venerdì 15 gennaio 2010

Il Papa alla Congregazione per la Dottrina della Fede: il Magistero della Chiesa offerto a tutti coloro che cercano la verità, anche non credenti


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Il Papa: "Il raggiungimento della comune testimonianza di fede di tutti i Cristiani costituisce pertanto la priorità della Chiesa di ogni tempo, al fine di condurre tutti gli uomini all’incontro con Dio. In questo spirito confido in particolare nell’impegno del Dicastero perché vengano superati i problemi dottrinali che ancora permangono per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa da parte della Fraternità S. Pio X. Desidero inoltre rallegrarmi per l’impegno in favore della piena integrazione di gruppi di fedeli e di singoli, già appartenenti all’Anglicanesimo, nella vita della Chiesa Cattolica" (Monumentale discorso alla Congregazione per la dottrina della fede)

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Benedetto XVI riceve i partecipanti alla plenaria della congregazione per la Dottrina della Fede

Il Papa alla Congregazione per la Dottrina della Fede: il Magistero della Chiesa offerto a tutti coloro che cercano la verità, anche non credenti

Il Magistero della Chiesa è rivolto a tutti coloro che ricercano la verità, credenti e non credenti: così, Benedetto XVI nell’udienza di stamani ai partecipanti alla plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Papa si è soffermato in particolare sul contributo che la fede cristiana può offrire nel campo della bioetica. Il Pontefice ha quindi ribadito che primo impegno del Successore di Pietro è di custodire l’unità dei fedeli. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dal cardinale prefetto William Joseph Levada. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Il Successore di Pietro è “il primo custode e difensore” della fede: è quanto ribadito da Benedetto XVI nel discorso alla plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Tuttavia, ha affermato il Papa, la Chiesa vuole contribuire alla formazione della coscienze di tutti, non solo dei credenti. Il Pontefice ha ricordato che il suo ministero è innanzitutto al servizio dell’unità e che il Vescovo di Roma è chiamato ad obbedire alla fede, “affinché la Verità che è Cristo continui a risplendere” per tutti gli uomini:

“Confermare i fratelli nella fede, tenendoli uniti nella confessione del Cristo crocifisso e risorto costituisce per colui che siede sulla Cattedra di Pietro il primo e fondamentale compito conferitogli da Gesù. È un inderogabile servizio dal quale dipende l’efficacia dell’azione evangelizzatrice della Chiesa fino alla fine dei secoli”.

Di qui l’auspicio “affinché vengano superati i problemi dottrinali che ancora permangono per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa da parte della Fraternità S. Pio X”. Il Santo Padre si è poi rallegrato per l’impegno del dicastero in favore “della piena integrazione” nella Chiesa cattolica di gruppi di fedeli e di singoli già appartenenti all’Anglicanesimo:

“La fedele adesione di questi gruppi alla verità ricevuta da Cristo e proposta dal Magistero della Chiesa non è in alcun modo contraria al movimento ecumenico, ma mostra, invece, il suo ultimo scopo che consiste nel giungere alla piena e visibile comunione dei discepoli del Signore”.

Il Papa ha quindi voluto ricordare il contributo offerto dalla Congregazione per la Dottrina della fede nel campo della bioetica, in particolare con la pubblicazione dell’Istruzione “Dignitas pesonae” del 2008. In temi tanto delicati e attuali come la procreazione e la manipolazione degli embrioni, ha rilevato, l’Istruzione ha ribadito “il rispetto dovuto ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza”:

“In tal modo il Magistero della Chiesa intende offrire il proprio contributo alla formazione della coscienza non solo dei credenti, ma di quanti cercano la verità e intendono dare ascolto ad argomentazioni che vengono dalla fede ma anche dalla stessa ragione. La Chiesa, nel proporre valutazioni morali per la ricerca biomedica sulla vita umana, attinge infatti alla luce sia della ragione che della fede (cfr Ibid., n. 3), in quanto è sua convinzione che “ciò che è umano non solamente è accolto e rispettato dalla fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato”.

“In questo contesto – ha proseguito – viene altresì data una risposta alla mentalità diffusa, secondo cui la fede è presentata come ostacolo alla libertà e alla ricerca scientifica, perché sarebbe costituita da un insieme di pregiudizi che vizierebbero la comprensione oggettiva della realtà”:

“Di fronte a tale atteggiamento, che tende a sostituire la verità con il consenso, fragile e facilmente manipolabile, la fede cristiana offre invece un contributo veritativo anche nell’ambito etico-filosofico, non fornendo soluzioni precostituite a problemi concreti, come la ricerca e la sperimentazione biomedica, ma proponendo prospettive morali affidabili all’interno delle quali la ragione umana può ricercare e trovare valide soluzioni”.

E ciò, ha detto, perché “determinati contenuti della rivelazione cristiana” gettano luce sulle problematiche bioetiche: “il valore della vita umana e la dimensione relazionale e sociale della persona”, e ancora la “connessione tra l’aspetto unitivo e quello procreativo della sessualità, la centralità della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna”:

“Questi contenuti, iscritti nel cuore dell’uomo, sono comprensibili anche razionalmente come elementi della legge morale naturale e possono riscuotere accoglienza anche da coloro che non si riconoscono nella fede cristiana”.
“La legge morale naturale – ha avvertito - non è esclusivamente o prevalentemente confessionale, anche se la Rivelazione cristiana e il compimento dell’uomo nel mistero di Cristo ne illumina e sviluppa in pienezza la dottrina”:

“Fondata nella stessa natura umana e accessibile ad ogni creatura razionale, la legge morale naturale costituisce così la base per entrare in dialogo con tutti gli uomini che cercano la verità e, più in generale, con la società civile e secolare”.

“Questa legge, iscritta nel cuore di ogni uomo – ha concluso il Papa – tocca uno dei nodi essenziali della stessa riflessione sul diritto e interpella ugualmente la coscienza e la responsabilità dei legislatori”.

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