi caritativi cattolici. Iniziative e progetti sono promossi, tra gli altri, da diverse Caritas nazionali, dalle conferenze di San Vincenzo de' Paoli, da Manos unidas, dall'Avsi, dall'Aiuto alla Chiesa che soffre, dal Sovrano Militare Ordine di Malta. Cor Unum è in stretto contatto con la direzione del Catholic relief services, a Baltimora, che opera sul posto in stretta collaborazione con Caritas Haiti. La risposta dei cattolici americani è stata generosa. Per evidenti difficoltà logistiche molti aiuti vengono organizzati avendo come base la Repubblica Dominicana. Intanto alcune ambasciate presso la Santa Sede stanno organizzando il 19 gennaio a Roma una messa in segno di vicinanza alle popolazioni terremotate. Ad Haiti un'analoga celebrazione di suffragio per le vittime si terrà in occasione della riunione del consiglio di amministrazione della fondazione Populorum progressio.

(©L'Osservatore Romano - 16 gennaio 2010)

Nessun commento: